Home Estero Francia, scandalo delle violenze in classe ad un punto morto

Francia, scandalo delle violenze in classe ad un punto morto

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L’Esecutivo francese e l’Eliseo sono alle prese con una crisi a dir poco storica. L’aver coperto gli scandali circa gli abusi sessuali consumatisi presso le scuole cattoliche del Paese ne ha compromesso non solo la fragile situazione politica, ma soprattutto morale. L’opinione pubblica freme ed è in costante attesa che i responsabili vengano consegnati alla giustizia. Per quei soggetti ai non è più possibile imputare il reato in quanto deceduti, ne dovrà rispondere chi di tale violenze era a conoscenza.

Ma, per un miracolo della giustizia francese e con grande stupore dell’opinione pubblica, le indagini ed i rispettivi processi si trovano ora ad un punto morto, lasciando spazio a teorie e cospirazioni varie circa le fattive ingerenze politiche nella giustizia di stato. Numerose associazioni, privati cittadini e scuole locali richiedono chiarezza istituzionale circa lo svolgimento di tali processi.

Le testimonianze raggelanti degli ex studenti

Quando Pascal Gélie, allora quattordicenne, vide una brochure di un collegio cattolico francese d’élite che prometteva nuoto d’estate e sci d’inverno, pregò i genitori di mandarlo. Aveva appena visto il film americano L’attimo fuggente e si aspettava “sport e amicizia”. «La prima notte capii di aver fatto un terribile errore», racconta oggi Gélie, impiegato 51enne a Bordeaux. «Eravamo in 40 in un dormitorio, con materassi fatiscenti. Quando sussurrai a un altro ragazzo di prestarmi della carta igienica per andare in bagno, il sorvegliante mi afferrò per la faccia e mi indicò la terrazza di pietra all’esterno. Un altro ragazzo mi consigliò di prendere il cappotto, perché là fuori si poteva essere costretti a restare per ore al freddo e all’umido. Io ci rimasi tutta la notte».

E quello, spiega, fu solo l’inizio: «Colpi alla testa regolari, bambini picchiati fino a sanguinare o perdere i sensi. Ho visto strappare ciocche di capelli a un ragazzo. Un altro fu colpito così forte da perdere il 40% dell’udito. A volte ci facevano restare in piedi accanto ai letti per ore, solo perché qualcuno aveva sussurrato o per punizione ci ribaltavano i letti con noi sopra. Era terrore puro». Gélie fa parte di un gruppo di ex alunni della scuola cattolica privata Notre-Dame de Bétharram. Le loro testimonianze di violenze, stupri e abusi sessuali hanno fatto emergere quello che è considerato il più grave scandalo di abusi sui minori mai scoperto in una scuola francese. La ministra dell’Istruzione, Élisabeth Borne, lo ha definito un momento #MeTooScolastico.

Insabbiamenti e lentezza giuridica

Un’inchiesta parlamentare francese ha raccolto mesi di testimonianze sugli abusi fisici e sessuali avvenuti nella scuola cattolica privata Notre-Dame de Bétharram, ai piedi dei Pirenei, rivelando uno dei più gravi scandali educativi del paese. Il rapporto finale, in uscita mercoledì scorso, denuncia l’incapacità dello Stato e della giustizia francese di proteggere i minori e di perseguire efficacemente i colpevoli. Tra il 1957 e il 2004 sono state presentate 200 denunce contro sacerdoti e membri dello staff dell’istituto, di cui 90 per violenze sessuali o stupri. Tuttavia, la maggior parte dei casi è caduta in prescrizione, impedendo di portarli in tribunale. Solo due denunce hanno portato a incriminazioni formali. Una delle figure coinvolte, l’ex sorvegliante Carricart, fu inizialmente posto in custodia cautelare ma poi rilasciato e autorizzato a trasferirsi a Roma.

Dopo essere stato contattato per un’ulteriore indagine, si è tolto la vita. La lentezza e l’inerzia giudiziaria hanno così compromesso l’accertamento delle responsabilità. Lo scandalo ha travolto anche il primo ministro François Bayrou, che aveva mandato i figli a Bétharram e la cui figlia ha recentemente rivelato di essere stata picchiata in un campo estivo collegato alla scuola. Bayrou ha negato ogni tentativo di insabbiamento, ma resta sotto pressione politica. Gli ex alunni chiedono ora una riforma legislativa che elimini la prescrizione per i reati di abuso su minori, denunciando un sistema che ha finora protetto più gli aggressori che le vittime.