
Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet fa notoriamente breccia sul mondo scuola. A sostenerlo due docenti amiche, nello specifico una maestra di scuola primaria e una dirigente e ispettrice scolastica in pensione, 55 e 61 anni, che lo hanno visto parlare nei teatri più volte e hanno letto i suoi libri.
“Apprezzo il valore pedagogico delle proposte e ammiro la sua capacità di provocare anche in maniera ironica, arguta, inducendo infine alla riflessione. Ritengo sia una persona molto credibile e questo è dimostrato dal fatto che va in scena senza una scaletta, senza un gobbo, senza una slide, perché ha già chiaro dentro sé quello che vuole dire, è convinto di ciò che pensa”, ha detto la dirigente scolastica.
Le risposte argute di Crepet
“Al teatro Margherita, a Putignano, mi piacquero particolarmente le risposte che diede – ha continuato -. A una mamma che intervenne dicendo: ‘Come faccio a non dare il cellulare a mio figlio, se tutti i suoi amici ce l’hanno?’, Crepet rispose con piglio sarcastico: ‘Complimenti signora, lei mi ha appena detto che ha delegato l’educazione di suo figlio ai genitori degli amici di suo figlio’. Credo che questi incontri siano veramente importanti poiché lanciano messaggi che fanno bene a noi adulti per primi, ma anche ai ragazzi per la loro crescita”.
“Noi dobbiamo fornire ai giovani le tecniche affinché possano spiccare il volo – ha aggiunto la docente -. Il nostro compito non è quello di insegnare tutto, piuttosto lanciare degli stimoli che spingano i ragazzi a partire alla ricerca autonoma della propria strada. E questa è una riflessione di Crepet che condivido: non dobbiamo essere accomodanti nei confronti di figli e alunni. Dobbiamo sollecitarli e poi lasciarli liberi”.
“Tutto è diventato così veloce e senza fatica che i ragazzi di oggi non sanno più soffermarsi sulle cose, sulle emozioni, sulle sensazioni. Ma, invece, come lo stesso Crepet afferma, sarebbe indispensabile che ognuno si scomodasse, uscisse dalla propria comfort zone, recuperasse la fatica come valore insito all’esistenza”, hanno detto ancora.
Ma c’è una piccola nota dolente: “Ci piacerebbe – hanno concluso – che una persona come Crepet dedicasse più tempo al firmacopie e che guardasse negli occhi le persone che sono lì per lui, dopo aver comprato e letto il suo libro”.
Crepet e i suoi capisaldi
Crepet è stato intervistato qualche giorno fa all’interno del podcast The BSMT by Gianluca Gazzoli, in una puntata ricca di pensieri, riflessioni e aneddoti personali. Ovviamente l’esperto non ha potuto non parlare delle giovani generazioni e dell’educazione.
Intanto Crepet ha ribadito un concetto che ha già espresso: “Tutti sono diventati disagiati, tutti i ragazzi al liceo dicono che non ce la fanno più, le scuole che sono piene di psicologi. Mi pare un po’ too much e allora vuol dire non che qualcuno bari però che forse certe cose ce le possiamo anche risolvere da noi. Io credo molto nelle possibilità di entrare e riuscire da un tuo errore”.
E, sulle nuove tecnologie: “Penso che intanto le nuove generazioni hanno una straordinaria possibilità di di utilizzo tecnologico che ci può aiutare. Io il mio cambio tecnologico è stato dalla penna alla macchina da scrivere e poi da dalla macchina da scrivere ai primi telefonini. Già mi sembrava una roba strana. Beh adesso vorrei che tutto questo grande mondo che noi stiamo pubblicizzando che fa diventare trilionari alcuni eccetera sia al servizio della felicità”.
Infine, Crepet si è soffermato sulle responsabilità dei genitori utilizzando una metafora per illustrare il suo punto di vista, come riporta Virgilio Sapere: “Nessun contadino è così idiota da piantare un albero da frutto sotto una quercia. L’albero non farebbe mai frutto. Invece noi mettiamo i figli sotto di noi, che siamo la grande quercia, e diciamo: ‘Poverino, aspetta, gli do una mano. Vuoi due soldini per andare a ballare a Formentera?’”.
Partendo dal suo rapporto con la politica, Crepet ha affermato: “La politica è fatta da tutti, non solo da chi è eletto e va in Senato. La politica la fa anche un bravo insegnante, per esempio. Un bravo insegnante ha una responsabilità enorme perché tira su una generazione“.
L’esperto ha proseguito: “Se mi chiedi quanti insegnanti autorevoli ci sono, posso solo dire che penso che ci siano ancora. Alcuni mi scrivono addolorati perché non ascoltati, addolorati perché non guadagnano niente“.
Crepet ha poi puntato il dito contro le famiglie: “S’è detto tante volte che ci sono dei ragazzini che all’insegnante dicono: ‘Stai zitta te che prendi 1.400 euro al mese’. Sicuramente l’hanno sentita a casa questa roba qua, non è che te la inventi a 10 anni la battuta. È veramente orrendo che un genitore dica: ‘Ma va là, quella lì prende 1.400 mentre quell’altro che non paga le tasse c’ha la Lamborghini’. Beh, insomma, per me questo non è un insegnamento per la vita. E non faccio il moralista”.
Sul tema lo psichiatra ha concluso: “Di insegnanti bravi ce ne sono ancora. E spero che qualcuno prima o poi capisca che l’educazione e i luoghi dell’educare sono fondamentali”.