
Gentile redazione, come docente della scuola secondaria di secondo grado, mi permetto di rivolgere un plauso al ministro Valditara per il divieto, appena sancito, dell’utilizzo del cellulare durante l’orario scolastico, prima limitato alla primaria e alla secondaria di primo grado. Un’iniziativa di cui c’era assoluto bisogno, stante l’abuso oltre ogni immaginazione dello smartphone nelle aule. Come docente assisto da tempo a un fenomeno più che inquietante di spaventosa schiavitù dei ragazzi nei confronti di questo strumento di per sé utilissimo. Più volte ho fatto notare ai miei alunni che, non appena terminata la lezione, erano spesso tutti – talvolta esclusi due o tre nella migliore delle ipotesi – riversi sui loro telefonini, con il cambio dell’ora che è divenuto un momento agognato proprio per immergersi nel telefono.
Si aggiunga che, anche quando incalzati per verificare la loro consapevolezza di questa forma di schiavitù auto inflitta, non c’è in genere alcun tentativo di giustificarsi, casomai il silenzio e tutt’al più, da parte di alcuni, l’ammissione che sì, di schiavitù effettivamente si tratta, ma tant’è: nulla, in genere, oltre la mera presa d’atto della propria dipendenza da quell’oggetto.
È parimenti da rimarcare che i dirigenti scolastici, in assenza di direttive dall’alto, hanno talvolta scaricato ogni responsabilità sui docenti, lasciandoli liberi di ritirare eventualmente i telefoni a inizio lezione per riporli magari sulla cattedra, non senza ricordare però che la scelta, del tutto personale, veniva compiuta a loro rischio e pericolo. Per esempio, un telefono cade e si rompe? Può essere chiamato a risponderne il docente. Ergo, per non assumersi responsabilità, anche appunto di tipo pecuniario, comprensibilmente molti docenti hanno rinunciato ad adottare una simile misura. Con le conseguenze anzidette: la constatazione di un abuso continuo, anche ovviamente durante le lezioni, spesso pure dopo che sono state irrogate sanzioni. Una battaglia persa, insomma, come si era ben compreso da tempo, se il telefono non veniva bandito dalle aule. Sia benedetta dunque questa nuova misura, purché venga applicata senza scappatoie e senza “interpretazioni” da parte dei dirigenti scolastici.
Al riguardo, mi permetto un suggerimento al ministro. Poiché saranno i singoli istituti a dover applicare le nuove disposizioni e giacché siamo in quella “scuola dell’autonomia” che ha trasformato le scuole italiane in una galassia di repubblichette indipendenti, nelle quali basta cambiare istituto per vedere cambiare radicalmente l’applicazione di regole e principi che dovrebbero essere comuni, ebbene ministro, mandi degli ispettori nelle scuole. E non solo – colgo l’occasione per sottolineare – al fine di monitorare l’osservanza di questa nuova, sacrosanta misura. C’è anche molto altro da controllare.
Sergio Mantovani