Home Politica scolastica Presidi e insegnanti presi a schiaffi: ma perchè?

Presidi e insegnanti presi a schiaffi: ma perchè?

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Dei recenti casi di violenza nei confronti dei docenti e di altro ancora parliamo con Laura Biancato, che presso il Ministero si occupa di innovazione digitale ed è dirigente del nuovo sindacato Dirigentiscuola.


Domanda

I casi di insegnanti malmenati o comunque aggrediti da genitori di alunni sembrano sempre più frequenti. Cosa ne pensa?

 

L. Biancato
Si tratta di un segnale preoccupante, che va ben oltre gli episodi specifici. Non credo di banalizzare se affermo che stiamo assistendo ad un progressivo decadimento dei comportamenti, in particolare nel rispetto reciproco. 
Per quanto riguarda il rapporto della scuola con le famiglie, mi pare che il verificarsi sempre più frequente di aggressioni, verbali e fisiche, nei confronti dei docenti e dei dirigenti scolastici, sia il sintomo di un cattivo rapporto con le istituzioni, che si sfoga dove c’è maggiore esposizione e minore difesa. Il personale della scuola è in prima linea e non è tutelato. Spesso è solo il terminale di disservizi che investono responsabilità più alte. 

 

Insomma, lei vuol dire che nel rapporto scuola-famiglia stiamo andando troppo in là?


L. Biancato
Esattamente: l’ingerenza dei genitori (ma direi, più in generale, dell’opinione pubblica) nella scuola ha travalicato negli ultimi anni il diritto alla rappresentanza e alla partecipazione. Basta leggere i quotidiani per scoprire che chiunque può improvvisarsi pedagogista o amministratore scolastico e sparare a zero sulla scuola.
Questo clima di sfiducia, alimentato dai media, sta portando a conseguenze davvero gravi. 
Se il nostro sistema scolastico va migliorato, cosa della quale tutti ci rendiamo conto, non è questa la strada. Fomentare il sospetto e l’accusa indiscriminata, giustificare gli atteggiamenti aggressivi con disservizi a volte evidenti,  non fa che complicare la situazione. 

Ultimamente si  verificato anche il caso di un preside aggredito nel suo ufficio.  Nei social abbiamo letto commenti  sgradevoli, come per esempio:  “Qualche preside se le merita proprio”. Le verrebbe da ribattere che anche qualche insegnante se le meriterebbe?


L. Biancato
Certamente no! Ciascun professionista della scuola,  dirigente scolastico o docente o amministrativo o ausiliario, dovrebbe sentirsi parte di un unico sistema e contribuire a migliorarlo. Recentemente si sta creando un fenomeno che a mio avviso dovrebbe preoccupare ancor più della distorta percezione esterna: all’interno della scuola si vive un “tutti contro tutti”. Come se non si dovesse agire nella medesima direzione. Non sta certo a me indagare sulle cause di questo fenomeno, ma posso dire che è necessario invertire la rotta prima che sia troppo tardi, a maggior ragione in un momento in cui l’opinione pubblica non dimostra una grande fiducia nel sistema. All’interno di ogni istituto, dal dirigente al collaboratore scolastico, la modalità di lavoro dovrebbe essere quella della squadra. Ruoli definiti, strategie condivise, tutti verso l’obiettivo di operare per il bene dei nostri studenti.

Perché, secondo lei, nei social emerge questa insofferenza sempre più diffusa  nei confronti dei presidi ?

L. Biancato
Oltre al clima negativo che si è creato al di fuori, internamente alla scuola si percepisce un disagio professionale diffuso, effetto della sempre più elevata complessità che il servizio scolastico richiede. Questo investe tutti i profili.
Il periodo non è dei migliori in particolare per i dirigenti scolastici, investiti di enormi responsabilità e sprovvisti di strumenti operativi adeguati (la legge 107 viene depauperata, anzichè rafforzata, da scelte contrattuali). 
Proprio su di loro si concentra l’attacco dei media, responsabili a mio avviso di alimentare un clima di sospetto e sfiducia, quando dipingono i presidi come potenziali corrotti e corruttori, che approfittando dell’autonomia scolastica (peraltro sempre più debole a livello normativo!) perseguirebbero interessi personali.
Lo sfogo contro i presidi, sui social è, insieme,  l’effetto del clima esterno e delle dinamiche interne alla scuola.

La nostra testata ha più volte parlato degli stipendi dei dirigenti scolastici.
Nonostante i numeri che abbiamo fornito,  nei social si continua a parlare di stipendi di molte migliaia di euro mensili. Perché secondo lei?

 

L. Biancato
Proprio perchè si tenta di individuare un unico capro espiatorio, i media arrivano al paradosso di diffondere notizie esilaranti sui  fantomatici “poteri”  dei presidi e sul loro stipendio, che è invece facilmente reperibile dai curriculum pubblicati per legge sui siti delle scuole. Mediamente un dirigente scolastico percepisce 2.500 euro netti omnicomprensivi e non ha rimborsi spese o altre premialità. Prende poco più della metà del corrispondente livello della dirigenza pubblica, che ha però un decimo delle responsabilità. 


A fronte delle responsabilità che hanno i dirigenti scolastici hanno però visto accrescere i loro poteri, almeno stando a quanto si legge


L. Biancato
Direi che non è proprio così.  I compiti del preside non sono più legati solo alla didattica e all’organizzazione; oggi, dev’essere insieme ingegnere, avvocato, pedagogista, manager, psicologo… eppure non ha margini decisionali che gli consentano di rispondere alle esigenze della propria utenza.
I genitori sono ancora convinti (e i giornali, purtroppo, contribuiscono alla disinformazione) che un dirigente scolastico possa assumere e licenziare gli incapaci, ma non lo faccia per incuria; oppure che possa “aggiustare” gli edifici cadenti, ma non se ne preoccupi più di tanto. Che, appunto, guadagni al pari di un dirigente pubblico e abbia meno responsabilità, quando invece è esattamente il contrario. A chi giova non fare chiarezza? Domandiamocelo. La risposta sta nei numeri. I presidi sono poco più di seimila; il personale della scuola ammonta a quasi un milione di addetti. Scaricare le colpe su pochi è molto più semplice.