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Altolà del Garante della privacy: inserite i vostri dati su Facebook con parsimonia

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Altolà dell’organo di garanzia della privacy sull’eccesso di disinvoltura con cui negli ultimi mesi gli utenti di internet inseriscono i propri dati sensibili sui Social network: recapiti, foto e situazioni di vita personali diventano così patrimonio potenzialmente a disposizione di tutti. Con tutti i rischi connessi.
Durante il convegno "Social network, attenzione a non cadere nella rete”, organizzato dal Garante della Privacy all’Università Cattolica di Milano, in occasione della “Giornata Europea della protezione dei dati personali”, è stato infatti reso noto che dietro il boom di adesioni a Facebook (oltre  sei milioni di profili di utenti italiani e circa 150 milioni in tutto il mondo con prevalenza di ragazzi sotto i 30 anni) si cela la mancata osservanza delle buone regole di gestione dei dati personali.  
Si tratta in grande.
Ciò deriverebbe dal fatto che per molti degli utenti dei Social network l’adesione è stata dettata più da spinte sociali che scelte o convinzioni personali. E la mancata presa di coscienza dei rischi sta ora producendo i primi danni: alcune aziende sembra che stiano iniziando a verificare nell’ambiente virtuale l’esattezza delle informazioni fornite dagli aspiranti lavoratori durante i colloqui selettivi.
"I Social network – ha spiegato il Garante della privay Francesco Pizzetti – vanno usati con la consapevolezza che non si parla solo tra amici, che si danno informazioni a una platea non definita, che è quella della rete, e soprattutto che queste possono restare per un tempo indefinito. La prima protezione  è quella che noi facciamo sui nostri stessi dati e sui nostri comportamenti”.
Pizzetti ha spiegato che certe ‘leggerezze’ possono arrivare a compromettere prospettive di lavoro importanti:
“Ognuno di noi, se pensa alla propria giovinezza – ha continuato il Garante – non può non avere il ricordo di qualche momento in cui ha fatto qualcosa che oggi non vorrebbe mostrare a colleghi e famiglia. Può anche essere una banale ubriacatura ad una festa di compleanno. Oggi al contrario i ragazzi mettono queste situazioni in rete: devono pensare che un domani potranno essere usate anche contro di loro. Per esempio – ha aggiunto Pizzetti – ci preoccupa il fenomeno dei datori di lavoro che vanno a monitorare questi siti per profilare chi fa domanda per un posto. Oltre al curriculum, si va a vedere se sulla rete ci sono tracce di comportamenti: a volte questo può diventare un elemento che spinge a rifiutare la domanda di assunzione".
Il rischio è che dopo il boom si assista allo sboom: a chiederselo è stato Mauro Paissan, componente del Garante della privacy, che nella sua relazione introduttiva ha messo in risalto come "accanto al crescente numero di utenti Facebook, si registra un parallelo aumento delle richieste di uscita dalla rete. Le persone che hanno già una propria visibilità tendono ora a chiamarsi fuori. Il non essere su Facebook – ha sottolineato Paissan – diviene oggi segno di distinzione, il contrario di qualche mese fa".
Un sondaggio dell’Autorità per la privacy inglese, citato da Mauro Paissan, ha messo in evidenza che "nel Regno Unito sarebbero quattro milioni e mezzo i ragazzi tra i 14 e i 21 anni che rischiano di subire ripercussioni negative sul proprio futuro lavorativo determinate dalle tracce lasciate in Internet. E che il 71 % dei ragazzi non vorrebbe mai che un’Università o un eventuale datore di lavoro cercasse informazioni in rete su di loro senza che loro stessi abbiano potuto prima cancellare i contenuti immessi nei Social network".
A giugno 2008, sono risultati in tutto 580,51 milioni gli utenti mondiali di diversi siti di Social network. Non solo Facebook, dunque, ma anche, in ordine di popolarità, Myspace, Hi5, Flickr, Skyrock, Friendster, giù a scendere fino a MyYearbook, al ventesimo posto. Una comunità enorme che ha però il suo rovescio della medaglia: mettere i nostri dati sensibili nelle mani di chi intende utilizzare i mass-media come se fossero una sorta di “Grande fratello”.