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Giannini: la distanza tra scuola e lavoro va ridotta, ma servono 10 anni

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“L’impegno politico del mio governo è quello di dare il nostro contributo per far sì che la distanza tra la formazione professionale, ritenuta qualche volta di Serie B, e l’istruzione tecnica, che a volte non fa il suo dovere, possa essere se non risolta per lo meno ricucita in un quadro unitario”. A dirlo è stato il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, intervenuto a un incontro organizzato per il decennale della Piazza dei Mestieri a Torino, un centro di formazione professionale nato per il recupero della dispersione scolastica.

Secondo il responsabile del Miur “la formazione professionale è uno dei pilastri contro la dispersione scolastica”. “Dobbiamo costruire – ha sottolineato il ministro – un modello di alternanza scuola-lavoro, la società deve mettere il lavoro e la scuola al centro del proprio obiettivo di ricostruzione. Ed è proprio quello che questo governo sta facendo”.

Per il ministro Giannini, l’attuale grande sfida per la scuola italiana è quella, quindi, di recuperare il disallineamento fra la scuola e il lavoro, ovvero “fra le competenze ottenute e quelle richieste”. Questa sfida, ha aggiunto, deve partire “cominciando dalla scuola primaria” e deve arrivare fino a “un sistema di alternanza scuola-lavoro con almeno 200 ore all’anno di lavoro per tutto il triennio degli istituti tecnici”.

“Un sistema di questo tipo – ha detto – non intende perdere le competenze storiche che sono un vanto del sistema scolastico italiano – penso alla storia, all’arte, alla musica – ma vuole completarlo mettendo ordine fra due filoni finora andati in parallelo”. Ed è un processo di cambiamento, ha concluso, per il quale “ci vorranno almeno dieci anni”.

I tempi per l’attuazione del progetto si profilano, quindi, piuttosto lunghi. Sempre con il rischio, purtroppo fondato, che i Governi che verranno possano cambiare rotta.

 

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