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La battaglia sull’uso dei formulari alla Maturità: scontro Miur-M5S sulla memoria degli studenti

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La battaglia dei formulari scientifici alla maturità. Anche quest’anno gli studenti del Liceo Scientifico dovranno imparare a memoria le formule. Avranno a disposizione una penna, e la calcolatrice (non programmabile).

Poco rispetto a quello che hanno i ragazzi degli altri indirizzi (il vocabolario di greco o latino ad esempio nel liceo classico).Nei mesi scorsi è partita una petizione online indirizzata al ministro dell’Istruzione, per introdurre un formulario di matematica alla maturità: un semplice libricino che contenga le formule e i teoremi principali in modo tale che i maturandi, già abbastanza provati dallo stress da esame, non abbiano l’ansia di ricordare le formule anche perché il candidato dovrebbe essere in grado di risolvere un problema, non di memorizzare decine e decine di formule.La richiesta è stata fatta propria anche dalla politica, in particolare dal Movimento Cinque Stelle.

A gennaio scorso, i deputati pentastellati della Commissione Cultura hanno annunciato un’interrogazione parlamentare. “La prova di maturità dovrebbe valutare le capacità e le competenze che lo studente ha sviluppato nel corso dei suoi studi non le difficoltà a ricordare a memoria formule e procedure sistematiche“, scrivevano gli esponenti politici. 

 

 
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La risposta del ministro è arrivata e lo annuncia il deputato Luigi Gallo: “La riposta del ministro non ci soddisfa. Il ministero crede che gli studenti ‘meritevoli’ siano quelli che immagazzinano più formule. Promuovono, cioè, un appiattimento del sistema di apprendimento, pienamente in linea con le politiche di tagli all’istruzione pubblica o di spreco di risorse perpetrate dagli ultimi governi di questo Paese“.
Il ministero dell’Istruzione – aggiunge – sbatte la porta in faccia a migliaia di docenti, studenti e famiglie in mobilitazione che chiedevano l’uso dei formulari scientifici per lo svolgimento della Seconda prova dell’esame di maturità. E’ una vergogna che abbiamo cercato di contrastare attraverso una mia interrogazione al Miur ma che per l’ennesima volta non trova una risposta concreta”.

 

Per il sottosegretario all’Istruzione, Vito De Filippo – nel confermare il divieto di introdurre aiuti´ alla prova di matematica -, chi fa questo tipo di richiesta “probabilmente vive l’apprendimento della matematica come uno sforzo essenzialmente mnemonico. In realtà un effettivo e solido apprendimento di una qualunque disciplina richiede, da un lato, l’immagazzinamento nella memoria delle informazioni e delle ‘coordinate concettual’ fondamentali, dall’altro, l’ acquisizione delle competenze di orientamento, sintesi, connessione tra i contenuti che consentono di costruire soluzioni». Senza apprendimento che non «preveda significative connessioni” l’unica risorsa dello studente è quindi la memoria e «il formulario diventa uno strumento che allevia il peso oggettivamente insopportabile”. 

 
 
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Sul dibattito è intervenuto anche Massimo Gramellini, sul Corriere della Sera. Nella sua rubrica “Il Caffé”, lo scrittore parla della proposta del Movimento Cinquestelle: “I Cinquestelle hanno chiesto che, durante la prova scritta di matematica, ai maturandi dello Scientifico sia consentito di consultare un manuale di formule senza essere costretti — cito la petizione di uno studente — «a sottostare alla forza bruta della memoria», cioè a studiarle. Il governo ha replicato che la conoscenza mnemonica fa parte del programma, prendendosi in via del tutto eccezionale il mio applauso biecamente conservatore.

Immagino però che perderà in blocco il voto dei diciottenni, perché nel Paese dei balocchi e degli «aiutini» chi promette scorciatoie risulta ovviamente più simpatico dei cultori della fatica. Potrei tenere un discorso fondamentale sull’importanza della memoria, se non fosse che me lo sono completamente scordato. L’esercizio sviluppa l’organo, ma in questo caso il computer lo ha atrofizzato. Si può vivere senza sapere a memoria in che anno è nato Napoleone? Sì, se non fosse che così si rischia di non sapere se sia nato prima lui o Carlo Magno. E se non si sa questo, si finisce per non sapere niente di storia e poco di tutto il resto.

Quel briciolo di memoria che mi rimane basta a ricordarmi che la guerra al nozionismo e la sfiducia nelle autorità («Uno vale uno») non le ha inventate Grillo, ma il Sessantotto, che tra i suoi numerosi meriti ebbe però il demerito gigantesco di umiliare il talento e lo sforzo in nome di una falsissima idea di uguaglianza. Se la memoria non mi inganna, il prossimo passaggio sarà il 6 politico. Potrebbero chiamarlo voto di cittadinanza”.