
Ha fatto molto scalpore la vicenda di qualche settimana fa che ha visto protagonista un docente del napoletano che ha scritto sui social un post molto riprovevole in cui ha augurato alla figlia della presidente del Consiglio Giorgia Meloni di fare la fine di Martina Carbonaro, la 14enne vittima di femminicidio.
Il professore di tedesco, al centro delle cronache di quei giorni, ha pure tentato il suicidio. L’uomo, prima e dopo, ha chiesto di poter incontrare la premier per scusarsi con lei, faccia a faccia. Ora, secondo il quotidiano Il Roma, la leader di Fratelli d’Italia avrebbe acconsentito all’incontro.
È lui stesso a comunicarlo: “Non dimenticherò mai questo gesto. In un momento in cui avrebbe potuto ignorarmi, tra mille impegni istituzionali e responsabilità, il Presidente ha scelto di rispondere. È un segnale di grande umanità. La ringrazio con tutto il cuore. Per me significa moltissimo”.
“Le parlerò da insegnante a madre. Il mio errore può diventare un esempio: per dire che si può cadere, ma ci si può anche rialzare. E che il perdono – quando accade – è un fatto potente, educativo. Sono profondamente commosso. Questo gesto del premier me lo porterò dentro per sempre”, ha aggiunto.
La lettera alla Premier
Prima del tentativo di togliersi la vita l’uomo, 65enne, ha scritto una lettera indirizzata a Meloni e ha espresso il desiderio di incontrarla. Il quotidiano Il Roma ha pubblicato il testo della missiva:
“Gentile Presidente
Le scrivo con profondo rispetto e autentico pentimento per quanto accaduto. In questi giorni ho avuto modo di riflettere profondamente sul gesto che ha ferito Lei e la sua famiglia, e in particolare Sua figlia, che mai avrebbe dovuto essere tirata in ballo in alcun modo. Il post oggetto delle polemiche, poi rimosso, è stato un grave errore, che ora sento tutto il peso di dover riconoscere. Non c’è giustificazione possibile per le parole scritte.
Mi assumo ogni responsabilità per l’accaduto, anche se confesso che mai nelle mie intenzioni vi era l’idea di augurare la morte a una bambina, né a chiunque altro. È stata una frase infelice, inadeguata, inaccettabile, che non mi rappresenta come uomo né come educatore. Sono un insegnante da molti anni, e sebbene mi sia sempre espresso con chiarezza sulle mie convinzioni politiche, non ho mai permesso che queste influenzassero il mio ruolo in aula.
Vivo con mia madre, anziana e malata, con cui condivido l’unica fonte di sostentamento, e sto attraversando un momento molto difficile della mia vita. Ma so bene che nulla di tutto ciò può cancellare il male fatto con quelle parole. Solo la verità, il pentimento e il rispetto possono servire, ora.
Chiedo pubblicamente scusa a Lei e a sua figlia. Le chiedo, se possibile, di potermi incontrare per poterglielo dire guardandola negli occhi. Lo chiedo da uomo, da cittadino, e da educatore. Perché credo ancora che nella vita si possa sbagliare, ma che la dignità consista nel riconoscere il proprio errore e impegnarsi a non ripeterlo mai più”.
Il docente è stato sospeso dall’insegnamento
Lo scorso 3 giugno il docente è stato sospeso in via cautelare dall’insegnamento. Cosa succederà ora? Il professore potrà presentare una memoria difensiva per spiegare e giustificare il suo comportamento, e l’ufficio scolastico regionale della Campania dovrà valutare se confermare la sospensione, per quanto tempo (il massimo della durata è sei mesi) o procedere alla richiesta di licenziamento. Intanto il docente in questo periodo riceverà uno stipendio dimezzato del 50%.