Home Attualità Papa Francesco ai docenti: “Cari colleghi, se amate solo chi studia che...

Papa Francesco ai docenti: “Cari colleghi, se amate solo chi studia che merito avete? Lavoro bellissimo ma malpagato”

CONDIVIDI

Papa Francesco ci ha lasciato ieri, 21 aprile, alle ore 7,35, a causa di un ictus. Molti docenti stanno condividendo sui social media un messaggio del pontefice del 2015, rivolto proprio a insegnanti ed educatori. Eccone il testo, come riportato da un bollettino della Santa Sede.

Il discorso

“Cari colleghi e colleghe,

permettetemi di chiamarvi così, perché anch’io sono stato insegnante come voi e conservo un bel ricordo delle giornate passate in aula con gli studenti.

Insegnare è un lavoro bellissimo. Peccato che gli insegnanti siano malpagati. Perché non c’è soltanto il tempo che spendono per fare scuola, poi devono prepararsi, poi devono pensare ad ognuno degli alunni: come aiutarli ad andare avanti. E’ vero? E’ un’ingiustizia. Io penso al mio Paese, che è quello che conosco: poveretti, per avere uno stipendio più o meno che sia utile, devono fare due turni! Ma un insegnante come finisce dopo due turni di lavoro? E’ un lavoro malpagato, ma bellissimo perché consente di veder crescere giorno dopo giorno le persone che sono affidate alla nostra cura. È un po’ come essere genitori, almeno spiritualmente. E’ anche una grande responsabilità!

Insegnare è un impegno serio, che solo una personalità matura ed equilibrata può prendere. Un impegno del genere può incutere timore, ma occorre ricordare che nessun insegnante è mai solo: condivide sempre il proprio lavoro con gli altri colleghi e con tutta la comunità educativa cui appartiene.

Come Gesù ci ha insegnato, tutta la Legge e i Profeti si riassumono in due comandamenti: ama il Signore Dio tuo e ama il tuo prossimo (cfr Mt 22,34-40). Ci possiamo domandare: chi è il prossimo per un insegnante? Il ‘prossimo’ sono i suoi studenti! È con loro che trascorre le sue giornate. Sono loro che da lui attendono una guida, un indirizzo, una risposta – e, prima ancora, delle buone domande!

Gesù direbbe: se amate solo quelli che studiano, che sono ben educati, che merito avete? E ce ne sono alcuni che fanno perdere la pazienza, ma quelli dobbiamo amarli di più! Qualsiasi insegnante si trova bene con questi studenti. A voi chiedo di amare di più gli studenti ‘difficili’, quelli che non vogliono studiare, quelli che si trovano in condizioni di disagio, i disabili , gli stranieri, che oggi sono una grande sfida per la scuola.

In una società che fatica a trovare punti di riferimento, è necessario che i giovani trovino nella scuola un riferimento positivo. Essa può esserlo o diventarlo se al suo interno ci sono insegnanti capaci di dare un senso alla scuola, allo studio e alla cultura, senza ridurre tutto alla sola trasmissione di conoscenze tecniche ma puntando a costruire una relazione educativa con ciascuno studente, che deve sentirsi accolto ed amato per quello che è, con tutti i suoi limiti e le sue potenzialità. In questa direzione il vostro compito è quanto mai necessario. E voi dovete insegnare non solo i contenuti di una materia, ma anche i valori della vita e le abitudini della vita. Le tre cose che voi dovete trasmettere. Per imparare i contenuti è sufficiente il computer, ma per capire come si ama, per capire quali sono i valori e quali abitudini sono quelle che creano armonia nella società ci vuole un buon insegnante.

La comunità cristiana ha tantissimi esempi di grandi educatori che si sono dedicati a colmare le carenze della formazione scolastica o a fondare scuole a loro volta. Pensiamo, tra gli altri, a san Giovanni Bosco. E lui consigliava ai suoi sacerdoti: educare con amore. Il primo atteggiamento di un educatore è l’amore. È a queste figure che potete guardare anche voi, insegnanti cristiani, per animare dall’interno una scuola che, a prescindere dalla sua gestione statale o non statale, ha bisogno di educatori credibili e di testimoni di una umanità matura e completa. Testimonianza. E questa non si compra, non si vende: si offre”.

LEGGI IL DISCORSO

Lutto nazionale Papa Francesco, cosa succede nelle scuole?

Oggi il Consiglio dei Ministri si riunisce per esaminare la proposta della presidenza del Consiglio di istituire il lutto nazionale di tre giorni in Italia.

Oltre alle bandiere a mezz’asta, il lutto nazionale prevede che nelle scuole si osservi un minuto di silenzio e che gli esponenti del governo siano obbligati a cancellare tutti gli impegni in agenda: nel periodo di lutto, infatti, le personalità pubbliche possono partecipare solo a eventi di beneficenza.

La giornata di lutto nazionale non è riconosciuta “non lavorativa” per legge e quindi non comporta la chiusura di uffici pubblici, aziende, scuole o delle attività commerciali, quest’ultime, però, possono decidere liberamente di restare chiuse. 

Funerali Papa Francesco, quando saranno?

I funerali del Papa, com’è stato annunciato nella mattinata di oggi, 22 aprile, saranno celebrati sabato 26 aprile alle ore 10. L’inizio del conclave sarà tra il 5 e il 10 maggio.