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La chiusura di 2 mila scuole non si doveva fare, i giudici vogliono riaprirle

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Mancano tre mesi alla fine dell’anno scolastico, ma per il dimensionamento voluto degli ex ministri dell’ultimo governo Berlusconi, Maria Stella Gelmini e Giulio Tremonti, la bocciatura sembra inevitabile: dalle aule dei tribunali continuano infatti ad arrivare espressioni negative contro la “madre” di tutte le cancellazioni e gli accorpamenti degli istituti, il decreto legge 98 del 2011, poi Legge 111/2011, nella parte che ha fissato l’obbligo di fusione degli istituti comprensivi delle scuole dell’infanzia, elementari e medie con meno di “1.000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche”.
Contro quel provvedimento, che ha causato la cancellazione di oltre 1.700 scuole, già reputato “costituzionalmente illegittimo” dalla Consulta con la sentenza 147 del 2012, continuano ad arrivare sentenze negative: prima, nel 2013, il Consiglio di Stato hacancellato l’accorpamento di tre istituti comprensivi calabresi, poi il Tar Sardegna, all’inizio di quest’anno, ha annullato il dimensionamento di dieci scuole dell’Isola e gli atti conseguenti (decreti di assegnazione dei dirigenti e Dsga, assegnazione personale docente e Ata con decreti di personale sovrannumerario, nonché i codici meccanografici). A fine marzo ci sono tutti i presupposti che anche il Tar Molise segua la stessa strada.
Esemplare è quanto accaduto in Sardegna meno di due mesi fa, con l’Ufficio scolastico regionale che ha disposto quanto stabilito con le sentenze del Tar numero 593, 594, 598, 970 e 971, tutte del 2013, e già ribadito con il decreto del 2 gennaio 2014 n. 42 dello stesso Usr, con il quale è stata annullata “in corso d’anno, con effetto immediato”, la mobilità coatta del personale perdente posto a seguito del dimensionamento attuato nel 2012/13: il personale docente e Ata che ha perso la titolarità ha potuto quindi riacquisirla.
Grazie, di fatto, alla riapertura degli istituti dove svolgevano servizio, illecitamente soppressi o fusi proprio attraverso l’adozione della Legge 111 del 2011. I giudici che operano nell’Isola, inoltre, hanno disposto delle pene pecuniarie, anche consistenti, a danno dell’amministrazione, da assegnare quotidianamente sino a quando non verrà sanata la situazione.
Si tratta di indicazioni rilevanti. Perché potrebbero presto sovvertire quanto disposto negli ultimi sei anni, nel corso dei quali è stata cancellata una scuola su tre: da oltre 12mila sono passate alle attuali 8.400. Con conseguente riduzione dell’organico di dirigenti e Dsga di 4mila unità per profilo. Con il risultato finale che oggi un dirigente scolastico gestisce il proprio istituto, più, in media, altri 4. Senza peraltro avere più la possibilità di retribuire le reggenze affidate ai vicari (L. 135/12).
“In linea con quanto denunciato dall’Anief sin dall’approvazione di quella Legge votata durante l’ultimo Governo Berlusconi – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – sono sempre più le sentenze del Tar o del Consiglio di Stato che dichiarano illegittimi gli accorpamenti di plessi, l’assegnazione di dirigenti e Dsga, i decreti che individuano sovrannumerari a seguito dei processi di fusione. I giudici, del resto, non possono fare altro che sottoscrivere l’evidenza della violazione dei criteri di legge: senza un nuovo accordo in Conferenza Stato-Regioni, ai sensi della normativa vigente dopo la sentenza della Consulta, non possono infatti essere attuati nuovi accorpamenti o soppressioni”.
“E questo vale anche – prosegue Pacifico – per le scuole superiori, ma in questo caso dal prossimo anno scolastico: ai sensi della recente Legge 128/13, in mancanza di un accordo con le Regioni, che non c’è stato, l’attuale norma sugli accorpamenti, introdotta con il c. 5 della Legge 111/11 attraverso cui è stato di fatto soppressa l’assegnazione dei dirigenti in 300 scuole superiori, rimane in vigore solo fino al prossimo 31 agosto”.
Il presidente Anief e segretario organizzativo Confedir lo aveva denunciato già nel gennaio 2013 con una lettera aperta ai Governatori delle Regioni, invitandoli a ripristinare il numero di scuole autonome esistenti prima della cancellazione da parte della Corte Costituzionale con la sentenza n. 147/2012 dell’art. 19, c. 4 della legge 111/11 ai sensi della quale tutti gli atti emanati in nome di una norma di legge dichiarata incostituzionale perdono la loro validità ed efficacia dopo la pubblicazione della sentenza. Mentre tutti gli interessati (studenti, personale dirigente e dipendente) possono rivendicare la difesa dei propri diritti soggettivi lesa dall’adozione di norme cancellate dal nostro ordinamento.
Va sottolineato, inoltre, che la sentenza della Consulta n. 147 del 7 giugno 2012 ha comportato, tra l’altro, il ripristino dei criteri che garantiscono l’efficace esercizio dell’autonomia amministrativa e didattica previsti dal D.P.R. 233 del 18 giugno 1998, la cui applicazione garantisce comunque la collocazione di questo personale in uno stato di titolarità. E non di certo il loro posizionamento in esubero. Con tutte le conseguenze, professionali e personali, che ne derivano.
A tal proposito, vale la pena ricordare che in tutto negli ultimi sei anni sono stati circa 200mila i posti, tra docenti e personale Ata, ad essere cancellati per effetto dei piani di razionalizzazione (L. 244/2007, L. 133/2008, L. 111/11, L. 135/12). A proposito delpersonale non docente, l’Anief ha di recente calcolato che solo nell’ultimo triennio sono stati cancellati 44.500 Ata. Cui vanno aggiunti 2.395 direttori dei servizi generali e amministrativi. In tutto 47mila posti in meno, che corrispondono ad un quinto del totale degli Ata.
Tra i limiti all’esame dei giudici, infine, c’è il mancato rispetto da parte delle Regioni dei pareri delle Consulte provinciali: dei pareri necessari, secondo giurisprudenza costituzionale per il marcato interesse che gli enti locali hanno sul territorio ai fini dell’erogazione del servizio. In gioco c’è anche il valore dei titoli di studio rilasciati dagli istituti scolastici, oltre che le posizioni dei lavoratori coinvolti. Ed ecco perché sono sempre più le famiglie degli alunni che impugnano certe norme astruse assieme al personale della scuola.
Chi è interessato a ricorrere contro il dimensionamento illegittimo, può scrivere a[email protected] per far rivivere la propria scuola. È possibile aderire al ricorso, anche se a seguito della mobilità si viene dichiarati sovrannumerari su scuola che non dovrebbe essere dimensionata. In questo caso bisogna scrivere a[email protected].