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Docenti di sostegno, confermati i 10 anni di fermo prima di andare su disciplina

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Sul sostegno anche le commissioni parlamentari confermano la linea del Governo: prima di tornare sulla disciplina, dovranno passare dieci anni.

A dirlo è stato Alessandro Giuliani, direttore della Tecnica della Scuola, nel corso della trasmissione “L’angolo del direttore”, andata in onda il 20 marzo su Radio Cusano Campus, parlando dei decreti legislativi della Legge 107/2015, in particolare di quello che dà seguito alla riforma del sostegno agli alunni disabili o limiti di apprendimento.

La richiesta di tornare sui canonici cinque anni, fatta in audizione da alcuni sindacati o parte sociali, non sarebbe stata accolta.

“Inizialmente – ha detto Giuliani – gli estensori della legge delega avevano  addirittura manifestato la volontà di introdurre un obbligo di permanenza sul sostegno per tutta la vita professionale. Senza quindi alcuna possibilità di essere trasferiti sull’insegnamento della materia per la quale si è abilitati”.

 

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L’ipotesi, tuttavia, è presto caduta. “Ora, è vero che spesso si sceglie il sostegno come escamotage per arrivare all’immissione in ruolo e quindi il Governo ha voluto mettere i bastoni tra le ruote a questi insegnanti, ma – ha spiegato il direttore – si sarebbe trattato di una scelta eccessiva. Cinque o dieci anni sono sufficienti, perché questo genere di professione è molto logorante”.

In generale, anche su altri espetti dei decreti legislativi della Legge 107/15, il Governo ha recepito le richieste di emendamento alle leggi delega? “Lo sapremo nelle prossime settimane, perché ad aprile le carte si scopriranno. In base a quanto ci risulta – ha continuato Giuliani – non ci sarà una virata brusca rispetto a quanto approvato a metà gennaio. Sicuramente alcune modifiche verranno accolte”.

“Come è accaduto con il diploma di licenza media, che potrà continuare ad essere rilasciato anche ad alunni diversamente abili. In linea di massima, però, diciamo che nelle prossime settimane il Governo farà un’opera di mediazione”, ha concluso il nostro direttore.