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L’effetto Campania sul concorso dirigenti scolastici

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Essere dirigenti scolastici in tempo di covid-19 è una condizione lavorativa e umana totalizzante.
Crediamo che mai come in questo periodo storico le famiglie e l’opinione pubblica si siano rese conto di quanto sia stato e sia, tuttora, determinante il nostro lavoro: dobbiamo seguire costantemente cantieri, bandi europei e nazionali, riorganizzare la scuola ex novo per garantire sicurezza e qualità didattica, serenità alle famiglie e accoglienza per tutti gli studenti.
Non tutti sanno, però, che molti di noi neo Ds, oltre 1.000, sono stati assegnati ad una regione diversa da quella di residenza.
Questo è avvenuto a causa dell’assenza di posti in una regione, la Campania, fatto che ha determinato un effetto domino che ha spostato a Nord delle proprie regioni oltre 1000 dirigenti scolastici.
Il concorso era nazionale e avevamo messo nel conto la possibilità di essere assegnati ad un’altra regione, ma l’“effetto Campania”, noto solo al termine del concorso, ha determinato l’esodo di oltre 1.000 persone su 1.800 neo immessi vincitori.
Quest’anno, a seguito di pensionamenti e reggenze, si sono liberati posti nelle nostre regioni, ma gli uffici scolastici regionali non hanno autorizzato il trasferimento, se non a pochissimi e con criteri diversi, da regione a regione.
A settembre saranno immessi gli ultimi 500 neo Ds vincitori di concorso, successivi in graduatoria rispetto alla nostra posizione, che avranno la fortuna di trovare posto vicino casa.
Potete immaginare la frustrazione di chi, come noi, percepisce questo paradosso come una palese ingiustizia del sistema. Col senno del poi molti di noi si sarebbero augurati di prendere qualche voto più basso all’esame del concorso per trovare posto sotto casa, in barba alla logica della meritocrazia…
Eppure una soluzione ci sarebbe, semplice e a costo zero per l’Amministrazione. Ne stiamo parlando con i sindacati, lo abbiamo scritto al Ministro e stiamo cercando sostegno per questa soluzione.
Se ci concedessero di rientrare nei posti disponibili nelle nostre regioni, indicando dei criteri oggettivi di accesso (L. 104, presenza di figli minori in famiglia, coniuge impossibilitato a trasferirsi…) libereremmo a nord dei posti che sarebbero assegnati ai nuovi immessi.
Ci auguriamo che prevalga la logica e la razionalità e non una cieca e irrazionale burocrazia.

Stefania Geremicca