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Educare al rispetto e alla responsabilità: una risposta pedagogica urgente alla violenza di genere

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Negli ultimi tempi, episodi di violenza di genere e atteggiamenti di insensibilità verso le vittime, come quello recentemente accaduto in una scuola di Bassano del Grappa, ci obbligano a riflettere profondamente sul ruolo dell’educazione e della formazione. In quella scuola, in una chat di classe, è stato proposto un sondaggio macabro sulle vittime di femminicidio, con la domanda “Chi si meritava di più di essere uccisa?”.
Un gesto che non può essere banalizzato come una semplice “bravata” o uno “scherzo”, ma che rappresenta un segnale allarmante di una cultura ancora permeata da stereotipi sessisti e da una mancata educazione al rispetto e alla responsabilità.
La scelta di educare e formare non può limitarsi a una semplice rappresentazione o denuncia di eventi simili. Le parole che usiamo formano i pensieri, e questi generano atteggiamenti, comportamenti, stili di vita, idee sociali e culture. Per questo motivo, non basta l’indignazione o un’analisi psicologica isolata, seppur necessaria; è indispensabile un approccio pedagogico strutturato che accompagni le nuove generazioni nella conoscenza e nella comprensione profonda della persona, promuovendo un vivere consapevole e rispettoso di sé, degli altri e del mondo che ci circonda.
Non ci si improvvisa pedagogisti, né questa professione può essere affidata a chiunque.
L’assenza di una progettualità pedagogica ben definita ha generato vuoti che oggi emergono con evidenza. La scuola ha un ruolo insostituibile nell’educare e formare, ma non è l’unica protagonista: famiglie, docenti e territori chiedono accompagnamento, supporto e progettualità pedagogico-educative integrate. È necessario istituire tavoli territoriali interistituzionali, dove le diverse professionalità possano superare la semplice fotografia della realtà per assumere con responsabilità la situazione, costruendo e implementando progetti pedagogico-educativi condivisi e strutturati.
Le reazioni delle istituzioni, delle associazioni e della società civile sono state unanimi nel condannare il gesto avvenuto a Bassano del Grappa, definendolo un segnale allarmante che impone una riflessione urgente sul ruolo della scuola e della comunità nel prevenire e contrastare la violenza di genere. Il ragazzo autore del sondaggio ha chiesto scusa, riconoscendo la gravità delle sue parole e il dolore arrecato, ma questo non cancella la portata del gesto né le sue conseguenze. Le parole hanno un peso e la banalizzazione della violenza alimenta un clima di indifferenza e di pericolosa normalizzazione.
La scuola deve dunque assumere un ruolo imprescindibile: non si tratta solo di trasmettere conoscenze, ma di educare al rispetto della persona, promuovere la cultura della non violenza e sviluppare competenze emotive e sociali. Chat e social media, spesso usati in modo irresponsabile, devono diventare spazi di dialogo consapevole e non di diffusione di odio e insensibilità.
Invitiamo tutte le scuole a rafforzare i percorsi di educazione civica, includendo laboratori di educazione emotiva, incontri con esperti e testimonianze dirette, e a coinvolgere attivamente le famiglie in un lavoro condiviso. Solo un impegno collettivo potrà cambiare la mentalità profonda che ancora oggi permette il verificarsi di episodi simili.
Non possiamo consentire che la violenza sulle donne diventi una notizia di cronaca nera da banalizzare o, peggio, da “votare” come un gioco. Ogni parola, gesto e comportamento ha un peso e contribuisce a costruire o distruggere la cultura del rispetto.
Come Consiglio Direttivo Regionale ANPE Veneto ribadiamo con forza che il rispetto è un valore non negoziabile e che l’educazione è la chiave per un futuro in cui nessuna forma di violenza, né fisica né verbale, sarà mai più tollerata. Per questo sosteniamo e promuoviamo:
   •    La diffusione di laboratori di educazione emotiva e civica nelle scuole di ogni ordine e grado;
   •    La formazione continua di docenti e personale scolastico sulle tematiche della prevenzione della violenza di genere;
   •    Il coinvolgimento attivo delle famiglie in percorsi di sensibilizzazione e dialogo;
   •    La regolamentazione e il monitoraggio dell’uso di chat e social media in ambito scolastico, per prevenire la diffusione di messaggi d’odio;
   •    La collaborazione con associazioni, esperti e istituzioni per interventi mirati e strutturati.
Solo attraverso un lavoro costante, condiviso e integrato potremo scardinare stereotipi e pregiudizi, costruendo una società più giusta, inclusiva e rispettosa.                                                                                     

Orietta Busatto, Presidente ANPE Veneto