
Oltre 240 milioni di euro assegnati, 4.000 candidature ricevute, 76mila partecipanti previsti tra studenti, docenti e adulti. E ancora, più di 2.200 progetti approvati, attraverso i quali è stato speso più del 98% del budget. Sono i numeri principali del Rapporto Erasmus+ 2024, a cura dell’Agenzia Erasmus+ INDIRE.
Tre i settori di competenza dell’Agenzia: istruzione scolastica, istruzione superiore, educazione degli adulti. Per ciasuno di essi, come detto, la percentuale di spesa dei fondi si avvicina al 100%. E i dati potrebbero ancora crescere, visto che “i processi di ridistribuzione dei fondi, in base al calendario europeo, non sono ancora conclusi“.
Ma l’Erasmus non è soltanto una questione di numeri. In gioco c’è la possibilità, per studenti e docenti, di vivere “un’occasione straordinaria di studio, formazione e inclusione sociale“. Un obiettivo su cui l’Italia è in prima fila, essendo “tra i primi Paesi europei per persone coinvolte nelle attività di mobilità e cooperazione“.
Breve storia del progetto Erasmus
Il programma Erasmus cominciò nell’anno accademico 1987/88, quando a partire furono poco più di duecento ragazzi. Un’esperienza innovativa in un’Europa molto diversa da quella di oggi, ancora segnata dalla guerra fredda e dalla divisione tra Est e Ovest, incarnata dal muro di Berlino.
Negli anni successivi l’iniziativa avrebbe riscosso un successo sempre maggiore. Nell’anno accademico 1995/96 gli studenti coinvolti erano già novemila, mentre all’alba del Duemila avevano superato quota 13mila. Nell’a.a. 2009/10 il numero sforò quota 20mila, mentre nell’ultima “call”, quella del 2024, gli studenti universitari coinvolti sono stati poco meno di 32mila.
Il rapporto fornisce un “ritratto” dello studente Erasmus tipo, che nel 62% dei casi è una donna. La mobilità può essere per studio o tirocinio. Nel primo caso l’età media è di circa 22 anni, e la durata della trasferta è di circa cinque mesi. Nel secondo caso l’età sale a circa 25 anni, mentre la durata della trasferta si riduce a tre mesi e mezzo.
I fondi stanziati nei tre ambiti
Tornando ai dati del 2024, per la scuola si parla di oltre 1.400 istituti coinvolti, con un budget di 37 milioni. I progetti “sono stati più di 1.300”, e hanno coinvolto “8.316 tra docenti e personale e 16mila alunni”. Inoltre sono stati approvati 51 progetti di cooperazione per 9 milioni, “con focus su inclusione, cambiamenti climatici e digitale“. Bene i progetti di breve termine, “con 211 iniziative per 9,5 milioni”, dedicati a “5.211 tra studenti e insegnanti”.
Per l’università, il budget “ha raggiunto 131,2 milioni, consentendo 36.082 mobilità per studenti, docenti e staff”. Sulla mobilità extra Ue, “4.916 borse di studio sono state assegnate per scambi con Paesi Partner”, in particolare Balcani Occidentali e Africa Sub-sahariana“. Bene anche la cooperazione internazionale in generale, “con 24 progetti, finanziati per un totale di 8,1 milioni”.
E gli adulti? Lo scorso anno la spesa ha segnato “un importante traguardo, con 130 organizzazioni accreditate e un budget complessivo di 9,6 milioni”. Fondi che hanno finanziato l’attività di “2.697 educatori e formatori“, ma soprattutto di “1.326 discenti adulti”. Quanto alla cooperazione crescono i partenariati, “con 44 progetti finanziati per 6,3 milioni, focalizzati su inclusione, partecipazione democratica e transizione digitale“.
L’opinione della direttrice
A esprimere soddisfazione per i numeri del 2024 è Sara Pagliai, coordinatrice Agenzia nazionale Erasmus+ INDIRE. “Quest’anno abbiamo registrato una partecipazione molto alta, con un aumento significativo dei progetti finanziati e dei beneficiari coinvolti”, ha detto la direttrice. “Solo in Italia, oltre 76.465 studenti, docenti e personale educativo hanno avuto l’opportunità di svolgere un’esperienza di mobilità“.
Allo stesso tempo “continua il sostegno a iniziative per l’inclusione sociale”, volte in particolar modo “alla partecipazione di persone con minori opportunità economiche o con disabilità“. Importante anche la partnership con le altre agenzie Erasmus, sfociata in progetti come Mednet, che mira a rafforzare la cooperazione transnazionale”.
“Le sinergie internazionali permettono di condividere buone pratiche, rafforzare le competenze del personale e migliorare l’efficacia nella gestione dei progetti di mobilità e cooperazione“, conclude Pagliai. “Questo tipo di scambio favorisce l’innovazione e l’armonizzazione delle pratiche a livello europeo, migliorando la qualità del supporto offerto ai beneficiari del Programma”.




