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Prof in pensione richiamati dalle scuole per lavorare gratis, scoppia la polemica

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È finita sulle pagine dei quotidiani più importanti d’Italia, come Repubblica, la chiamata a raccolta da parte dell’assessorato all’Istruzione del Comune di Brescia di “associazioni di genitori e rappresentanti eletti nei consigli d’istituto – ha scritto Qui Brescia – per un incontro preliminare al progetto di aiuti per gli studenti”. Il fine dell’originale iniziativa è “riuscire a coinvolgere docenti e professionisti in pensione interessati a offrire ai ragazzi bresciani le loro competenze in una nuova forma di volontariato. Una volta raccolte le adesioni al progetto, il Comune stilerà un elenco dal quale le singole scuole bresciane potranno attingere per dare sostegno a tutti quei progetti bloccati dalla mancanza di fondi”.
E qui sta il punto: è giusto che per coprire i “buchi” sempre più larghi dei finanziamenti statali, debbano essere coinvolti dei docenti che hanno lavorato per decine di anni e sono stati collocati in pensione?
L’Anief non ha dubbi: quanto sta accadendo a Brescia rappresenta un “assaggio” di “quella spending review che presto potrebbe essere adottata in tutte le scuole d’Italia: non si è aspettato neppure lo stanziamento dei fondi del Miur, previsti dall’ultima legge per gli studenti alloglotti, destinati alla formazione dei docenti impegnati sul potenziamento dell’italiano come seconda lingua. “Quella di nominare docenti in pensione per collaborare alle attività scolastiche a titolo gratuito – ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – è soprattutto una deriva che trae origine dai tagli ai finanziamenti per le scuole e alle inadempienze dei pagamenti loro destinate da parte del Ministero delle Finanze”.