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Controllo della febbre a scuola, il governo impugna il decreto del Piemonte: aumenta il rischio contagio

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L’obbligo di misurazione all’ingresso non previene il virus ma rischia di favorirne la diffusione. Questo è in sintesi, come riporta Repubblica, il contenuto del ricorso firmato dalla Ministra dell’Istruzione Azzolina e dal Ministro della Salute Speranza nei confronti della ordinanza della Regione Piemonte che, pochi giorni prima dell’avvio delle lezioni, ordinava alle scuole la misurazione della temperatura in ingresso o, in alternativa, un’autocertificazione da parte delle famiglie di aver effettuato il controllo a casa.

Cosa prevede il decreto regionale

Il provvedimento del 9 settembre, ricordiamo, prevede per le scuole l’obbligo di effettuare la rilevazione della temperatura. In particolare: 

  1. è raccomandato a tutti gli istituti di misurare la temperatura agli alunni prima dell’ingresso a scuola;
  2. qualora l’istituto, per ragioni oggettive e comprovate, non fosse nelle condizioni di farlo, dovrà prevedere un meccanismo di verifica quotidiana per controllare che la temperatura sia stata effettivamente misurata dalla famiglia (attraverso una specifica autocertificazione che potrà essere fornita sul registro elettronico, sul diario, su un apposito modulo, su una chat di classe o in qualunque altro modo semplice scelto dalla scuola);
  3. nel caso in cui uno studente dovesse presentarsi senza tale autocertificazione, la scuola avrà l’obbligo di misurare la febbre prima dell’inizio dell’attività didattica.

Il Decreto del Presidente Cirio ha immediatamente fatto discutere, ricevendo forti critiche anche dal Presidente dell’ANP, Antonello Giannelli.

Il ricorso del governo

Nel ricorso non solo si richiede la sospensione del provvedimento, ma si ribadisce più volte che la decisione di obbligare le scuole a misurare la febbre a scuola aumenterebbe il rischio di far circolare il covid già nel tragitto casa-scuola.

“La raccomandazione contenuta nell’ordinanza della Regione Piemonte è tale da determinare un ingiustificabile ritardo nella misurazione della temperatura corporea dei bambini e degli studenti, che di fatto dovrebbe avvenire soltanto all’esito del percorso casa-scuola” si legge nel documento. In pratica, secondo il governo, la soluzione adottata dal Piemonte “va inibita, in quanto suscettibile di favorire la diffusione del virus”.