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Il programma del Ministro Giannini sull’AFAM

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Il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Stefania Giannini, ha riferito nei giorni scorsi alla Camera e al Senato sulle linee programmatiche del suo dicastero.

 

Per la prima volta da anni, sembra emergere una linea politica chiara non solo sull’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (AFAM), ma anche sulla formazione musicale di base.

 

Denso di significato e di novità, in particolare, il documento presentato nella seduta della VII Commissione del Senato dell’1 aprile 2014, in cui il Ministro ha affrontato le problematiche dell’Università e della Ricerca, e ha voluto dedicare l’ultima parte del suo intervento (da pag. 21 a pag. 23) al settore AFAM .

 

La grande questione irrisolta del settore è, a detta del Ministro – e come lamenta da un decennio almeno il CNAFAM – la sua riforma incompiuta. Il reclutamento è bloccato da un quindicennio, con il risultato di un elevatissimo tasso di precariato. La governance degli Istituti è semplicemente caotica: tranne qualche isola felice, i diversi organi sono in perenne conflitto fra di loro: presidenti e direttori, consigli accademici, consigli di amministrazione, direttori amministrativi. La conseguenza è un altissimo tasso di conflittualità interna con commissariamenti frequentissimi.

 

A fronte di questa situazione, che rischia oramai di far definitivamente collassare il settore, il Ministro ha assicurato il proprio impegno sulle quattro voci da lei stessa indicate come fondamentali per i settori dell’Università e della Ricerca: semplificazione, programmazione, valutazione e apertura.

 

Secondo il Ministro, la governance del sistema va profondamente rivista e vanno definiti i rispettivi poteri degli organi di indirizzo e di quelli gestionali, rivedendo il rapporto fra rappresentanza didattica da un canto, vertice politico e vertice amministrativo dall’altro. Bisognerà procedere a una razionalizzazione del sistema – che conta più di 135 realtà – accorpando alcune singole istituzioni nei diversi territori alla luce di precisi requisiti quantitativi. Andrà affrontato il riordino dei canali di immissione in ruolo e di abilitazione. La distribuzione delle risorse, nel mondo AFAM così come per la scuola e l’Università, dovrà essere correlata alle dimensioni e alle attività delle singole Istituzioni.

 

In materia di valutazione, il Ministro reputa opportuno adottare criteri rigorosi, fornendo precise regole per l’accreditamento ex ante e la valutazione ex post dei corsi di studio. Andranno seguiti parametri fissi e riconosciuti anche a livello internazionale, con particolare riguardo per le numerose istituzioni private che chiedono il riconoscimento legale. Infine, un sistema aperto di Accademie e Conservatori dovrà contemplare forme di mobilità che prevedano lo scambio di esperienze della docenza ma anche l’ingresso di talenti dall’estero che portino nuova linfa nelle nostre Istituzioni.

 

Ma il Ministro non si è limitata all’Alta Formazione. Nel concludere il proprio intervento (e al di fuori del documento presentato), il Ministro ha sottolineato l’importanza di definire un corretto rapporto fra istruzione musicale di base, che dovrebbe a suo avviso essere sempre più integrata nella didattica scolastica, e formazione universitaria, da affidare interamente al sistema delle Accademie e dei Conservatori. Il Coordinamento CNAFAM rivendica con orgoglio di aver posto – ormai da anni – il problema del compimento della riforma della formazione artistica e musicale italiana all’attenzione di Governo e Parlamento. Che finalmente un Ministro se ne faccia carico non può che lasciarci soddisfatti. Il Coordinamento tuttavia chiede fin d’ora al Governo l’apertura di un tavolo di lavoro e di confronto sulla formazione musicale al quale chiede di partecipare in forza dei propri numeri – circa 3400 aderenti – che ne fanno la principale organizzazione professionale nazionale dei settori artistico, musicale e coreutico italiano. 

 


Domenico Piccichè

Referente Nazionale CNAFAM