Home I lettori ci scrivono La nostra verità sul docente che nega la Shoah

La nostra verità sul docente che nega la Shoah

CONDIVIDI

La notizia apparsa sull’edizione di Palermo di Repubblica secondo la quale Gino Giannetti, un professore del L.A.S. “E. Catalano” di Palermo, sarebbe “al centro di un’indagine della Digos e della procura”.

L’indagine sarebbe partita dalla segnalazione di alcune studentesse e alcuni studenti su delle frasi che Gino avrebbe detto in classe e sull’invio ad una studentessa – che glielo aveva richiesto – di un link a una video-intervista fatta al Direttore del Memoriale e Museo di Auschwitz-Birkenau. La vicenda ci rattrista molto sia per il clima che la circonda sia perché conosciamo Gino.

Infatti, il clima che si è creato intorno al “caso” è davvero inusuale: 5 allievi e allieve riportano quanto accaduto al dirigente scolastico che, a sua volta, sporge denuncia alla Polizia e avvia un procedimento disciplinare senza che Gino sia mai ascoltato, mentre invece si sarebbero svolte “riunioni ufficiali programmate” dal dirigente scolastico alla presenza di “alunni, docenti e genitori”.

Avviato il procedimento disciplinare dal Provveditorato di Palermo, Gino ha ormai da mesi richiesto gli atti che lo accuserebbero senza ancora averli ricevuti e anche il suo avvocato è ancora in attesa di eventuali notizie dalla Procura della Repubblica di Palermo. Quindi ancora non si è a conoscenza di ciò che effettivamente sia stato detto per incolparlo, niente di meno che, dei reati previsti dalla l. n. 654/1975 come integrata dalla l. n. 115/2016, cioè di diffondere “in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale” e/o di incitare “in qualsiasi modo alla discriminazione” o a commettere “atti di violenza o di  provocazione alla violenza, nei confronti di persone perché appartenenti ad un gruppo nazionale, etnico o razziale, tutto ciò aggravato dalla “negazione della Shoah”.

Ebbene, conosciamo Gino da tanti anni e l’abbiamo sempre trovato in prima fila a manifestare e a lottare contro ogni forma di discriminazione, da quella “razziale” a quella di genere, da quella di censo a quella politica e quindi ci sorprende vederlo accusato di queste ignominie.

Per di più, Gino è da anni iscritto ai Cobas Scuola di Palermo e nel tempo ha anche svolto attività col Partito Comunista e quindi ci risulta particolarmente difficile credere che abbia “invitato gli studenti a iscriversi a Forza Nuova” come scrive Repubblica.

Auspichiamo che questo equivoco si chiarisca rapidamente e che fatti e parole estrapolate dal loro contesto vengano ricondotte al loro corretto senso e significato, nei limiti del diritto di critica e del contraddittorio che garantiscono l’esercizio di quella libertà d’insegnamento  che è diretta “a promuovere, attraverso un confronto aperto di posizioni culturali, la piena formazione della personalità degli alunni”.

Nel frattempo ci auguriamo che tutti vogliano rispettate la dignità e l’umanità di Gino aiutandolo a mantenere la serenità necessaria ad affrontare questo particolare momento.

 

Ferdinando Alliata

Candida Di Franco

Carmelo Lucchesi