Home I lettori ci scrivono L’apocalisse nella scuola

L’apocalisse nella scuola

CONDIVIDI

Ho letto con interesse l’articolo con cui si chiede che senso abbia, fare eseguire gli esami quest’anno agli studenti.
Ci sono dei passaggi molto interessanti che fanno riflettere sui diritti sacrosanti degli studenti, come essere seguiti adeguatamente per portare a termine il percorso scolastico fino alla fine.

La DAD non è stata praticata in tutti gli istituti scolastici e in diversi, solo per consegnare i compiti per casa agli studenti.
Proprio ieri un mio conoscente mi ha detto che sua figlia ha finora ricevuto due ore di lezione la settimana, assieme ad altri compagni di classe e significa che può relazionarsi con l’insegnante della materia che affronta solo per una manciata di minuti e soprattutto per apprendere i nuovi argomenti ciò non è il massimo. Tutt’altro!
Questa situazione inedita e straordinaria però per un’altra tipologia di studenti, non è nuova.
Brutalmente direi: mal comune e mezzo gaudio.
Onestamente fare questa considerazione, non mi dà nessuna soddisfazione; soprattutto come mamma perché i giovani sono i figli di tutti!
Ciò che sta accadendo più o meno a tutti, è sempre successo a chi necessita di percorsi speciali per sostenere l’impegno scolastico.
In Italia i cosiddetti bisogni speciali riguardano gli studenti che chiedono percorsi alternativi, a prescindere delle motivazioni.
Anche chi possiede APC ha dovuto barcamenarsi sempre in questo modo.
Non potendo usufruire di metodologie adeguate per le proprie fisiologiche esigenze.
Prima dell’abbandono scolastico di nostro figlio dopo aver concluso il lll anno delle superiori fra un pianto e un lamento, non potendolo inserire in classe con un programma personalizzato, gli era stato proposto di completare gli studi da privatista con queste condizioni:
1) Presentarsi quando avrebbe avuto bisogno, nel corridoio dell’istituto scolastico per attendere l’uscita dei professori al cambio di ora e nel loro tragitto fra una classe e l’altra, gli sarebbe stato concesso di chiedere qualsiasi cosa sui programmi da svolgere.
2) Nessuna possibilità di entrare nel sito della scuola, quella parte accessibile agli studenti che frequentano, per una questione di privacy essendo un privatista! Così nemmeno in quest’altro modo non avrebbe potuto aggiornarsi con il programma di studio.
Però a fine anno avrebbe dovuto essere preparato come tutti gli studenti della classe di riferimento per superare gli esami annuali e successivamente la Maturità.
Quindi, per situazioni come quella vissuta anche  sulla pelle di nostro figlio, altro che DAD, perché sarebbe stata “oro colato”…
Ho scritto al ministero per chiedere se proprio grazie a ciò che sta accadendo alla Scuola italiana, non si possa considerare una chance per gli studenti con APC e usciti dal “circuito scolastico”, per permettere loro di ottenere anche un attestato per iscriversi all’Università o presentarlo per la ricerca di un lavoro, visto come requisito minimo anche per fare i cassieri ad un supermercato chiedono il diploma di Maturità.
Mi è stato risposto/domandato, dal ministero, con quali oggettive valutazioni si potrebbe rilasciare un attestato perché uno possiede APC.
La frase conclusiva è stata:”…in Italia è sempre stato fatto cosí!”.
Ok.
“È sempre stato fatto cosí!”.
Nemmeno ciò che stiamo tutti attraversando non ci permette di capire che non possiamo più dire “è sempre stato così!” perché i cambiamenti che l’Universo ci sta chiedendo a livello planetario, non possono fondarsi sul VECCHIO?
Quest’anno chi passerà l’anno avrà fatto un esame farsa.
Perché un evento di questa portata “non è sempre stato così!”.
Nell’ordinario bisogna inserire lo straordinario, quando appunto la vita stessa ci impone di non poter più ripetere vecchi schemi.
Se quest’anno promuovessero tutti per l’oggettiva preparzione degli studenti, si farebbe “la strage degli innocenti” perché in base “alle oggettive valutazioni, poiché è sempre stato così”, almeno il 60×100 verrebbe bocciato!
Spero che però il buon senso prevalga e ciò non accada!
Aspetto quindi, un’altra più oggettiva risposta dal ministero.
Manuela Fusco