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Libertà educativa, altolà di Turi (Uil): la scuola italiana è statale, niente soldi pubblici alle private

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Per noi la scuola è una funzione dello Stato e non può essere delegata al privato se non per consentire una sua convivenza alle condizioni della Costituzione che 70 anni fa già disponeva misure per garantire l’istruzione di tutti, al riparo dalle diatribe laici-cattolici: non le manda a dire Pino Turi, leader della Uil Scuola, a chi sostiene che la scuola privata debba accedere agli stessi finanziamenti di quella pubblica.

La tavola rotonda di Milano

Durante una tavola rotonda dell’8 novembre, organizzata a Milano dalla Uil Scuola Lombardia, il sindacalista si è scagliato contro coloro che esprimono la libertà educativa, a partire da suor Monia Alfieri, presente al confronto in terra meneghina, al quale hanno anche partecipato l’ex ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, la deputata Valentina Aprea (FI) e l’on. Camilla Sgambato, (responsabile Scuola Pd).

“La costituzione dice ‘senza oneri per lo Stato’”

La tesi di suor Monia Alfieri – ha detto Turi – non è particolarmente innovativa, nè originale e tantomeno moderna  cambia solo il nome e la rende più scientifica: costo standard di sostenibilità. Calamandrei le definì sussidio alla famiglia, più di recente Berlusconi e Valentina Aprea l’hanno chiamato buono scuola. Si tratta di finanziamento pubblico alle scuole private”.

“La costituzione dice chiaramente ‘senza oneri per lo Stato’ – ha ribadito Turi – mentre il sussidio dato dalla Regione Lombardia è di 24 milioni alle famiglie, 9 milioni alle scuole dell’infanzia direttamente e 4,5 milioni per la disabilità”.

Il riferimento di Turi, tuttavia, appare semplicisticamente rivolto alle scuole private, mentre le paritarie dal 2000 (con la Legge 62 del 10 marzovengono annoverate come istituti che propongono un’offerta analoga alle statali, emettendo titoli di studio dalla stessa valenza di quelli prodotti negli istituti pubblici.

Le indicazioni di Bruxelles

L’altra questione sollevata nel dibattito giunge dall’analisi dei dati Ocse, che ribadiscono la necessità di puntare sulla scuola per promuovere una crescita equa del Paese, ma che vengono chiamati a dimostrare le diverse possibilità di accedere all’educazione.

Proprio oggi si sono riuniti a Bruxelles i responsabili delle Finanze e dell’istruzione del consiglio europeo. Il monito che viene dal CSEE è di fare attenzione alle spinte verso la privatizzazione dell’istruzione.

“Rischiamo un danno irreversibile”

Secondo il segretario generale Uil Scuola, “la concorrenza tra scuole, che secondo l’idea liberista produce qualità, nell’istruzione e nella scuola è deleteria, divide e non unisce, omologa alle mode e non è innovativa.  Si rischia di perdere l’immenso patrimonio che la scuola della Repubblica lascia in dote a questo paese. Il riferimento diretto è il modello della sanità che si vorrebbe applicare alla scuola”.

Perseguendo questa strada, ha tenuto a dire Turi, “rischiamo un danno irreversibile. Peggiore di quello che già sta attraversando la sanità con ospedali senza personale e cliniche private a cui vengono indirizzati i fondi regionali”.

Il no alle “ricette neo liberiste”

“Lo Stato, nella nostra Costituzione, non si è limitato a tenere per sé il diritto di dettare le norme generali per l’istruzione, ma – ha continuato il leader Uil Scuola – ha voluto che fossero anche gestite direttamente, disponendo che lo stato istituisce sue scuole in ogni ordine e grado di scuola. Non uno Stato regolatore, quindi, ma uno Stato gestore diretto. Non si tratta di scuola di Stato dovendo dare conto della sua azione al Parlamento e non al Governo”.

In conclusione, secondo Turi “la scuola di tutti e per tutti deve garantire la libertà di insegnamento. Il punto dunque è che non si tratta di economia e di ricette neo liberiste, ma di democrazia e partecipazione”.