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Il Governo “fa quadrato” sulla scuola, mentre si teme il “gioco dello scaricabarile”

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Probabilmente sulla “partita della scuola” si stanno giocando assetti importanti di Governo: ma in questo caso non era meglio (direi “più giudizioso”!) mettere da parte dell’Esecutivo maggiori finanziamenti sul “piatto” ed essere più accorti nell’anticipare i tempi degli interventi, per garantire la riuscita di quanto a volte imprudentemente “sbandierato”?

Il ministro Speranza: un nuovo rapporto organico strutturato tra sanità e scuola

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, oltre a esortare (visto l’aumento dei contagi) a “non vanificare i sacrifici fatti”, sembra intervenire a supporto del M.I. (di propria iniziativa? Su richiesta del Ministero dell’Istruzione? Sollecitato dallo stesso Premier?): “La riapertura delle scuole, a metà settembre – leggiamo in un resoconto della Rai che fa riferimento ad una intervista al Tg1 del ministro della Salute – in presenza e in tutta sicurezza è una priorità per il Governo”, annunciando “un nuovo rapporto organico strutturato, costante tra sanità e scuola, non possiamo lasciare i presidi soli” (la “sfuriata” di Giannelli, presidente dell’Anp, è evidentemente servita. Se anche i docenti compatti, e i sindacati che li rappresentano, capissero che ogni tanto “bisogna farsi sentire” con voce stentorea… : si tratta di un numero rilevante di elettori e i politici sono sempre attenti alle istanze di chi “porta tanti voti”, ma quasi sempre da tempo invece tra i docenti si va in ordine sparso – ovviamente ha causato ciò anche la politica attuata del “divide et impera” – o si accetta qualsiasi “imposizione”, magari condita da denigrazioni inappropriate e ingiuste per la stragrande maggioranza degli insegnanti).

Strategie di comunicazione e strategie operative

Insomma, il Governo è consapevole che sulla riapertura in sicurezza delle scuole, dopo le tante, ripetute dichiarazioni (ed esternazioni della ministra Azzolina: e proprio sulla strategia di comunicazione basata su costanti esternazioni con sovraesposizione mediatica da parte della ministra, probabilmente anche suggerita da altri dirigenti del M.I., abbiamo l’altro ieri proposto delle riflessioni), si gioca una bella fetta di “credibilità”.

Personalmente sono convinto della correttezza, umana e politica, del ministro Speranza e proprio per questo mi raccomando: di fronte a rischi concreti della salute di ragazzi, lavoratori della scuola, familiari, non è una “sconfitta” eventualmente rivedere alcuni aspetti o una certa tempistica, lo sarebbe invece “incaponirsi” e perseverare se le condizioni lo sconsigliassero.

Certo, c’è chi pensa che al Ministero dell’Istruzione (e nel Governo stesso) qualcuno abbia una strategia: se le cose non andassero come auspicato si aprirebbe probabilmente “il gioco dello scaricabarile”, con accuse agli enti locali per non aver reperito strutture alternative (magari le più “improponibili”!), ai fornitori dei nuovi banchi monoposto, forse ai dirigenti scolastici (responsabili della sicurezza), persino al Cts, il quale con una dichiarazione di un suo membro sembra però prendere le distanze, in attesa dell’incontro dello stesso Comitato per la sicurezza che avverrà mercoledì.

C’è chi comincia a fare precisazioni: dal Cts una riflessione in attesa dell’incontro di mercoledì

Su “la Repubblica” in un articolo pubblicato qualche giorno fa (a firma del collega Corrado Zunino, esperto di questioni scolastiche che, come leggiamo in un articolo di Lucio Ficara, non ha peraltro lesinato critiche – dolce eufemismo – all’operato del capodipartimento Marco Bruschi, ritenuto “tutor dell’aspirante preside Lucia Azzolina”, la quale a sua volta è ritenuta una “ministra tragicamente inadeguata”) leggiamo appunto un intervento di un membro del Cts: “Torniamo a ridiscutere del problema perché non siamo la stampella della politica, abbiamo voluto aiutare la scuola perché ne conosciamo l’importanza e il bisogno di ripartire. Il premier Conte e la ministra Azzolina ci avevano parlato di un numero limitato di istituti senza classi sufficienti, stiamo scoprendo che il problema degli spazi è diffuso in tutto il Paese e ha un rapporto stretto con il ritardo dell’arrivo dei banchi monoposto. Mercoledì ribadiremo che questa deroga alla distanza di un metro sarà consentita solo per le situazioni di emergenza e sarà obbligatorio trovare soluzioni in tempi rapidi”.

Soluzioni come le tensostrutture esterne, per esempio, si suggerisce nell’articolo di “Repubblica”. Sempre meglio che strutture inadatte (peraltro è bene che continuino ad avere altra tipologia di fruizione, e spesso in ogni caso indisponibili o inesistenti in molti piccoli centri) nonché ipotesi quasi surreali.

In fondo, in altre situazioni emergenziali si è ricorsi a tensostrutture (purché siano ben attrezzate), che peraltro eviterebbero ai docenti di “rincorrere” varie strutture magari dislocate in zone lontane l’una dall’altra (a parte le “ore buche” che ciò comporterebbe, non ci risulta che per essere insegnanti si debba essere “automuniti”!).