Home Politica scolastica Piano Scuola, critico il M5S: “Vuota propaganda. Da governo solo spot”

Piano Scuola, critico il M5S: “Vuota propaganda. Da governo solo spot”

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Alla luce delle tante, troppe, indiscrezioni circolate nell’ultimo mese sul piano scuola, che verrà presentato domani in Consiglio dei Ministri, possiamo già affermare che i punti prospettati sono per, l’ennesima volta, uno auto-spottone  del Governo, che non risolverà i profondi  problemi  del comparto. Questo non è un piano di rilancio, ma propaganda”.

Lo affermano i deputati del Movimento 5 stelle in commissione Cultura, Scienza, Istruzione.

“Riguardo alle assunzioni, se queste coinvolgeranno 100 mila soggetti e saranno spalmate in tre, quattro, anni vorrà dire che ci troveremo di fronte solo a una fisiologica copertura dei pensionamenti: turno over. Dunque altro che assunzioni, si tratterebbe di una menzogna. Noi abbiamo proposto in varie occasioni almeno 150 mila assunzioni tra il 2014 e il 2016.

Sulle supplenze, a essere prospettata non è la loro eliminazione, ma quella dei supplenti stessi.Si estirpa il problema materialmente. Tra l’altro, tale abolizione graverebbe sulle spalle degli insegnanti già in servizio, non si sa se a titolo gratuito o meno

Il prossimo presunto finanziamento da un miliardo al comparto dovrebbe avvenire, paradossalmente, anche attraverso tagli alla stessa scuola. Quella somma potrebbe essere coperta con 800 milioni di risparmi derivanti dall’eliminazione delle supplenze. Il ministro dell’Economia Padoan, poi, ha recentemente parlato di  possibili risparmi derivanti anche dal comparto istruzione. In sostanza: ulteriori tagli.

Riteniamo il potenziamento del sistema ‘integrato’ pubblico-privato prospettato dal ministro Giannini inaccettabile e consideriamo malata l’equazione ‘più scuola privata, uguale a maggiore risparmio per lo Stato’. Al Paese serve più scuola pubblica statale, non il suo affossamento.


Rigettiamo poi qualsiasi impostazione aziendalistica, che si vorrebbe dare alla scuola pubblica attraverso una valutazione degli obiettivi raggiunti, ovvero i test Invalsi. Più volte abbiamo affermato che una scuola non può essere considerata alla stregua di un impianto produttivo e, legare i finanziamenti a tali test, vorrebbe dire condannare le scuole che operano in contesti più difficili a una morte certa. Senza contare che trasformeremmo le nostre classi in quizzifici.

Sui Quota 96, ogni ulteriore parola è superflua: sembra che non ci sarà nessuna disposizione per questi docenti, che  dovrebbero restare in servizio anche l’anno prossimo. La farsa è compiuta.

Concludiamo affermando che siamo basiti per il fatto che elementari e circostanziate critiche al presunto piano scuola, come quelle da noi qui riportate, siano state al momento poche e assai poco sottolineate. Quello della critica e dell’analisi è un diritto e dovrebbe essere anche un dovere. Rilanciare supinamente gli spottoni del governo, no”.