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Concorso dirigenti, sanatoria o malafede? Alcune considerazioni

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In questi giorni apprendo con stupore che è stato accolto un ordine del giorno a firma dei deputati CATTANEO-D’ATTIS che impegna il governo a valutare l’opportunità di adottare nel più breve tempo possibile soluzioni volte a risolvere il problema dei contenziosi relativi ai concorsi per dirigente scolastico svoltisi nel 2011 e nel 2017, al fine di chiudere definitivamente la vicenda giudiziaria.

Le “nobili” motivazioni dietro a questa proposta sarebbero da ricercare nel fatto che il nuovo anno scolastico inizierebbe con un deficit di dirigenti scolastici. Da vincitrice del concorso a Dirigente Scolastico nel 2017 sono basita da tanto pressappochismo e disinformazione dal momento che c’è una graduatoria di DS vincitori che sono in attesa di essere assunti.

In realtà l’iniziativa dei deputati prima citati non è né la prima né l’unica. È però doveroso a questo punto chiarire i termini della questione perché questi onorevoli deputati hanno preferito ascoltare solo le doglianze di una parte, mentre non è stata mai data la possibilità “all’altra campana” di difendersi.

Approfitto dell’occasione che mi è stata data anche per porre delle domande alle quali i politici, tanto bravi a sbandierare le proprie idee, non hanno mai dato risposte.

I partecipanti al concorso per la selezione dei Dirigenti scolastici del 2017 erano circa 25.000. Di questi poco più di 8700 hanno superato la prova preselettiva, circa 4000 la prova scritta e 3420 la prova orale.

In seguito all’espletamento delle prove, sono stati presentati ricorsi per molti motivi, sia strumentali che formali. Oggi possiamo dire che ci sono almeno tre fronti di ricorrenti:

  • coloro che non hanno superato la prova preselettiva, che chiameremo “sessantini”, in virtù del mancato conseguimento del punteggio minimo, su cui il Tar si sta esprimendo rimandandoli a fare i docenti;
  • coloro che non hanno superato lo scritto, unitisi per la maggior parte nel Comitato “Trasparenza è partecipazione” (Tèp);
  • coloro che non hanno superato l’orale, unitisi in un altro Comitato “Giustizia per l’orale”.

Ci sono poi coloro che hanno superato il concorso, che stanno facendo i DS o lo faranno nei prossimi anni, che aspettano fiduciosi la sentenza del Consiglio di Stato. A nome di tutti i vincitori chiedo quanto segue:

  • Il Tar, in seguito al ricorso di alcuni concorrenti che non hanno superato la prova scritta, ha annullato la graduatoria concorsuale. È doveroso precisare che il Tar ha respinto TUTTI i motivi di doglianza che entravano nel merito delle procedure concorsuali ed ha annullato il concorso per un unico motivo formale: per l’incompatibilità di tre membri delle commissioni (su circa 220 commissari). Due di questi commissari, dirigenti tecnici del Miur, sono stati ritenuti “incompatibili” nonostante avessero, in realtà, svolto video lezioni per in DS in servizio, lezioni che successivamente sono state riproposte dall’ente formativo anche agli aspiranti DS. Il terzo commissario è stato considerato incompatibile perché ricopriva il ruolo di Sindaco, ma in altre sentenze il Consiglio di Stato ha ritenuto essere una carica amministrativa e non politica. Pertanto, nonostante il clamore che viene ad arte creato e alimentato, si può affermare che la motivazione dell’annullamento del concorso è solo di tipo formale e che queste motivazioni sembrano pretestuose e inesistenti. A tal fine ci domandiamo per quale motivo non si può attendere serenamente che la magistratura si pronunci? Questa fretta nella ricerca della soluzione politica non nasconde il timore che il CDS possa esprimersi in modo avverso ai ricorrenti?
  • Altro motivo del contendere è la consegna da parte del Miur del codice sorgente. Anche quest’altra doglianza sembra essere stata costruita ad arte per creare un polverone mediatico nei confronti della pubblica opinione e della politica. I ricorrenti si lamentano che alcuni tasti, in particolare il “salva e procedi”, non abbia funzionato, ma sembra strano che il sistema non abbia funzionato solo per alcuni. A noi viene il sospetto che non conoscessero la risposta è non abbiano scritto nulla! È altresì vero che i ricorrenti hanno vinto ricorsi al Tar in cui chiedono l’ostensione del codice sorgente per verificare che la prova scritta sia stata corretta in totale anonimato e il Ministero dell’Istruzione si oppone perché il se il Cineca (società che ha gestito il software) rivelasse il codice sorgente, quel programma di software non sarebbe più utilizzabile. È un problema tecnico che verrà risolto in sede giudiziaria grazie all’intervento dei tecnici informatici quindi per quale motivo non attendere la pronuncia della magistratura?
  • Le commissioni vengono tacciate di non essere state omogene. In quanto docenti sappiamo bene che per quanto si cerchi di rendere la valutazione degli elaborati oggettiva (in particolar modo quando si tratta di elaborati scritti) c’è sempre una componente soggettiva ineliminabile quando si parla di valutazione. Dicevano i latini: tot capita tot sententiae. Molte volte i ricorrenti fanno riferimento ad elaborati non valutati correttamente nonostante abbiano riportato le fonti normative, ma bisogna verificare (e questo non è possibile attraverso i filmati che producono) se le stesse fonti riportate sono esatte o meno. La magistratura ha dichiarato più volte che i giudici non possono entrare in un discorso tecnico che appartiene a specialisti, tranne che la doglianza sia ravvisabile ictu loculi (“a colpo d’occhio”). In pratica nelle procedure concorsuali sussiste l’insindacabilità della valutazione. A questo proposito ricordo che tutte le commissioni erano presiedute da un docente universitario di prima fascia, quelli che comunemente chiamiamo ordinari, o da dirigenti di alto profilo della P.A.; inoltre annoveravano un Dirigente scolastico o un Dirigente Tecnico del Miur e un Dsga, con funzione di segretario e esperti dell’uso del computer e lingua straniera. Tali commissari non avevano forse i titoli e le giuste competenze per valutare in maniera adeguata i docenti che aspiravano a diventare DS?
  • Il corso-concorso sarà o meno selettivo? Ove fosse selettivo, siamo pronti a scommettere che tutti coloro che non avranno la fortuna di superarlo faranno ricorso per le ragioni più varie (gli avvocati in queste procedure ci vanno a nozze) come è già successo in passato. Quindi se il corso-concorso sarà selettivo non è vero che la soluzione politica sarà quella risolutiva.
  • Quanti sono i ricorrenti che dovrebbero essere “sanati”? I ricorrenti che non hanno superato lo scritto, di cui abbiamo notizia, sono circa 3500 candidati a cui bisogna aggiungere i 500 che non hanno superato l’orale. Se tutti venissero inseriti in graduatoria (dopo un corso-concorso non selettivo) si sommerebbero ai circa 1500 vincitori di concorso ancora in attesa di assunzione, per cui avremmo quasi 5500 DS. Con una media di circa 500 nuovi DS all’anno, la graduatoria non si esaurirebbe prima dei prossimi 11 anni. Nella sostanza si annullerebbe di fatto la selezione per merito, in barba a quanto previsto dall’art. 97 della Costituzione Italiana, e si precluderebbe la possibilità a tanti docenti che hanno maturato i requisiti di partecipare al prossimo concorso già in corso di preparazione da Miur. Tra coloro che verrebbero “sanati” ci sono molti ricorrenti che erano stati già bocciati al precedente concorso DS del 2011 e per questo avevano già presentato ricorso; poi sono stati ri-bocciati al concorso 2017 e, ovviamente, hanno ricorso di nuovo. Non so, come vogliamo definirli: bocciatoni funzionali o ricorrenti seriali? Tra i ricorrenti che non hanno superato lo scritto ci sono, inoltre, quelli che non hanno superato neanche la preselettiva e quindi titolari del doppio ricorso: quello per la preselettiva e quello per lo scritto. A questi ultimi dobbiamo dire che oltre alla tenacia non manca neanche il portafoglio pieno per rimpinzare gli avvocati!
  • Il corso-concorso che ripetutamente si invoca, riguarda anche i ricorrenti del 2011? Anche questo problema non è di facile soluzione. Ricordiamo che una sentenza della Corte Costituzionale ha già dichiarato illegittima la senatoria ai sensi dell’art 1, comma 88 della L. 107/2015. Si fa notare, inoltre, che non è noto il numero dei ricorrenti del concorso del 2011. Alcune testate giornalistiche parlano di 400 docenti, in altre sembra che si tratti addirittura di circa 1000 concorrenti. Se questi docenti venissero inseriti in un corso-concorso in quale graduatoria dovrebbero essere inseriti? In coda alle graduatorie regionali del 2011, come recitavano alcuni emendamenti (e quindi in posizione antecedente a coloro che invece il concorso del 2017 l’hanno superato), oppure in coda alla graduatoria del 2017? In sostanza si creerebbe un altro mostro giuridico di difficile soluzione che darebbe luogo ad altri contenziosi. In pratica invece di eliminarli i contenziosi, questi ultimi verrebbero alimentati.

Per concludere i ricorrenti chiedono la soluzione politica invece di attendere il risultato degli atti giudiziari e questa fretta lascia immaginare che ci sia opportunismo e malafede. Vorrei ricordare che i 2000 presidi neoimmessi in ruolo con questo hanno dovuto affrontare nel loro anno di prova le difficoltà legate all’emergenze epidemiologia da Covid-19, superandole con competenza e professionalità.

Aggiungo che ripetutamente i politici parlano di carenza di dirigenti. Facciamo notare che ci sono ancora 15 futuri dirigenti presenti nella graduatoria di merito e al ritmo di circa 500 nuovi ingressi all’anno, ci vorranno altri tre anni per terminare la stessa.

Concludo con un’esortazione: invece di sprecare energie su un tema di cui si sta occupando la magistratura perché non lavorare per fare in modo che venga rivista la legge sul dimensionamento scolastico introdotta dal trio Berlusconi-Tremonti-Gelmini? Questa norma ha causato molti danni e nel prossimo anno ci saranno 398 istituti scolastici che saranno dati in reggenza creando alunni di serie A e alunni di serie B. Faccio presente che gli istituti maggiormente colpiti dal fenomeno delle reggenze sono quelli posti in zone montane e nelle piccole isole cioè nelle zone che maggiormente risentono dello spopolamento e della carenza di servizi. La politica iniziasse a fare la politica, pensando al bene della res pubblica e non agli interessi personali di ricorrenti. Per queste cose, ricordiamolo per chi non se ne fosse ancora accorto, c’è la magistratura!

 

Milena Gordon