Home Università e Afam Dopo la Buona Scuola, la Buona Università?

Dopo la Buona Scuola, la Buona Università?

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Apprendiamo, dalle dichiarazioni a mezzo stampa del Sottosegretario Faraone, dell’intenzione del Governo di intervenire sull’università per “cambiare la mentalità” e “rottamare le rigidità” del sistema. Dopo la “Buona scuola”, dunque, un piano per la “Buona Università”, che annuncia cambiamenti a 360°, ma il sistema universitario italiano è devastato dalla”cura” Gelmini e da anni stiamo perdendo iscritti e laureati: abbiamo bisogno di una progettualità fatta di interventi seri e condivisi con gli studenti, senza ulteriori spot.

Gianluca Scuccimarra Coordinatore dell’Unione degli Universitari “Il sottosegretario Faraone pone sul piatto molti temi: orientamento, diritto allo studio, finanziamenti, valutazione e didattica; ma al di là di alcuni spunti interessanti, leggiamo molta confusione nelle sue parole e la mancanza di un idea chiara delle reali esigenze dell’ università. La riforma Gelmini ha distrutto la didattica, indebolito la rappresentanza, precarizzato la ricerca, ingabbiato i nostri Atenei in un sistema di valutazione punitivo e piegato ad una logica completamente distorta di “merito”, e il resto l’hanno fatto i tagli e l’assenza del diritto allo studio, condannando il sistema ad un emorragia di studenti. Se si vogliono rimettere le mani su un sistema martoriato è indispensabile ricostruire una visione programmatica del sistema universitario pubblico, dei suoi obbiettivi e del suo valore, partendo da un confronto reale con i suoi attori, studenti in primis. Leggiamo di incontri con “rappresentanti del mondo studentesco”, ma non è stato avviato nessun reale percorso di confronto, bisogna coinvolgerci davvero”.

Conclude Scuccimarra: “Citare i dati sui laureati, sui fuoricorso e sugli abbandoni non serve se non si analizzano le cause di questa crisi del sistema: l’orientamento e il tutoraggio sono certamente importanti, lo diciamo da anni, come anche il miglioramento della didattica, che però non può certo partire dai discutibili criteri di valutazione dell’Anvur. Ma, soprattutto, non si possono ignorare le condizioni materiali degli studenti: a parte qualche battuta, il sottosegretario non spende una parola sulle nostre tasse, ingiuste e tra le più alte d’Europa, sulla vergogna degli idonei non beneficiari di borsa di studio, sulle lacune enormi nell’offerta di servizi e diritto allo studio. Dice bene, Faraone, che gli studenti sono il cuore dell’università, ma allora ripartiamo dal metterli in condizione di studiare, iniziamo dal diritto allo studio, dalle tasse, dagli alloggi, dalla mobilità; “rottamare le rigidità” è un ennesimo slogan buono per i talk show, ma l’università e gli studenti hanno bisogno d’altro”.