Home I lettori ci scrivono Niente soldi per la scuola, solo per le armi!

Niente soldi per la scuola, solo per le armi!

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La Germania sta stanziando 100 miliardi di euro per sostenere le imprese attraverso linee di credito emergenziali, per compensare gli aumenti dei costi. Noi con il Def stanziamo 5 miliardi.

Le risorse “non sono assolutamente sufficienti per rispondere all’emergenza sociale che rischia di penalizzare le classi più vulnerabili. Senza un aumento della spesa pubblica quegli impegni saranno lettera morta: dalle pensioni ai livelli essenziali delle prestazioni. Si prospetta invece l’aumento di 15 miliardi delle spese militari per soddisfare un accordo Nato tagliando gli investimenti sulla scuola 2022-2025. Si passa dal 4 al 3,5% del Pil, 7,5 miliardi in meno”.

È la logica ragionieristica dei tagli degli ultimi venti anni. Il timore diffuso ieri era l’aggravamento della crisi sociale attualmente silenziata. E si dà, nonostante la pandemia e la guerra, per scontato che un’improbabile ripresa del mercato rimetta in ordine tutto. È un progetto di società nel capitalismo delle policrisi (da Il Manifesto, 14/4/2022).

I giornali oggi aprono così le loro prime pagine, invitando all’attenzione la Polis. Soprattutto di quell’area che più di tutte continua ad essere denigrata e sottostimata: la Scuola, appunto. A cui si accompagna la nuova potenziale formula “rivoluzionaria” dell’ennesima riforma che porta il nome del nuovo Ministro della Pubblica Istruzione, sul reclutamento delle nuove leve all’insegnamento. E i sindacati? E gli operatori scolastici?

E a fare da contorno, la sentenza che condanna una maestra per aver severamente rimproverato degli alunni frequentati la classe quinta primaria di un Istituto comprensivo di Fornovo Taro (Parma).

Condanna che ha suscitato la reazione dell’opinione pubblica, politica e del mondo della scuola. E menomale! Ma che rischia di consegnare, ai più, un messaggio molto chiaro: fate quello che volete tanto la Scuola non ha più ruolo, legittimazione, potere educativo, motivo d’essere ed esistere. Questa è la vera “rivoluzione” riformatrice della Scuola del nuovo millennio.

Siamo oltre la frutta. E il DEF dimostra quante promesse elettive sono state spese, e quanto la Scuola sarà sul podio dell’attenzione di chi dovrà gestire la Cosa e la Casa Pubblica, semplicemente perché fonte di voti, e tantissimi!, perché coscienti che Essa è fragile più di un pugno di sabbia, poiché nessuno si muoverà a battaglia, altrimenti si rischia la condanna, magari all’ergastolo: viva la Democrazia!

Certo ci sono voci fuori campo, e voci autorevoli che tentano di indirizzare richiamando la Politica al continuo errore di sottostimare e sottovalutare il fondativo costituzionale civile e sociale della Scuola Italiana, che da sempre è stata riferimento per tutti i Paesi Europei, sino all’oltremanica. Ma non c’è più sordo di chi non vuol sentire!.

Ciliegina sulla torta le 7/10 euro (lorde) dell’indennità di vacanza che troveremo nelle nostre buste paga ad aprile, accompagnate dal sentire del popolino che ci rimprovera delle nostre legittime lamentele, visto poi che comunque, in un tempo di crisi e di guerre (Pandemia, Ucrania…) a noi si danno 10 euro!!?? E guai a spiegare, tanto inutile.

E nel mentre gli altri Ministeri sono rinnovati dal loro contratto, sino a ricevere anche degli arretrati, i nostri che sono pari a circa 25.000 euro più una media di 230/250 euro di aumento nello stipendio, per fare fronte al potere di acquisto che in questo amaro tempo segna una distanza tra reddito e sopravvivenza, così ampio come un oceano, sono solo una dichiarazione di intenti che lascia sulla carta l’illusione di rivendicazione. Già una volta è accaduto che si era ad un passo dal riconoscimento di arretrati, e visto che la Politica non ne voleva sapere intervenne la Magistratura, nelle sede di pertinenza, decidendo che non erano per noi, mentre essa si riconosceva i suoi di arretrati, legittimando, come caramellina, che in sede di contrattazione mai si sarebbe dovuto operare come sin ad allora il Governo intese gestire la crisi economica.

Potremmo spendere parole e colmare righe consunte di un verbo che è solo refrain, e continuare a tentare di solleticare, almeno, come una pulce all’orecchio, sperosi che prima o poi, magari, l’attenzione davvero sia tale, o al contrario rischiare di essere schiacciati.

Siamo al guado. E di certo ancora sentiremo le sirene di un’altra battaglia, la nostra che lascia sul selciato del feriale il futuro del nostro Paese, l’avvenire della popolazione giovanile, e l’amarezza del senso del nulla di chi si è speso per comunque consegnare almeno un sogno, una speranza, che mai devono essere traditi, ai quali mai si deve rinunciare. E se siamo riusciti in questo, allora comunque abbiamo vinto.

Buona Pasqua, Scuola.

Mario Santoro