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Martina Carbonaro, la sua prof: “Mi sento tradita. Ci fanno spiegare il rispetto e non ci danno strumenti per garantirlo fuori”

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Si continua a parlare del femminicidio di Martina Carbonaro, la 14enne uccisa per mano dell’ex fidanzato ad Afragola, nel napoletano. Una sua docente, dell’istituto superiore che frequentava, a Casoria, ha scritto un post molto commovente su Facebook.

“Porterò per sempre nel cuore il tuo volto, la tua voce, la tua presenza in aula”

Ecco le sue parole: “’Prof. Carbonaro, no Carbonara. E dai Martina che a me piace la carbonara e tu sei bella e buona come un piatto di carbonara’. Così noi scherzavamo sempre. Non l’ accetto, non ci posso credere e invece è arrivata la notizia della tua morte. Porterò per sempre nel cuore il tuo volto, la tua voce, la tua presenza in aula. E porterò anche questo dolore, trasformandolo in un impegno ancora più forte per educare al rispetto, all’uguaglianza, alla libertà. Avevi solo 14 anni. Avevi diritto alla vita, ai sogni, ai primi amori, alle risate tra i banchi. Invece sei stata strappata via. Brutalmente. Ingiustamente. Silenziosamente”, ha esordito.

E poi una critica alla nostra società: “Come docente mi sento tradita. Da una società che non sa proteggere le sue ragazze. Da un sistema che ancora oggi tollera, minimizza, giustifica la violenza. Ci insegnano a spiegare il rispetto, ma non ci danno gli strumenti per garantirlo fuori dalle mura della scuola. E la delusione è immensa. Perché ogni volta che perdiamo una ragazza, perdiamo una parte del nostro futuro. Perdere un’alunna così è come perdere una figlia. Come se mi avessero strappato un pezzo dell’anima, senza spiegazione. Ciao Martina riposa in pace”.

Il messaggio della sua scuola

Anche la scuola della ragazza ha pubblicato un messaggio di cordoglio: “Tutta la comunità dell’Istituto si stringe intorno alla famiglia di Martina, in questo momento di immenso dolore, per la sua prematura e tragica scomparsa che lascia un vuoto incolmabile nei cuori di tutti noi, compagni, insegnanti e personale scolastico. La ricorderemo sempre per il suo sorriso e la sua gentilezza, qualità che l’hanno resa speciale in ogni giorno trascorso insieme. Sarà sempre nei nostri cuori e nei nostri pensieri e farà parte per sempre di questa comunità che non la dimenticherà mai”.

La scuola media di Afragola, paese del napoletano dove viveva la ragazzina, aveva già scritto un post commovente per ricordarla e per sottolineare l’impegno della comunità scolastica per sradicare la cultura patriarcale.

“Martina era una di noi. Una ex alunna della nostra scuola. Una ragazza dolce, piena di sogni, con lo sguardo aperto sul futuro. Aveva solo 14 anni. La sua vita è stata spezzata in modo brutale da chi non ha accettato la sua libertà. Da chi confondeva l’amore con il possesso. La notizia della sua morte ci ha colpiti profondamente, come comunità scolastica, come educatori, come compagni. È difficile trovare le parole, ma è doveroso trovarle. Perché il silenzio non protegge”, questa la prima parte del messaggio.

“Il silenzio nasconde. Martina ci lascia un messaggio potente: che il rispetto non è un’opinione, che dire no è un diritto, che amare non significa controllare. Nel suo nome, vogliamo dire basta. Basta alla violenza, agli abusi, al silenzio complice. Basta a relazioni malate che fanno male, anche tra i più giovani. Nella nostra scuola, continueremo a educare all’amore, al rispetto, alla libertà. Perché ogni ragazza, ogni ragazzo, abbia il diritto di crescere senza paura. Martina resta con noi. Nel ricordo. Nel dolore. Ma soprattutto, nel nostro impegno a costruire un futuro migliore”, conclude l’istituto.

Le parole della compagna di banco

Le compagne e le docenti della giovane hanno rilasciato alcune dichiarazioni a La Repubblica. “Martina, c’è qualcosa che non va? Mi sorrise, come faceva sempre — questo quanto ricorda una sua docente di lunedì scorso, 26 maggio — Disse che andava tutto bene. Ho questa ultima immagine di lei, sono senza parole”.

Sul muro attaccato al suo banco aveva scritto “Ti amo Alessio”, in tutti i colori: blu, nero, rosso. Ora ci sono i fiori. “Martina era solare, voleva fare la carabiniera da grande, era il suo sogno”, racconta la compagna di banco. “Martina aveva lasciato il fidanzato — svela — perché mi aveva detto che non provava più i sentimenti di prima. Lui l’aveva presa male, era andato sotto casa, aveva fatto di tutto. Ma lei aveva deciso. A 14 anni non si può morire così, non ho voglia di dire altro”.

“Parlava spesso di questo ragazzo gelosissimo — confessa la professoressa — Mi rassicurò che era solo gelosia. Con i ragazzi dell’altro sesso aveva un rapporto freddo, lo hanno riferito in queste ore i suoi compagni di classe. Abbassava lo sguardo se incrociava qualcuno, perché lui non voleva che salutasse i maschi. Una ragazza perbene, studiosa, voleva fare la carabiniera”.

Sul muro in fondo alla classe gli studenti hanno scritto “Martina vive”. La dirigente scolastica ha mostrato ai ragazzi il suo telefonino: “Questo è un oggetto, non una persona. Non potete affidarvi allo sfogo sui social. Il telefono non vi può aiutare, sembra che vi dia emozioni, ma le emozioni le dovete vivere con le persone”.