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Aspettando la riforma della scuola

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Il Primo Ministro Renzi ha annunciato uno slittamento della riforma del sistema scolastico nazionale di un paio di mesi, per trasformare la scuola italiana nel “motore del Paese”, ha dichiarato. Il Governo, ha aggiunto, lavorerà con la “pancia a terra” per raggiungere questo obiettivo.

E mentre fa queste dichiarazioni, si susseguono atti vergognosi e commentabili a fatica, tanta è incommensurabile l’arroganza e la malafede del Governo. Pagheremo tutti i supplenti, ha tuonato il Sottosegretario Faraone, facendolo passare come un atto politico di portata epocale, invece di chiedere scusa alle migliaia di docenti precari che fino ad oggi hanno prestato servizio gratis, senza percepire uno stipendio.

E la faccia tosta non si limita a questo: dobbiamo pure leggere, in una nota del MIUR del 15 dicembre, che le “supplenze brevi” saranno pagate fino a novembre, e solo se i soldi saranno disponibili. Il restante sarà corrisposto a con il compenso di dicembre, salvo ulteriori imprevisti, aggiungiamo noi… Commentiamo l’uso della locuzione “supplenza breve”, tanto caro a Renzi ed al Ministro Giannini, che nasconde l’ennesimo schiaffo dato ai docenti precari. Con questa locuzione, infatti, si opera ad ogni contratto, un’autentica mistificazione, perché tale dicitura compare in tutti i contratti stipulati fino alla fine dell’attività didattica che coincide con la fine dell’anno scolastico.

Il perché di questo utilizzo improprio è lampante: un travisamento della realtà utile a risparmiare, sulla testa dei docenti che lavorano: fino ad oggi per sfruttare meglio il precariato, per non pagare gli scatti stipendiali secondo il MIUR non dovuti a questa tipologia di supplenti; e in questi mesi, per mistificare la realtà, operando un disconoscimento capillare e quotidiano nei confronti delle migliaia di docenti precari, loro malgrado, che hanno garantito il funzionamento della scuola statale.

Fortunatamente la Magistratura, europea e nazionale ci offrono letture corrette della normativa e molte delle ingiustizie subite presto o tardi troveranno una risposta, ma tutto questo ha un costo, per la parte lesa ma anche per lo Stato. Gli scatti stipendiali sono dovuti anche ai precari, ma questo potranno ottenerlo soltanto intentando un ricorso. Stessa cosa per la richiesta di risarcimento per il danno subito dalla reiterazione dei contratti a termine. Per non parlare poi di cosa succederà quando

il MIUR deciderà di dar corso al suo progetto di assunzione dalle GAE, ignorando le migliaia di precari sfruttati dalle graduatorie d’istituto, facendo finta di non rendersi conto che sarebbe operata l’ennesima, assurda, ingiustificata discriminazione tra precari. I vari parlamentari della maggioranza e i dirigenti politici del Ministero si sbracciano ad asserire che i docenti delle GAE hanno titolo per accedere alla stabilizzazione, avendo superato un concorso o avendo partecipato ad una procedura concorsuale, alludendo a chi ha frequentato le Siss.Ricordiamo male o la procedura per accedere al TFA è stata una pratica concorsuale, con numero chiuso, che ha persino permesso, a posteriori, di veder valutate le prove d’accesso ai fini dell’inserimento nelle graduatorie d’istituto come valorizzazione del merito?

Diversamente, che concorso hanno fatto i laureati in Scienze della formazione primaria per poter essere idonei alla stabilizzazione, quelli fortunati che in GAE sono stati inseriti, in più rispetto ai laureati in Scienze della formazione primaria che invece, solo per decisione politica, ne sono rimasti fuori?

Potremmo andare avanti per ore elencando le contraddizioni normative e politiche che stanno danneggiando la scuola pubblica italiana e migliaia di docenti precari, contraddizioni che, ancora una volta non faranno che aumentare i contenzioni per contrastare scelte politiche inadeguate perché illogiche. Il MIUR, infatti, in vista delle assunzioni promesse, non ricorda, o fa finta di non sapere, che anche per le graduatorie d’istituto, secondo i chiarimenti dati dal Consiglio di Stato, ricorrono tutti gli elementi della procedura concorsuale: il bando iniziale, la fissazione dei criteri valutativi dei titoli, la presenza di una commissione incaricata della valutazione dei titoli dei candidati, la formazione di una graduatoria finale.

Noi precari storici della scuola, assunti per anni dalle graduatorie d’istituto, invitiamo quindi il Governo a lavorare per la scuola e, conseguentemente, per sanare la sua posizione nei confronti del precariato con “la testa sul collo”, visto il testo che il Ministro Giannini ha siglato che più che un piano di riforma sembra un “copia/incolla” di taglio aziendalistico, operato da dilettanti allo sbaraglio, pieno di idee e concetti “d’effetto”, fatto senza preoccuparsi troppo della coerenza, della fattibilità, della pertinenza di tutte le parti giustapposte.

La “Buona scuola” dà la sensazione di trovarsi di fronte al “compitino” pieno di belle parole, fatto per impressionare i cittadini con frasi d’effetto, ma per nulla scaturite da un autentica volontà di rinnovamento, quello necessario affinché la scuola diventi non soltanto il volano del Paese, ma quel luogo dove giustizia e coerenza oltre ad essere insegnate siano anche praticate, a partire dall’amministrazione centrale.