
Non si parla d’altro: il femminicidio di Martina Carbonaro, 14enne uccisa dal suo ex fidanzato 18enne ad Afragola, nel napoletano, ha colpito l’opinione pubblica. A dire la sua sull’orribile fatto di cronaca nera che ha coinvolto una studentessa è stata l‘ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.
La critica di Azzolina
Ecco le sue riflessioni, racchiuse in un post Facebook: “Martina aveva 14 anni ed era una bambina. Colpisce l’idea che ci sia stato l’ennesimo femminicidio nel nostro paese? Personalmente non mi stupisce e personalmente continuo ad indignarmi. Quello che si fa finta di non vedere è che continueremo così, anzi la situazione potrebbe anche peggiorare. Non si può pensare di limitare una piaga così violenta agendo solo sul codice penale e di procedura penale. Quello che manca totalmente è la prevenzione, è l’educazione alla gestione delle proprie emozioni negative. E queste cose non si imparano a diciotto anni, si deve iniziare già dalla scuola dell’infanzia. Chi può fare prevenzione? Gli attori possono e devono essere tanti, ma in primis, restano la famiglia e la scuola. Mettiamo al bando l’ipocrisia che attanaglia la società nella quale viviamo. Ci sono alcune famiglie, senza generalizzare chiaramente, che non osano parlare con i propri figli di determinati argomenti, che lasciano correre o che spesso fungono anche da esempio negativo quando la violenza verso la donna è già presente in casa, fisica o psicologica che sia”.
“La scuola? Da una parte si elogiano gli insegnanti e si dice che bisogna restituire loro prestigio sociale, dall’altra non ci si fida e si cerca il consenso dei genitori. I genitori devono essere preventivamente informati su ogni attività didattica a tema sessuale, affettivo o etico e serve il loro assenso scritto.
Traduzione: senza il consenso della famiglia non si può far niente nelle scuole. Risultato? I ragazzi e le ragazze sono soli ad attraversare uragani emotivi, vedere filmati porno che certo non rappresentano la realtà, ascoltare testi musicali spesso di dubbio valore educativo, vivere buona parte della giornata sui social. È come guidare dei bolidi senza aver mai frequentato alcun corso e senza che nessun adulto si prenda la briga di controllarti. Se abbiamo deciso che questa è la strada maestra da seguire, il modello che vogliamo, non scandalizziamoci più se le nostre mamme o le nostre figlie continuano a morire, indifese e abbandonate da un sistema che non regge più le novità che la società ci impone.
Se si vuole iniziare ad investire seriamente sulla prevenzione, si parta dalla scuola, chiamando anche esperti esterni, medici, psicologi, sociologi, associazioni e terzo settore, madri e padri che hanno perso le loro figlie, senza chiedere il permesso alle famiglie per educare, ma semmai invitandole ad incontri che le facciano riflettere, che si faccia squadra, insomma, laddove possibile. Gli adulti ascoltino seriamente i pre adolescenti e gli adolescenti odierni, perché in pochi oggi realmente lo fanno. Quei ragazzi e quelle ragazze hanno, spesso, mondi da raccontare ed è bene conoscerli senza voltarsi dall’altra parte o averne paura”.
L’aggressione
Come riporta Repubblica, a compiere l’omicidio, secondo le indagini in corso, sarebbe stato l’ex fidanzato della ragazza, un diciottenne attualmente fermato con l’accusa di omicidio volontario, che ha poi confessato di averla aggredita e uccisa. Secondo quanto dichiarato, l’aggressione sarebbe nata da un rifiuto: la studentessa voleva chiudere definitivamente la relazione. Il giovane avrebbe colpito la ragazza con una grossa pietra trovata sul posto. Il delitto, descritto come particolarmente violento, ha sconvolto famiglia, amici, scuola e quanti la conoscevano.
In attesa delle conferme ufficiali da parte del medico legale, la procura indaga per femminicidio, un termine che ancora una volta segna con dolore la cronaca italiana.
Accorato il messaggio della madre, che su Facebook ha condiviso una foto della figlia e scritto: “Figlia mia, chi ti ha fatto del male la pagherà. Vola in alto. Ora starai con i miei genitori. Tu sei stata importante e lo sarai per sempre”.
Il sindaco di Afragola ha affidato ai social un messaggio sentito: “Oggi Afragola piange per l’inconsolabile dolore di una vita spezzata, un fiore reciso con una cieca violenza senza senso che toglie il respiro. Siamo tutti profondamente addolorati per l’orrore dell’inaccettabile morte di una adolescente a cui è stato tolto il diritto di vivere”.
Il messaggio della sua scuola
Anche la scuola della ragazza ha pubblicato un messaggio di cordoglio: “Tutta la comunità dell’Istituto si stringe intorno alla famiglia di Martina, in questo momento di immenso dolore, per la sua prematura e tragica scomparsa che lascia un vuoto incolmabile nei cuori di tutti noi, compagni, insegnanti e personale scolastico. La ricorderemo sempre per il suo sorriso e la sua gentilezza, qualità che l’hanno resa speciale in ogni giorno trascorso insieme. Sarà sempre nei nostri cuori e nei nostri pensieri e farà parte per sempre di questa comunità che non la dimenticherà mai”.
La scuola media di Afragola, paese del napoletano dove viveva la ragazzina, aveva già scritto un post commovente per ricordarla e per sottolineare l’impegno della comunità scolastica per sradicare la cultura patriarcale.
“Martina era una di noi. Una ex alunna della nostra scuola. Una ragazza dolce, piena di sogni, con lo sguardo aperto sul futuro. Aveva solo 14 anni. La sua vita è stata spezzata in modo brutale da chi non ha accettato la sua libertà. Da chi confondeva l’amore con il possesso. La notizia della sua morte ci ha colpiti profondamente, come comunità scolastica, come educatori, come compagni. È difficile trovare le parole, ma è doveroso trovarle. Perché il silenzio non protegge”, questa la prima parte del messaggio.
“Il silenzio nasconde. Martina ci lascia un messaggio potente: che il rispetto non è un’opinione, che dire no è un diritto, che amare non significa controllare. Nel suo nome, vogliamo dire basta. Basta alla violenza, agli abusi, al silenzio complice. Basta a relazioni malate che fanno male, anche tra i più giovani. Nella nostra scuola, continueremo a educare all’amore, al rispetto, alla libertà. Perché ogni ragazza, ogni ragazzo, abbia il diritto di crescere senza paura. Martina resta con noi. Nel ricordo. Nel dolore. Ma soprattutto, nel nostro impegno a costruire un futuro migliore”, conclude l’istituto.