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Alternanza scuola lavoro: no della Cgil alle misure del Governo che servono solo a fare cassa

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Nel corso dell’audizione svoltasi in Parlamento il 9 novembre scorso sulle diverse misure previste dalla legge di bilancio, la Cgil, insieme con le altre confederazioni sindacali, ha preso posizione sulla questione della alternanza scuola lavoro.

Cgil: la riduzione delle ore serve solo a fare cassa

“Nell’articolo 57 – si legge nel documento depositato presso le Commissioni bilancio di Camera e Senato – le modifiche che si introducono dai commi 18 a 21 sull’alternanza scuola-lavoro, come per la formazione degli insegnanti sui costi dei percorsi triennali di formazione e tirocinio, sono finalizzate alla ‘razionalizzazione della spesa pubblica’. La doppia sforbiciata al monte ore minimo (da 400 ore nel triennio a 180 nei professionali e 150 nei tecnici; da 200 ore nei licei a 90) e proporzionalmente alle risorse stanziate dalla legge 107/2015 (100 milioni a base annua) non può certo essere configurata come una via per qualificare le esperienze riducendo l’impegno: se così fosse sarebbe stato confermato l’impegno finanziario per investire nelle misure di formazione e accompagnamento”.
Nè piace alla Cgil e agli altri sindacale il cambio di lessico deciso dal Ministro: “La ridenominazione in ‘percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento’ rischia di distorcere il significato di percorsi formativi fondati sul riconoscimento del sapere presente nel mondo del lavoro e sulla interazione con i contesti operativi delle strutture ospitanti.
In assenza di una revisione delle linee guida, decontestualizzata quindi da valutazioni di merito e di metodo, non si fornisce alcuna indicazione sui contenuti di tali percorsi”.
“Ciò conferma – aggiunge il sindacato di Susanna Camusso – come tutta l’operazione sia finalizzata soltanto a fare cassa e che nulla abbia a che vedere con il rafforzamento della qualità di una metodologia didattica nelle mani delle scuole, capace di far apprendere agli studenti un orientamento rispetto al mondo del lavoro e competenze utili per la cittadinanza attiva. Si corre il rischio di un indebolimento e di una conseguente smobilitazione dell’impegno da parte delle scuole, mentre occorrerebbe risolvere le difficoltà e superare le resistenze che hanno ostacolato la prima attuazione dei percorsi di alternanza, investendo nella formazione degli insegnanti, dei tutor scolastici e delle strutture ospitanti, nelle azioni di supporto e accompagnamento e supporto delle scuole e delle strutture ospitanti, nella promozione di sistemi territoriali per l’apprendimento duale”.

Strutture territoriali per gestire i progetti di alternanza

La Cgil ribadisce anche che per una corretta gestione delle esperienze di alternanza “occorre il coinvolgimento attivo delle parti sociali in sedi stabili, a livello nazionale e territoriale, di confronto, programmazione e monitoraggio degli interventi”.
Per la verità sul tema la Flc-Cgil sembra avere una posizione diversa ed è probabile che la questione dell’alternanza sarà al centro del dibattito congressuale del sindacato.