Home Politica scolastica Contratto scuola: per Governo e sindacati la professione docente non è centrale

Contratto scuola: per Governo e sindacati la professione docente non è centrale

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I sindacati stanno affrontando la trattativa contrattuale “senza aver neppure discusso con gli insegnanti uno straccio di piattaforma che metta al centro adeguamento retributivo e articolazione della carriera”: l’accusa, che non è affatto leggera, arriva dall’Associazione Dirigenti scolastici e Docenti Italiani, presieduta da Alessandra Cenerini.

Con un comunicato stringato ma incisivo l’ADI ricorda innanzitutto alcune date:
“Sono passati
9 anni dalla scadenza dell’ultimo Contratto Nazionale,
30 anni dal Contratto del 1988 quando si cominciò a parlare di progressioni per merito, demandando il tutto ad un’apposita commissione’,
23 anni dal Contratto del 1995 in cui si demandava ad una apposita fase negoziale la definizione dell’articolazione della professione docente in ‘figure di sistema, ovvero in particolari profili di specializzazione, relativi agli aspetti scientifici, didattici, pedagogici, organizzativi, gestionali e di ricerca’”

Stato giuridico: il Governo ha perso una occasione

Secondo l’ADI il Governo avrebbe  perso anche “l’occasione di riformare lo Stato Giuridico degli insegnanti, rinunciando all’attuazione della prima delega della L.107/2015, la così detta Buona Scuola, che prevedeva l’emanazione di un decreto di riordino del D.Lgs 16 aprile 1994, n. 297”.
Per parte loro, sempre secondo l’ADI,  i sindacati avrebbero come unico obiettivo quello di “ottenere, oltre ai miserevoli 85 euro di aumento, la riconquista del loro potere contrattuale, e mettere probabilmente ‘tutto’ nel fondo di istituto da gestire attraverso le RSU”.
Ma – denuncia l’ADI – questa è esattamente l’organizzazione del lavoro in vigore da 20 anni che si sa bene a quali risultati ha già portato fin qui.
D’altronde, l’Associazione di Alessandra Cenerini non si nasconde il fatto che siamo in fase elettorale, e quindi “il Governo tenterà di soddisfare queste richieste dei sindacati e di dar corso alle varie sanatorie e prebende già inserite nella legge di stabilità del 27/12/2017”.
Ecco perché – conclude l’ADI – l’esito finale della trattativa appare scontato:  “Ancora una volta la professione docente rimane al palo”