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Caro dirigente, ti scrivo…

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Questo il testo della lettera.

 

Cara/o dirigente,

 

in riferimento alla campagna capillare di comunicazione messa in atto in questi giorni dall’ANP, vogliamo prima di tutto informarTi che, a nostro giudizio, noi oggi non vediamo in atto una battaglia volta ad emarginare la dirigenza scolastica o ad eliminarla dalla dirigenza pubblica.

Consideriamo tale affermazione priva di fondamento e riteniamo che essa distolga l’attenzione dai veri problemi che vive la categoria.

Crediamo che il dovere principale di ogni sindacato sia quello di comprendere quale sia la condizione e quali siano le prospettive dei lavoratori che rappresenta. Per dare alla dirigenza scolastica la tutela di cui ha bisogno è perciò oggi indispensabile che il sindacato che ne voglia rappresentare le esigenze sappia interpretare l’attuale situazione, pensando innanzitutto alle problematiche presenti nel governo delle scuole autonome della Repubblica e agli interessi dei dirigenti.

Chi scrive ne è tanto consapevole da aver voluto costruire senza alcuna esitazione un percorso unitario per rispondere al grave attacco di cui la dirigenza scolastica in questi ultimi anni è stata oggetto sia sul piano delle condizioni di lavoro che sul piano retributivo. Negli ultimi anni tutti i lavoratori pubblici, quelli della scuola in particolare e i dirigenti scolastici in misura maggiore, sono stati colpiti dalle politiche governative di riduzione delle retribuzioni. I dirigenti scolastici sono stati inoltre coinvolti in tutti quegli interventi legislativi che, nati con l’intento di migliorare la pubblica amministrazione, hanno riversato sulle scuole una mole insopportabile di adempimenti e responsabilità che nulla hanno a che vedere con la loro funzione.

I dimensionamenti della rete scolastica e le norme che hanno fissato parametri minimi per l’attribuzione dei dirigenti scolastici alle scuole hanno prodotto un taglio di ben 2500 posti: tutti i dirigenti sanno bene che oggi con il 25% in meno di dirigenti e scuole più grandi da gestire i carichi di lavoro sono enormemente aumentati senza che questo abbia favorito, come alcuni hanno cercato di far credere, l’equiparazione della retribuzione alle altre dirigenze pubbliche anzi, mentre si riduceva insieme al numero dei dirigenti anche il sostegno al loro lavoro con l’eliminazione delle funzioni superiori e degli esoneri dei collaboratori, è stata bloccata la contrattazione e sono stati ridotti i fondi contrattuali per la retribuzione di posizione e di risultato.

Si è così determinata una retribuzione della dirigenza scolastica assolutamente inadeguata a remunerare l’attuale funzione e gli stressanti impegni che comporta.

Contro gli effetti disastrosi del decreto Tremonti del 2010 e delle sue interpretazioni peggiorative per il calcolo del Fondo Unico Nazionale (FUN ), abbiamo costruito e condiviso iniziative unitarie in difesa della condizione retributiva dei dirigenti scolastici (lo sciopero del 14 febbraio 2014, le assemblee unitarie in tutte le regioni, i presìdi e anche il ricorso al Tar contro il decreto Tremonti, la circolare del Mef e gli atti del Miur), senza mai perdere di vista lo storico obiettivo dell’equiparazione retributiva alle altre dirigenze pubbliche e quello più recente dell’equiparazione interna.

Il 16 febbraio la ministra Giannini, nell’incontro con i sindacati della scuola, ha assunto l’impegno a inserire nei decreti di prossima emanazione una specifica norma per la restituzione dei fondi tagliati negli ultimi anni dal Fondo Unico Nazionale per la retribuzione dei dirigenti scolastici.

Giudicheremo il testo della norma che sarà emanata per valutarne l’adeguatezza rispetto alle nostre rivendicazioni, ma per ora possiamo considerare l’impegno del Governo come un risultato importante dell’iniziativa unitaria di tutte le organizzazioni sindacali per la difesa dei dirigenti.

L’impegno unitario viene oggi rotto da chi, alla ricerca di un proprio tornaconto, paventa per i dirigenti scolastici pericoli inesistenti e propone obiettivi fuorvianti, ritornando sulla propria ideologica rivendicazione della dirigenza amministrativa tout court e umiliando la vera professionalità specifica e di alto profilo della dirigenza scolastica. In spregio al mandato di tutte le assemblee unitarie dei mesi scorsi, che hanno chiesto di continuare unitariamente nella difesa della retribuzione dei dirigenti, l’ANP lancia ai dirigenti scolastici un appello ad abbandonare le altre organizzazioni sindacali, rappresentando una realtà che non esiste: un attacco alla dirigenza scolastica e un’ultima occasione per ottenere la cancellazione della iniqua differenza retributiva fra i dirigenti scolastici e gli altri dirigenti pubblici attraverso la richiesta di inserimento dei dirigenti scolastici nel ruolo unico della dirigenza statale.

La difesa della condizione professionale e retributiva della dirigenza scolastica è un obiettivo prioritario delle nostre organizzazioni sindacali, anche se esse rappresentano non solo i dirigenti scolastici, ma tutti i lavoratori. Per questo le nostre organizzazioni sindacali hanno proposto al Parlamento di richiamare la dirigenza scolastica nel testo di legge sulla dirigenza amministrativa, ribadendo il suo carattere speciale e la sua coerenza con le norme relative al sistema educativo di istruzione e formazione e all’autonomia delle scuole.

Noi riteniamo infatti che la dirigenza scolastica debba continuare a essere definita in rapporto ad entrambe le dimensioni che la caratterizzano: quella amministrativa e gestionale e quella organizzativa della comunità scolastica che pretende una specificità che le altre dirigenze pubbliche non hanno.

Ha ragione chi enfatizza la grande distanza che separa la visione della dirigenza scolastica contenuta nell’art. 25 del decreto legislativo 165/2001 e nell’art. 2 del CCNL vigente da quella della dirigenza amministrativa tout court. Si tratta di una differenza significativa che va rivendicata e non eliminata perché sia riconosciuta e valorizzata come deve, essendo quello della dirigenza scolastica un valore aggiunto e non una diminutio, come altri vorrebbero far intendere.

Noi quindi difendiamo e rivendichiamo la coerenza delle funzioni della dirigenza scolastica con il quadro definito dalla normativa sull’autonomia scolastica, in attuazione dell’art. 21 della legge 59 del 1997.

La funzione della dirigenza scolastica nella scuola è una funzione molto ricca di contenuti culturali e professionali e molto complessa, perché richiede che il lavoro di gestione e organizzazione delle risorse finanziarie e professionali del dirigente “tenga conto” della realtà in cui esso si realizza: una realtà complessa che non trova uguali in nessun altro tipo di dirigenza pubblica e che per questo merita un riconoscimento di dignità professionale e di retribuzione che va ben oltre l’attuale posizione in cui l’ha relegata la cattiva politica. La dirigenza scolastica organizza e gestisce risorse che sono finalizzate all’attuazione di diritti sanciti dalla Costituzione e si rapporta a soggetti, dotati di autonomia e responsabilità professionale, che sono decisivi per la qualità dei processi educativi realizzati nelle scuole.

Cara/o dirigente,

nelle prossime settimane saremo tutti impegnati nella discussione sui provvedimenti del governo sulla scuola e per il ripristino del diritto alla contrattazione e ai contratti. Noi riteniamo infatti indispensabile che si torni a discutere del rinnovo dei contratti di lavoro e delle retribuzioni dei lavoratori ferme dal 2009. In occasione di questa discussione torneremo ad incontrarci per discutere concretamente di quale contratto serve alla scuola pubblica e ai dirigenti.

 

I responsabili nazionali della dirigenza scolastica

FLC CGIL

Gianni Carlini

CISL SCUOLA

Mario Guglietti

UIL SCUOLA

Rosa Cirillo

SNALS CONFSAL

Pasquale Ragone