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Pensioni, quota 100 per chi lavora a scuola è diventata 104. Confermate Ape social e opzione donna

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Trovano pieno riscontro nella realtà, le ipotesi avanzate dalla Tecnica della Scuola sull’impossibilità dei lavoratori della scuola di aderire a quota 100 nel corso del prossimo anno: i contenuti del decreto attuativo della Legge di Bilancio sulle norme che regoleranno l’anticipo pensionistico, la cui pubblicazione avverrà tra Natale e Capodanno, prevedono che i dipendenti pubblici dovranno “maturare” i 62 anni di età e i 38 di contributi entro il prossimo 31 marzo (mentre i privati maturati entro il 31 dicembre 2018).

Ma, soprattutto, la prima finestra per l’accesso alla pensione è stata fissata al primo ottobre 2019, al fine di in modo che assicurare “la continuità e il buon andamento dell’azione amministrativa”.

Mentre per i privati, la prima uscita, con la finestra trimestrale, è prevista già con il prossimo 1° aprile.

Ma anche in questo caso, se la spesa supererà le previsioni, si sta per stabilire che la finestra si allungherà fino a sei mesi.

Scuola beffata

Per i dipendenti statali, quindi, l’uscita ad ottobre rappresenta un mese dopo l’unica finestra attuabile per docenti, personale Ata, dirigenti scolastici e Dsga.

I quali, in questo modo, saranno praticamente tagliati fuori dal provvedimento: per loro, quindi, l’accesso alla pensione, almeno tramite questa via, si potrà avere solo nel settembre 2020. E solo per loro, il numero complessivo di anni, tra contributi ed età anagrafica, diventerà quasi quota 104.

E il treno di quota 100 dovrà essere anche preso al volo: perché chi non lo prenderà entro l’anno successivo, il 2021, rischierà grosso di andare in pensione con i requisiti della legge Fornero-Monti, quindi a 67 anni.

Al Governo ha confermato, infatti, che la sperimentazione dell’anticipo della pensione sarà triennale. Poi si vedrà.

Come si produrranno i risparmi?

Intanto, nel frattempo, si staranno chiedendo come si potranno ricavare oltre 2 miliardi di euro di risparmio proprio da quota 100, rispetto alle stime iniziali.

Prima di tutto, perché il Governo stima che chiederà l’accesso alla pensione con alcuni anni di anticipo solo l’85% degli aventi diritto, per una spesa di 4,7 miliardi nel 2018 e 8,7 nel 2019.

I risparmi, però, saranno anche garantiti dal gioco delle finestre e delle percentuali di adesione, ma anche da alcuni paletti inseriti: ad esempio l’impossibilità di cumulo con uno stipendio superiore a 5.000 euro che rappresenta un freno.

Garavaglia: per i dipendenti pubblici qualche mese in più

Le novità sono state confermati da Massimo Garavaglia, viceministro dell’economia, che conversando con Radio anch’io Rai Radio1 ha detto che “si permette a chi ha questa quota 100 di andare in pensione prima della Fornero senza nessuna penalizzazione. La finestra si aprirà sostanzialmente ad aprile. Per il pubblico in particolare ci vorrà qualche mese in più. L’orizzonte della manovra è triennale, come tutte le manovre”.

Alla domanda del conduttore: “ma quindi quota 100 potrebbe valere 3 anni?”, il viceministro ha replicato: “In questa fase, come viene fatto adesso, vale 3 anni”.

Pensione d’anzianità, non cambia

Oltre Quota 100, la manovra di fine anno porterà anche lo stop all’aumento di cinque mesi dell’aspettativa di vita per l’uscita dal lavoro anticipato, nota come pensione di “anzianità”, la quale resterà quindi accessibile anche nel 2019 con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi se donna).

Viene però prevista per queste pensioni la finestra trimestrale riducendo il vantaggio per il lavoratore a soli due mesi.

Sì per il 2019 all’Ape social e all’opzione donna

Tra i provvedimenti contenuti nel decreto attuativo della Legge di Bilancio, è prevista, per il 2019, la proroga dell’Ape cosiddetta sociale (per la scuola confermato il lavoro logorante solo per i maestri nella scuola dell’infanzia) e dell’opzione donna.

Quest’ultima possibilità prevede la formulazione dell’assegno pensionistico sulla base di un sistema di conteggio totalmente contributivo: potranno accedervi le donne con almeno 35 anni di contributi nate entro il 31 dicembre del 1959 se dipendenti e entro il 31 dicembre 1958 se autonome.

Via libera, sempre per il prossimo anno, anche all’introduzione della possibilità di coprire “buchi” contributivi nel caso di versamenti non obbligatori, come per esempio con il congedo parentale facoltativo.

Di Maio: siamo pronti

Intanto, il vicepremier e ministro dello sviluppo e del lavoro Luigi Di Maio a ‘Mattino Cinque’ su Canale5, ha confermato che le norme su “chi può accedere a quota 100, a chi sarà alzata la pensione minima, a chi la pensione di invalidità” non si scrivono nella legge di bilancio, ma “si scriveranno in un decreto” e “siamo pronti ormai anche per fare il decreto sull’aumento delle minime, su quota 100 e sul reddito di cittadinanza”.

Boeri (Inps): su quota 100 solo mezze verità

“Mi auguro quale che sia la scelta del governo che sia improntata alla massima trasparenza verso i cittadini, dicendo esattamente quali sono le condizioni”, ha detto il presidente dell’Inps Tito Boeri rispondendo – nel corso delle celebrazioni per i 120 anni dell’Istituto di previdenza – ad una domanda sulle pensioni e quota 100 aggiungendo che con il sistema delle finestre “si dicono delle mezze verità”.