
La scuola europea vede il finanziamento diretto da parte delle casse dei rispettivi Ministeri dell’Istruzione sparsi per i diversi paesi membri. I progetti trasversali, per l’ammodernamento degli edifici o per l’internazionalizzazione dei programmi e della didattica spesso vedono il supporto dei fondi europei per l’istruzione, destinati non solo a realtà in particolare crisi, ma a beneficio di tutti quei progetti in linea con le necessità ed i valori comunitari che concernono il benessere delle persone. I fondi europei finanziano parzialmente o totalmente acquisti, opere di modernizzazione degli edifici, programmi educativi locali o volti ad internazionalizzare un determinato percorso di studi. La richiesta prevede un meticoloso progetto prima incentrato sui fini e solo in seguito sugli aspetti economici legati al finanziamento. Molti di questi, però, non sono stati varati a favore della totale comunità scolastica, ma solo a particolari gruppi ed a discapito degli studenti di altre etnie, DSA o con disabilità. Valutiamo il rapporto reso pubblico da The Guardian.
Fondi mal investiti?
Centinaia di milioni di euro provenienti da fondi dell’Unione Europea sarebbero stati impiegati in progetti che violano i diritti delle comunità emarginate, secondo quanto denunciato in un rapporto che cita, tra gli altri, casi di abitazioni segregate per i Rom, istituti residenziali per minori con disabilità e centri di detenzione per richiedenti asilo. Il rapporto, redatto sulla base di dati raccolti da otto ONG europee, analizza 63 progetti in sei Paesi. Insieme, questi progetti avrebbero ricevuto oltre un miliardo di euro in finanziamenti europei, mettendo in luce — secondo uno degli autori — una preoccupante “scarsa comprensione” dei diritti fondamentali all’interno dell’Unione.
Sebbene lo studio si concentri su sei nazioni, i promotori dell’analisi ritengono che iniziative simili siano probabilmente diffuse in tutto il territorio dell’UE. “Questa è solo la punta dell’iceberg”, ha dichiarato Ines Bulic, della European Network on Independent Living, definendo “inaccettabile” che fondi forniti dai cittadini europei siano stati usati per rafforzare discriminazioni e segregazioni nei confronti di comunità già profondamente marginalizzate. Bulic ha citato, come esempio emblematico, una scuola in Grecia per persone con disabilità e bisogni speciali, inserita in un più ampio investimento dell’UE in istituti professionali speciali. “Quello che vorremmo vedere – ha aggiunto – sono investimenti nell’istruzione inclusiva, che è necessaria in tutta l’UE: scuole accessibili, insegnanti di sostegno, servizi che permettano ai bambini di frequentare le scuole ordinarie”.
L’isolamento della comunità rom
Un altro esempio citato da Ines Bulic riguarda un istituto per bambini con disabilità in Romania, che ha ricevuto 2,5 milioni di euro di finanziamenti: invece di fornire sostegno affinché i minori potessero restare con le loro famiglie, i bambini venivano mandati a vivere in questa struttura. “Questo è motivo di grande preoccupazione. È un diritto di tutti i bambini, disabili o meno, crescere all’interno della propria famiglia.” Altri casi evidenziati nel rapporto includono la costruzione di alloggi sociali per la comunità rom alla periferia di una città rumena: le abitazioni, realizzate con container navali, risultano isolate dai servizi pubblici e non rispettano i requisiti minimi in termini di isolamento termico, acustico e igiene. Anche diversi centri di accoglienza per richiedenti asilo in Grecia sono stati segnalati per le condizioni di vita precarie e la collocazione estremamente remota.
Gli autori del rapporto indicano tra le cause dell’assegnazione di milioni di euro a progetti giudicati discriminatori una diffusa “scarsa comprensione” dei diritti fondamentali da parte di alcuni governi e istituzioni europee, come ha spiegato Andor Urmos di Bridge EU, l’organizzazione che ha collaborato con varie realtà della società civile per la stesura del documento. “È questo che dobbiamo affrontare in futuro”, ha affermato. “Arrivare a una visione comune, a una consapevolezza condivisa del fatto che costruire una scuola segregata per bambini rom costituisce una violazione dei diritti fondamentali, così come lo è creare un istituto residenziale per persone con disabilità o rinchiudere le persone in centri di accoglienza come sta accadendo in Grecia.” Le conclusioni del rapporto si inseriscono in un quadro più ampio confermato anche da studi recenti: questa settimana, il Consiglio d’Europa ha segnalato che la segregazione scolastica sta comportando un’istruzione di qualità inferiore per i bambini rom, rilevando che l’alta concentrazione di alunni rom in alcune scuole appare legata non solo alla segregazione residenziale, ma anche a pratiche scolastiche ancora diffuse che portano a istruire i bambini rom in classi o edifici separati.