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Povertà educativa dei minori in Italia

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La povertà non si combatte solo con la dimensione economica ma anche con quella culturale e in modo particolare la povertà economica dei bambini  è di solito misurata rispetto alle condizioni lavorative o di reddito dei genitori, che Save the Children ha definito come povertà educativa. La povertà educativa è la privazione da parte dei bambini e degli adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni. Significa essere escluso dall’acquisizione delle competenze necessarie per vivere in un mondo caratterizzato dall’economia della conoscenza, dalla rapidità, dall’innovazione. Allo stesso tempo, per povertà educativa si intende anche la limitazione dell’opportunità di crescere dal punto di vista emotivo, delle relazioni con gli altri, della scoperta di se stessi e del mondo.

Nel rapporto ‘La Lampada di Aladino’ pubblicato nel 2014 e riportato da Vita.it, Save the Children, ha elaborato in via sperimentale un Indice per misurare la Povertà Educativa (IPE), grazie al contributo di un comitato scientifico composto da esperti italiani, tra i quali, Daniela Del Boca, Maurizio Ferrera, Marco Rossi-Doria, Chiara Saraceno, ed il supporto di Enrico Giovannini e Ilaria Madama, oltre che dell’Università di Oxford, ed attraverso una consultazione alla quale hanno partecipato circa 200 ragazzi di età compresa tra i 12 e 18 anni.

La povertà di opportunità educative non si evince soltanto dalle scarse performance degli alunni italiani nel mondo scolastico ma si manifesta negli altri molteplici contesti di vita e di sviluppo dei bambini. In Italia sono molti i bambini e gli adolescenti che non hanno la possibilità di crescere attraverso lo sport, il contatto con la bellezza e la cultura. Dopo un lavoro di ricerca e ricognizione dei principali dati attualmente disponibili su scala regionale sono stati selezionati 14 indicatori ritenuti significativi per costruire il primo e sperimentale Indice di Povertà Educativa:

1. Copertura dei nidi e servizi integrativi pubblici;

2. Classi a tempo pieno nella scuola primaria;

3. Classi a tempo pieno nella scuola secondaria di primo grado;

4. Istituzioni scolastiche principali con servizio mensa;

5. Scuole con certificato di agibilità/abitabilità;

6. Aule connesse ad internet;

7. Dispersione scolastica;

8. Bambini che sono andati a teatro;

9. Bambini che hanno visitato musei o mostre;

10. Bambini che hanno visitato monumenti o siti archeologici;

11. Bambini che sono andati a concerti;

12. Bambini che praticano sport in modo continuativo;

13. Bambini che utilizzano internet;

14. Bambini che hanno letto libri.

Nel Rapporto di Save the Children “Illuminiamo il futuro 2030 – Obiettivi per liberare i bambini dalla Povertà Educativa”, pubblicato a settembre 2015, vengono aggiornati i dati presentati lo scorso anno: quasi il 25% dei quindicenni è sotto la soglia minima di competenze in matematica e quasi 1 su 5 in lettura, percentuale che raggiunge rispettivamente il 36% e il 29% fra gli adolescenti che vivono in famiglie con un basso livello socio-economico e culturale: povertà economica e povertà educativa, infatti, si alimentano reciprocamente e si trasmettono di generazione in generazione. D’altra parte, notevoli sono le carenze di servizi e opportunità formative scolastiche ed extrascolastiche: solo il 14% dei bambini tra 0 e 2 anni riesce ad andare al nido o usufruire di servizi integrativi, il 68% delle classi della scuola primaria non offre il tempo pieno e il 64% dei minori non accede ad una serie di attività ricreative, sportive, formative e culturali, con punte estreme in Campania (84%), Sicilia (79%) e Calabria (78%). In particolare, il 48,4% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro nell’anno precedente, il 69,4% non ha visitato un sito archeologico e il 55,2% un museo, il 45,5% non ha svolto alcuna attività sportiva.

Il concetto di povertà educativa è noto anche a livello europeo, se si considera che la stessa raccomandazione della Commissione europea del febbraio del 2013 “Investire nell’infanzia per spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale”, si articola in pilastri e strategie, tra cui è incluso non solo il “Rafforzare l’influenza del sistema educativo per il contrasto del disagio sociale”, ma anche “Incoraggiare la partecipazione di tutti i minorenni ad attività ludiche, ricreative, sportive e culturali”.

L’approvazione a novembre da parte del Parlamento Europeo della risoluzione sul contrasto alla povertà minorile va nella stessa direzione in quanto al paragrafo 46 prevede l’adozione di una Child Guarantee, ovvero uno strumento volto a combattere la povertà minorile nei suoi aspetti multidimensionali e quindi comprensivi anche delle opportunità educative.

Del resto anche in Italia si è iniziato a prestare attenzione alla povertà educativa: l’indagine conoscitiva della Commissione parlamentare per l’Infanzia, presentata a giugno 2015, si riferisce alla povertà dei minori nelle sue diverse dimensioni, ivi compresa la povertà educativa[2], e chiarisce che tale concetto descrive un ambito più ampio di quello meramente scolastico, riprendendo la definizione data da Save the Children.

Il IV Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva approvato dall’Osservatorio nazionale infanzia e adolescenza in sessione plenaria in data 28 luglio 2015[3], individua quatto tematiche prioritarie tra cui quella del contrasto della povertà dei bambini e delle famiglie. In tale ambito sono stati individuati degli obiettivi generali da perseguire, tra cui una particolare attenzione è riservata al diritto dei minorenni a partecipare alla vita sociale quale modalità per contrastare la loro esclusione. Nell’ambito dell’apprendimento informale, è necessario incoraggiare la partecipazione di tutti i minorenni ad attività ludiche, ricreative, sportive e culturali. Per garantire parità di accesso viene raccomandato di eliminare gli ostacoli legati al costo, o alle differenze culturali, incoraggiando le scuole, ma anche le autorità locali, a prevedere attività e servizi parascolastici per tutti, a prescindere dalle possibilità economiche delle famiglie di appartenenza dei minorenni. Le povertà educative si riferiscono anche alla mancanza di opportunità di apprendere nello spazio dove i bambini crescono e vivono. Avere un teatro, un museo, un sito archeologico vicino casa diventa strumento efficace per combattere le povertà educative solo quando a tutti i bambini, a prescindere dalla loro condizione sociale ed economica, viene offerta la possibilità di accedervi ed usufruirne

La povertà educativa compromette il presente ma anche il futuro di un bambino, a rischio di ritrovarsi, una volta adulto, ai margini della società e del mondo del lavoro. Come in un circolo vizioso, la povertà educativa alimenta quella economica, e viceversa. Il fatto che la “povertà educativa” sia entrata nell’agenda del Governo attraverso l’istituzione in via sperimentale nella Legge di stabilità per gli anni 2016-2017-2018 di un fondo dedicato specificatamente al contrasto della povertà educativa minorile, alimentato dalle fondazioni bancarie, è sicuramente un passaggio di grande importanza. Auspichiamo che tale opportunità, attraverso un’effettiva regia, un monitoraggio e una valutazione d’impatto, venga utilizzata per raggiungere il risultato di far fiorire concretamente le capacità e i talenti di tutti quei bambini che oggi sono privi di tale possibilità.