
Prendo spunto dall’articolo pubblicato il 21/6/2025 dal dirigente scolastico Domenico Di Fratta. Anche io mi trovo agli ultimi esami di maturità e ai giorni finali prima di andare in pensione. Dopo aver trascorso quarant’anni nel mondo della scuola come docente, questa fase rappresenta per me un momento di profonda riflessione.
Confermo che i giovani di oggi appaiono sempre più fragili e si scoraggiano facilmente di fronte alle prime difficoltà. Mi interrogo tuttavia sulla possibilità che gli psicologi scolastici possano essere di supporto anche alle famiglie, poiché ho notato un cambiamento nel comportamento dei genitori nel corso degli anni. In generale, sembra che le famiglie non accettino più la sconfitta dei propri figli. Attualmente, i ragazzi sono spesso iperprotetti dai genitori, e questa forma di iperprotezione li indebolisce, rendendoli incapaci di affrontare le sfide della vita.
A mio avviso, tale atteggiamento non favorisce lo sviluppo delle capacità di gestione delle difficoltà da parte dei giovani. Le prime sfide sono fondamentali: generano emozioni autentiche e contribuiscono a plasmare la personalità. A tal proposito, condivido le affermazioni dello psichiatra Paolo Crepet, il quale sostiene che: “La scuola ha perso autorevolezza. È necessario tornare a bocciare. Solo attraverso il merito si può invertire questa tendenza.”
Inoltre, Crepet afferma che: “La scuola italiana ha abbandonato la selettività in nome di una promozione generalizzata che, invece di favorire l’inclusione, ha portato a un abbassamento degli standard formativi.” Chi può mettere in discussione questa affermazione? Basta analizzare i dati pubblicati negli ultimi anni dall’OCSE Pisa o i risultati delle prove Invalsi per rendersene conto.
Condivido anche il pensiero del dirigente Domenico Di Fratta, quando afferma: “Ci sono ragazzi che, anche nei contesti più problematici, studiano per riscattarsi. C’è chi si perde, ma c’è anche chi si impegna per cambiare le cose.” Auspico che tali giovani siano sempre di più, poiché attualmente ne vedo un numero sempre minore. Spero che in futuro questa tendenza possa invertire, affinché la scuola possa tornare a essere il “pilastro educativo e sociale” che le compete.
Infine, confermo che, sia in passato che oggi, gli insegnanti sono sempre più impegnati in attività amministrative, spesso distogliendoli dall’aspetto educativo e umano del loro lavoro. Auspico che il futuro possa portare a una maggiore valorizzazione del ruolo pedagogico degli insegnanti.
Mi auguro pure che il futuro porti a rimettere in pratica quanto affermato dal Procuratore della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri: “Gli alunni imparino a rispettare gli insegnanti, fare i compiti, studiare ed essere ordinati. Io lo facevo grazie ai miei genitori.” Sempre il Procuratore Gratteri ha affermato, e faccio mia questa sua affermazione: “I genitori vanno educati, fanno fare il processo per direttissima ai docenti per avere l’attenzione dei figli.”
Concludo augurando a tutti i docenti un percorso scolastico ricco di successi, entusiasmo e crescita, affinché possano continuare a ispirare e formare le menti di domani.
Michele Bisaglia