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Ddl femminicidio, Gino Cecchettin: “Le leggi non bastano, l’educazione affettiva a scuola deve diventare sistematica”

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Come abbiamo scritto, il Consiglio dei Ministri ha approvato venerdì scorso lo schema di disegno di legge recante “Introduzione del delitto di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime”, proposto dai ministeri della Giustizia, dell’Interno, per la Famiglia Natalità e Pari Opportunità, per le Riforme istituzionali e Semplificazione normativa.

Il provvedimento prevede l’introduzione nel sistema giuridico italiano del reato di femminicidio, qualificando come tale il delitto commesso da chiunque provochi la morte di una donna per motivi di discriminazione, odio di genere o per ostacolare l’esercizio dei suoi diritti e l’espressione della sua personalità.

A commentare tutto ciò è stato, ai microfoni de Il Quotidiano Nazionale, Gino Cecchettin, il padre di Giulia, la 22enne uccisa per mano del fidanzato, Filippo Turetta, nel novembre del 2023. Com’è noto Cecchettin, con la sua Fondazione, sta cercando di cambiare in qualche modo la nostra società per prevenire tragedie del genere.

“Finalmente è arrivato”

“Finalmente è arrivato. È una presa di coscienza collettiva che esiste il femminicidio, una differenziazione di cui abbiamo bisogno. Il comitato legale della Fondazione aveva il desiderio di proporlo”, ha esordito. Tuttavia, Cecchettin ha delle riserve: “Non bastano le leggi in generale. Serve poi un’azione culturale, che è alla base di una società civile”.

Ovviamente il riferimento è alla scuola: “Servono risorse. Bisognerebbe anche dare ai docenti i mezzi per poterlo affrontare. Come Fondazione, tra i primi progetti, abbiamo appunto la formazione dei docenti. L’educazione affettiva, a parte qualche progetto attivato dalle singole scuole, deve diventare sistematica. Sono gli studenti stessi a chiederlo. Sono loro che a volte chiedono ai docenti di confrontarsi su queste tematiche. Molti si chiedono cosa fare per poter garantire un futuro più tranquillo. Negli incontri nelle scuole noto grande partecipazione, voglia di condividere”.

“Il Comitato scientifico sta elaborando la proposta di formazione nelle scuole, ma richiede tempo. Stiamo cercando anche di capire quante scuole decideranno di aderire e poi lavoreremo in parallelo con gli studenti”, ha aggiunto Cecchettin, che parteciperà a Didacta.

“Sono stato invitato ad un panel sull’educazione di genere e insieme a me ci sarà una componente del comitato scientifico. Ne stiamo parlando; su una futura collaborazione ancora non c’è nessun protocollo, ma non sarebbe male lavorare insieme”, ha concluso.

Gino Cecchettin alla Tecnica della Scuola: “Studenti, imparate a vivere i no”

Lo scorso 25 febbraio si è tenuta la quinta lezione di Educazione Civica in diretta organizzata dalla Tecnica della Scuola. Lezione dedicata proprio al tema della violenza di genere.

Presente alla diretta proprio Gino Cecchettin. Ecco le sue parole ai nostri microfoni: “Da questa vicenda ho imparato che il tempo è prezioso, perché diamo tutto per scontato e viviamo con il pilota automatico. Un’altra lezione che ho imparato è focalizzarci sulle cose importanti. Sono riuscito a conservare la razionalità per far fronte a questa situazione. Sapevo che la rabbia e la vendetta mi avrebbero fatto del male e non mi avrebbero reso forte per i miei figli. Sapevo che la rabbia non mi avrebbe fatto andare avanti. Mi è venuta in soccorso Giulia, mi sono concentrato su una sua foto e mi è venuto un sorriso. Ho capito subito dov’era la strategia: cercare di focalizzarmi su qualcosa di bello, ho capito che l’amore è la soluzione a tutto, ho visto affievolirsi gli altri sentimenti, come il rancore, per evitare che un altro padre possa vivere il dolore che ho vissuto io”.

Ecco le risposte di Cecchettin agli studenti: “Non possiamo recriminare cosa è stato o non è stato fatto in passato. La vera domanda è cosa possiamo fare oggi. Unitevi a noi, alle associazioni contro la violenza di genere, e chiedetevi cosa potete fare, fare dibattiti, convincete un compagno di classe che parla di proprietà nei confronti di chi dovrebbe amare, per combattere gli stereotipi che ancora oggi esistono, tutte quelle espressioni che screditano la donna. Come Fondazione abbiamo creato un comitato giovanile”.

“Da genitore dico che c’è bisogno di più dialogo tra genitori e figli. Quando non c’è dovreste essere voi studenti a chiederlo. Non c’è tempo, non c’è coscienza. Da genitore posso consigliare di non dare tutto per scontato. Dovreste imparare a vivere dei no. Se non sono i vostri genitori a farlo perché spianano la strada a tutto provate voi a cercare una sfida e uscire dalla confort zone per capire che la vita non è solo una discesa. Parlate, parlate di più e cercate il dialogo”.

“Una lezione che ho imparato da mia figlia Elena è che la cultura patriarcale fa continuare le violenze, si basa su comportamenti che giustificano le violenze. Esistono ancora stereotipi di genere, che vedono l’uomo aggressivo e dominante mentre la donna deve dedicarsi a percorsi di studio, ad esempio, dedicati alla cura. Questo fa sì che la violenza continui”.