
Assisi. – Puro arcobaleno di colori. Arcobaleno dei colori della pace che lungo la marcia si sono mischiati, sono divenuti canto, sorriso, allegria, compagnia, dolente compassione e impegno per la pace.
Una festa di popolo. La celebrazione del rifiuto della gente comune di accettare senza dire nulla l’inazione e spesso la complicità di chi, pur avendo potere (o forse proprio per questo) assiste ed ha assistito in silenzio alle stragi, ai genocidi, alle guerre, alla riduzione del diritto e dei diritti umani a inutili orpelli di una stagione ormai superata e sotterrata dalla logica coloniale del più forte e dalla corsa al riarmo.
Questo è stata la festosa teoria dei 200mila che hanno riempito le strade che da Perugia arrivano a Bastia, poi a Santa Maria degli Angeli e infine salgono verso la basilica di san Francesco e poi alla Rocca di Assisi.
Bambini: semi di pace a Bastia
Ma il mio racconto, che è frutto della diretta partecipazione a questo immenso sentiero di popolo, si concentra qui sulla presenza delle scuole e delle comunità educanti alla marcia.
Oltre 200 sono state le scuole presenti e due, oltre alla strada verso Assisi, sono stati i punti di loro massima visibilità e partecipazione.
Per la prima volta nella storia della marcia è stata infatti organizzata una marcia dentro la marcia: la marcia dei bambini e delle bambine. Una marcia partita alla 10.30 da Bastia Umbra e aperta da Flavio Lotti e da Fabiana Cruciani coordinatrice della rete delle scuole di pace.
Un percorso che ha visto presenti al suo avvio oltre 2500 bambini e bambine cui il sindaco di Bastia Umbra ha donato una piccolissima bustina contenente alcuni semi di grano e di girasole. Ve li doniamo, ha detto, perché “piantare un seme è credere che la pace abbia radici più forti della guerra. Questo seme è tuo. Cura la pianta, come curerai il mondo con la tua gentilezza”.
Il passaggio delle scuole a Santa Maria degli Angeli
A Santa Maria degli Angeli, prima della salita verso Assisi, i ragazzi e le ragazze delle scuole in marcia passano, si fermano per lanciare i loro messaggi al fiume di persone che attraversa la piazza. Salgono sul palco, cantano, danzano, espongono striscioni bellissimi e commoventi e ripartono.
Bambini di pochissimi anni che mettono in comune la commozione di parlare di fronte a centinaia e migliaia di persone. Insegnanti e sindaci e presidi a raccontare di territori dove la comunità educante funziona davvero e costruisce pace dal basso. E poi ripartono: allegri, colorati, vivacissimi. Riempiono di vita la salita verso Assisi e la Rocca.
Salita durissima.
Come durissimo è costruire la pace ogni giorno. Decine e decine di storie, vite, sorrisi, canti, cartelloni a dire che la scuola, le scuole, i ragazzi e le ragazze, i docenti e le docenti, i dirigenti e le dirigenti sono la spina dorsale di un paese che ancora vuole credere nella possibilità ci dare un futuro alla pace. E quindi alla nostra società.
Comunità educanti per la pace
E le scuole sono qui con loro i sindaci, gli assessori dei loro paesi e delle loro città, gli enti di volontariato, le associazioni del territorio. I tanti fili di una rete intessuta di voglia di pace, di disponibilità a costruirla, di impegno a insegnare e imparare la pace. A costruirla dal basso.
Ecco, dal basso. Una versa comunità educante.
Guardo questo popolo salire verso la Rocca dove si terrano gli interventi conclusivi e le testimonianze dei rappresentanti dei popoli martoriati dalle guerre.
Ma quello che conta qui, oggi, sono queste persone in carne e ossa. Bambini e bambine, famiglie, scuole, parrocchie e scout, sindaci con i gonfaloni dei loro comuni, artisti, musicisti, associazioni e sindacati….. Persone.
Persone comuni. Quelle che la politica non ascolta. E che spesso non appaiono nelle cronache dei grandi quotidiani (e poi ci si chiede perché ormai nessuno li legga più) e dei grandi Telegiornali. Impegnati a raccontare solo le azioni (spesso di guerra) dei grandi della terra e il loro disinteresse per chi ogni giorno fa la storia.
Di chi si prende cura dei piccoli semi e fa crescere piante di pace. La storia, la vera storia, è loro. E passa sui banchi di scuola. Questo ci ha detto, ieri, la PerugiAssisi. Un messaggio consegnato a tutti.



