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Disoccupazione, per Confindustria si vince puntando sugli stage

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Stage, tirocini, alternanza scuola-lavoro: sono i passaggi che mancherebbero alla maggior parte dei nostri giovani disoccupati per accedere ad una specializzazione e quindi ad una professione sicura. A sostenerlo è stato, l’11 luglio, il vicepresidente di Confindustria, Ivan Lo Bello, rispondendo alle domande dei giornalisti a margine di un convengo a Firenze organizzato dalla Scuola di scienze aziendali. Lo Bello ha ricordato che “il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è rilevante e molto maggiore rispetto agli altri Paesi. Non è solo un fatto legato alla situazione economica o sociale. In Italia manca in maniera rilevante un’idea della scuola che abbia un rapporto molto forte con il mondo del lavoro. In altri paesi la cosiddetta alternanza scuola-lavoro è un tema centrale che ha abbassato il tasso di disoccupazione”.  Mentre “in Germania, dove il tasso di disoccupazione è attorno al 7%, l’alternanza scuola-lavoro è fondamentale nelle politiche formative ed educative. L’Italia sotto questo profilo è molto indietro”.
Per questo, ha sottolineato l’alto rappresentante di Confindustria, “serve nel nostro paese un’idea di riforme che sia strategica. Dobbiamo mettere prioritariamente in piedi una cultura vera dell’alternanza scuola-lavoro, attraverso stage formativi, tirocini, apprendistato, che è l’unico vero modo per sconfiggere la disoccupazione tra i giovani”.
Per l’Anief, però, c’è anche un altro modo per combattere la disoccupazione in Italia: iniziando a provvedere all’assunzione immediata di 73mila precari della scuola tra docenti e Ata. Secondo il sindacato guidato da Marcello Pacifico “a tanto ammonta il numero di unità di lavoro vacanti nelle nostre scuole dopo i trasferimenti: si tratta di oltre 20mila insegnanti, 33mila docenti di sostegno, quasi 8.400 assistenti, tecnici e amministrativi tra l’anno scorso e il prossimo, più altri 11.851 collaboratori scolastici da assegnare alle ditte di pulizia esterne”. Ne consegue che “le 15mila immissioni in ruolo annunciate dal Ministro Carrozza sono un’offesa alla categoria”.