Home Politica scolastica Decreto scuola: dalla Camera arriva una bacchettata per il Governo

Decreto scuola: dalla Camera arriva una bacchettata per il Governo

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I tempi per l’approvazione del decreto scuola sono stretti, anzi strettissimi, tanto che la prossima settimana la Commissione Cultura della Camera che a partire dal 25 novembre dovrà poi riferire in aula è convocata già a partire da lunedì mattina alle ore 10. E le sedute proseguiranno tutti i giorni fino a giovedì, quando dovrebbe essere votato il testo definitivo da portare in aula.
Per il momento, sul provvedimento ci sono state diverse audizioni oltre alla presentazione da parte della relatrice Vittoria Casa.
Alcune Commissioni hanno esaminato il decreto per esprimere il proprio parere.
C’è attesa per la decisione della Commissione Bilancio, sempre particolarmente attenta a verificare la compatibilità economica delle proposte di legge.
In Commissione Cultura non è passato inosservato l’intervento molto critico della pentastellata Flora Frate che si è dichiarata molto insoddisfatta per la mancanza di una disposizione che consenta l’avvio di un nuovo ciclo di PAS per permettere a tanti docenti precari di acquisire l’abilitazione.

La bacchettata del Comitato

Va segnalata anche la “raccomandazione” formulata dal Comitato per la legislazione che suona come una vera e propria bacchettata nei confronti dell’esecutivo.
Ecco cosa scrive il Comitato: “Abbia cura il Governo, ai fini del rispetto dell’articolo 15 della legge n. 400 del 1988, di evitare un eccessivo intervallo di tempo tra la deliberazione di un decreto-legge in Consiglio dei ministri e la sua entrata in vigore, conseguente alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale; al riguardo potrebbe essere valutato un più coerente e sistematico utilizzo della possibilità di approvazione dei provvedimenti in prima deliberazione da parte del Consiglio dei ministri ‘salvo intese’ cui dovrebbe far seguito una seconda e definitiva deliberazione”.
La bacchettata, è chiaro, si riferisce al fatto che il decreto, approvato dal Consiglio dei Ministri il 10 ottobre, è stato pubblicato in Gazzetta solamente il giorno 29. Il testo, infatti, era stato approvato con la formula “salvo intese” e prima di essere pubblicato è stato “ritoccato” più volte per rispettare gli equilibri politici interni alla maggioranza.