
“È un disastro, non riesco più a gestirli”. Quante volte un docente ha pronunciato (o pensato) queste parole davanti a una classe rumorosa, distratta o semplicemente ingestibile? La sensazione di perdere il controllo può essere frustrante, ma secondo lo psicologo specializzato in Neuropsicologia dell’età evolutiva e Psicologia scolastica, Marco Catania, non è affatto una sconfitta. Anzi, potrebbe essere l’inizio di un cambiamento positivo.
Il vero nodo, spiega, non è mantenere il controllo a tutti i costi, ma imparare a costruire relazioni educative più efficaci. “Abbiamo una cultura scolastica che tende a criticare i comportamenti negativi e ignorare quelli positivi”, osserva l’esperto. Così l’attenzione finisce spesso per concentrarsi su chi disturba, mentre gli studenti che si impegnano restano nell’ombra.
Un ribaltamento di prospettiva può fare la differenza. L’invito rivolto agli insegnanti è questo: rafforzare i comportamenti positivi, sottolinearli, riconoscerli, premiarli. Anche un semplice “Bravo” detto con convinzione può rafforzare dinamiche virtuose in classe.
E i comportamenti negativi? Talvolta, il modo migliore per disinnescarli è non dar loro troppa importanza, almeno finché non diventano un ostacolo reale al lavoro di tutti. Non si tratta di trascurare la disciplina, ma di selezionare con intelligenza dove e come intervenire.
Non si tratta di una perdita di controllo o di autorevolezza, ma di abbandonare dei modelli più rigidi per abbracciare una scuola più attenta alle relazioni o, come direbbe il ministro Valditara, “una scuola che mette al centro la persona dello studente per valorizzarne i talenti, le abilità, per affrontare le sue fragilità ed esaltare le sue potenzialità”.