
Mentre non mi pronuncio sulla figura di papa Bergoglio come uomo di chiesa (in materia di religione sono infatti neutrale), non posso che ammirarlo e stimarlo come uomo. Ma anche lui ha commesso un errore in cui incorrono in tanti: affermava infatti che il bravo insegnante è chi riesce ad acculturare ed educare gli alunni difficili, perché a quelli facili sono capaci di insegnare tutti.
Posizione quanto mai errata. Insegnare ad alunni dotati, ben disposti verso lo studio e ben educati è cosa assai difficile, perché proprio per queste loro qualità sono esigenti, vogliono sapere, approfondire, pongono domande (a volte difficili) e se il docente non è più che preparato ci fa la figura dell’ignorante. Quanto poi all’ardua impresa di insegnare a chi non è particolarmente dotato né particolarmente ben disposto verso lo studio e magari pure maleducato se non addirittura violento, beh, forse Bergoglio non ha mai avuto fra i suoi studenti personaggi di questo tipo. Chi li ha (avuti) sa bene come spesso finisce. Lo si vede tutti i giorni: aggressioni verbali e magari pure fisiche, con frequenti ricorso alle cure mediche. Si consideri inoltre che sono proprio le scuole cattoliche a selezionare rigorosamente i loro studenti, allontanando chi non riesce nello studio e tiene comportamenti inadeguati (è questo il motivo principale per cui anche alcuni atei mandano i figli a scuola dai preti).
Il papa sarà pure infallibile in questioni teologiche, ma per il resto è anche lui fallibilissimo. Va bene che l’insegnamento è (ancora?) una missione, ma che questa missione debba comportare anche il martirio, beh, questo proprio no!
Daniele Orla