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Il pediatra: no ai compiti per le vacanze, sì a Pc e tablet

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Con la conclusione dell’anno scolastico, riparte il consueto dibattito: compiti per le vacanze si o no? Tuttavia, sembra pure che i libri per le vacanze incidano sulle tasche delle famiglie per 200 milioni di euro l’anno, mentre  per svolgere gli esercizi servono in media dalle 90 alle 100 ore. Tutte ore ‘rubate’ alle vacanze, all’attività fisica all’aperto, al relax e al tempo trascorso con gli amici.

In alternativa ai consueti compiti, alcuni esperti pediatri propongono “l’utilizzo delle nuove tecnologie, anche per colmare il ritardo informatico dei giovani italiani, che ci vede al terzultimo posto in Europa. I nativi digitali italiani, infatti”, pur smanettando su Pc e telefonini, “sono indietro rispetto ai coetanei europei. Un ritardo che devono colmare. Visto che la scuola latita, possono farlo durante le vacanze”.

Ecco dunque che il regalo ideale per la pagella “dalle elementari in poi è uno smartphone personale, anche usato e ricondizionato. In spiaggia, poi, sarebbe utile garantire la connessione WI-FI gratuita”.

“Per incrementare l’uso delle nuove tecnologie si deve iniziare fin da piccoli e in Italia siamo al terzultimo posto in Europa – ribadisce l’esperto ad Adnkronos – Secondo i dati Istat (Rapporto 2014) nei Paesi nordeuropei quasi la totalità dei giovani di 16-24 anni naviga in rete regolarmente, mentre in Italia il dato (84%) ci colloca tra gli ultimi posti della graduatoria europea, seguiti solo da Bulgaria (80%) e Romania (76%). Ci precede anche la Grecia (89%). Tutti gli altri Stati hanno percentuali superiori al 93%”.

Usare smartphone e tablet diventa facilmente un gioco, “per 2 alunni su 3 (62%) i compiti sono il ‘tormentone’ dell’estate: li eseguono per tutto l’arco delle vacanze, dedicando allo studio circa un’ora e mezza al giorno. Il 30% dei ragazzi, invece, si organizza per liquidarli nel mese di luglio. Solo il 2% li svolge ad agosto”, dice Farnetani ricordando i risultati di una sua indagine. Infine ci sono le ‘cicale’: 240.000 alunni (4%) che li svolgono solo a settembre, poco prima dell’inizio del nuovo anno scolastico. Un errore? Per il pediatra proprio no: “Così si godranno l’estate e arriveranno a scuola rilassati e allenati”.

 

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Infine ci sono i ‘furbetti’ dei compiti (sono circa 140.000, il 2%), che “non li fanno proprio, ma tanto gli insegnanti per lo più non li correggono”.

“Le scuole chiudono d’estate non per mandare in ferie gli insegnanti, ma per far riposare gli alunni. Per il loro benessere è necessario staccare completamente dallo stress legato all’apprendimento: studiare è utile e fondamentale, ma pur sempre faticoso, perciò chiudere libri e quaderni è il modo più efficace per far ‘ricaricare le batterie’ agli alunni”.

E’ “inutile anche far fare solo pochi compiti delle vacanze: così – sostiene il pediatra – si abitua solo l’alunno a studiare svogliatamente, privandolo comunque del gioco. In queste condizioni l’apprendimento è scarso e lo stress notevole. Nessuna paura poi – assicura – che gli alunni dimentichino le nozioni acquisite, perché quelle ben apprese da piccoli sono le più durature”.