Home I lettori ci scrivono Docenti al Sud e cattedre a Nord, una soluzione pasticciata

Docenti al Sud e cattedre a Nord, una soluzione pasticciata

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Volevo porre l’accento sul quadro generale della distribuzione dei docenti  sul territorio italiano. Chi è esterno alla scuola rimane spesso basito sulla situazione che in questi ultimi decenni si è creata e di quanti docenti del sud sono stati costretti a passare dal nord prima di poter tornare nella propria provincia.

Ci sarebbe da chiedersi però perché ci sono tanti docenti a sud e tante cattedre scoperte a nord. è evidente che questo rifletta una situazione economico-sociale differente tra le varie parti del paese di cui chi scrive non vuole dare un’esauriente analisi ma solo degli accenni.

La situazione economica del sud Italia ha ancora una ferita storica che non si  è voluto rimarginare come è stato invece fatto in Germania, nel giro di pochi anni, dopo la riunificazione e tale paese si pone anche in questo caso come esemplare, inutile negarlo. I governanti italiani non hanno saputo o non hanno voluto proporre a sud modelli produttivi e aiuti tali da riuscire a cambiare le sorti di questa parte del territorio.

Gli abitanti non sono a loro volta riusciti a cambiare mentalità e il posto fisso è stato per tanti un’aspirazione.

Nell’ambito della pubblica amministrazione la scuola ha visto crescere in modo esponenziale gli aspiranti alla docenza, per carità, anche con tante belle vocazioni all’educazione dei giovani, proprio perché aree depresse partoriscono la voglia di riscatto, ma certamente anche con tante persone che con la docenza hanno poco a che fare e lo hanno dimostrato ogni giorno del loro servizio in cui avrebbero fatto meglio a restare a casa.

Intanto nel nord del paese era invece ben scarsa la volontà di mettersi a disposizione delle nuove generazioni in ambienti che, come quelli scolastici,  ci si rimette anche un po’ la salute come affermano le statistiche sui casi di depressione e ansia tra i docenti (che meriterebbe un approfondimento a parte).

Il ragazzo che finisce le scuole obbligatorie, cresciuto in una famiglia in cui il papà è un operaio che nel giro di pochi anni è diventato specializzato ed ha uno stipendio superiore a quello di un’insegnante, in cui la madre è un’operaia che prende più o meno quanto il padre o situazioni del genere, perché dovrebbe rimanere senza un soldo in tasca, chiedere i soldi ai genitori per fare l’università e poi chiederli ancora per riuscire a prendere l’abilitazione per poi fare supplenze per poi ancora riuscire a passare di ruolo e prendere meno di mamma e papà?

E poi ci sono le scuole paritarie che a nord funzionano molto meglio che a sud (a sud sono state spesso delle macchine di punteggio e raramente si sono distinte per eccellenza).

Appartenendo al settore privato dopo tre anni sono costrette a fare i contratti a tempo indeterminato, mentre nella scuola pubblica si sta in graduatoria per chissà quanto. E così le scuole pubbliche del centro nord si sono mano a mano svuotate di  docenti fino a creare delle vere voragini (vedi sostegno), quelli che ci sono lo sono probabilmente per vocazione, degli eroi praticamente.

Questa è un’analisi probabilmente parziale della situazione, ci sarebbero tante altre cose da dire. Quella che mi preme di più però è far rilevare come in un contesto simile ci si è limitati a dire che non si possono prendere le cattedre del nord e portarle a sud, che erano i docenti a doversi spostare.

Intanto venivano creati altri posti a sud e le manovre effettuate dal governo per spostare gli insegnanti a nord hanno creato gravi disparità di trattamento e i docenti con maggior punteggio o con più titoli sono stati trattati come ultimi (vedi tutti i docenti fase B) i primi da togliersi davanti.

Quel che è peggio è che non sembra esserci volontà politica per sistemare la situazione attraverso un sistema di DEROGHE e PUNTEGGI che vada a premiare titoli e servizi e permetta il rientro in provincia di chi ha insegnato per anni in quella provincia e si è visto sbattere la porta in faccia, mentre dalla finestra vedeva che nella sua scuola, a novembre, entravano in qualità di docenti persone con scarsissimo punteggio alcune delle quali non erano mai state in classe. Una trama degna un di film di fantascienza!

Che dire poi del totale silenzio dei tg su questi argomenti che riguardano migliaia di persone? Oggi e domani incontro tra ministero e sindacati ma stamane ai tg hanno dato le stesse identiche notizie di ieri, niente di nuovo, di noi neanche l’ombra. Bistrattati davvero. Tale è la considerazione e l’attenzione che i docenti meritano in questo paese, se non fosse per le testate specializzate come la presente ci sarebbe un silenzio di tomba attorno a noi.

Crediamo si siano create le condizioni anche per portare la questione in Europa, che spesso ha saputo leggere la realtà italiana meglio dei governi nazionali