
Il XXVII Rapporto AlmaLaurea, presentato oggi, 10 giugno, offre un quadro approfondito sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei laureati, basandosi su un’indagine che ha coinvolto centinaia di migliaia di laureati. Per la scuola i dati di questo Rapporto sono di fondamentale importanza per orientare al meglio gli studenti, fornendo loro informazioni preziose sulle tendenze attuali del mondo universitario e del mercato del lavoro, e per aiutarli a compiere scelte consapevoli per il loro futuro.
I dati
Dall’analisi del Profilo dei Laureati 2024 emergono diverse dinamiche che riguardano direttamente il percorso formativo e le esperienze che i nostri studenti possono intraprendere. In particolare, si osserva un aumento delle esperienze di studio all’estero riconosciute dal corso di laurea, come i programmi Erasmus, che hanno coinvolto il 10,3% dei laureati nel 2024, mostrando una ripresa significativa rispetto agli anni condizionati dalla pandemia. Queste esperienze sono altamente valutate dai laureati, con oltre il 95% di soddisfazione, e aumentano le probabilità di occupazione a un anno dal titolo del 7,9%. Anche i tirocini curriculari sono in crescita, coinvolgendo il 61,0% dei laureati nel 2024, con un’elevata soddisfazione del 94,3%.
Inoltre, si registra un aumento della fruizione di borse di studio, probabilmente per effetto degli interventi normativi recenti che hanno ampliato la platea dei beneficiari, con il 27,8% dei laureati nel 2024 che ne ha usufruito. Tuttavia, il Rapporto evidenzia anche un lieve peggioramento dell’età alla laurea e della regolarità negli studi, con un’età media di 25,8 anni e solo il 58,7% dei laureati che conclude il corso nei tempi previsti. È cruciale notare che l’origine socio-culturale incide sulle scelte formative e sulle opportunità: ad esempio, i laureati con genitori laureati sono più propensi a studiare all’estero e meno soggetti a disallineamenti tra formazione e lavoro. Vi è anche una conferma che oltre la metà dei laureati è donna (59,9%), ma la loro presenza nelle discipline STEM (science, technology, engineering, mathematics) rimane ferma al 41,1% dal 2014, indicando una maggiore propensione per percorsi umanistici. Per gli studenti, è importante comprendere che la scelta del percorso di studio, se non basata su motivazioni precise, può aumentare il rischio di disallineamento tra le competenze acquisite e le richieste del mercato del lavoro.
In termini di Condizione Occupazionale, il Rapporto 2025 restituisce un quadro generalmente positivo. Il tasso di occupazione a un anno dal conseguimento del titolo ha raggiunto il valore più alto dell’ultimo decennio, pari al 78,6% sia per i laureati di primo che di secondo livello, e si mantiene su livelli elevati anche a cinque anni dalla laurea (almeno il 90%). Si registra un aumento dei contratti alle dipendenze a tempo indeterminato, che a un anno dalla laurea riguardano il 39,5% dei laureati di primo livello e il 29,8% di quelli di secondo livello, superando la metà degli occupati a cinque anni dal titolo.
I laureati del 2024 provengono prevalentemente da percorsi liceali (73,0%), in particolare da quelli scientifici, linguistici e classici (rispettivamente 37,5%, 11,9% e 11,7%). Segue il diploma tecnico, che riguarda il 19,7% dei laureati, mentre è del tutto marginale il diploma professionale (3,3%). A partire dal 2018, alla contrazione rilevata per il diploma liceale è corrisposta una leggera ripresa dei diplomati tecnici e professionali.
Il fenomeno del “mismatch”
Le retribuzioni mensili nette sono in crescita in termini reali, con un aumento significativo rispetto al 2023. Nonostante questi dati positivi, il Rapporto evidenzia un fenomeno di “mismatch”, ovvero il disallineamento tra formazione universitaria e mercato del lavoro. Oltre il 30% degli occupati a un anno dal titolo non utilizza in misura elevata le competenze acquisite all’università o svolge un lavoro per cui il titolo di laurea non è formalmente richiesto. Questo fenomeno è particolarmente forte per i gruppi disciplinari letterario-umanistico, arte e design, linguistico, politico-sociale e comunicazione, psicologico ed economico. È interessante notare che i laureati stanno diventando sempre meno disposti ad accettare lavori non coerenti con il titolo di studio acquisito o a basso reddito. Tuttavia, una maggiore selettività nella ricerca del lavoro, specialmente per retribuzioni elevate o per la rispondenza a interessi culturali, è associata a una minore probabilità di occupazione. Questi dati sono fondamentali per i nostri docenti e per l’orientamento, al fine di preparare gli studenti non solo alla scelta del percorso di studi, ma anche alle realtà e alle aspettative del mercato del lavoro.
Le retribuzioni medie all’estero sono notevolmente superiori a quelle in Italia, e i motivi del trasferimento sono spesso legati a migliori opportunità lavorative o alla mancanza di quelle adeguate in Italia. La scarsa propensione a rientrare in Italia tra coloro che lavorano all’estero è un dato significativo che deve far riflettere sulle opportunità globali per i nostri studenti. La collaborazione con enti come AlmaLaurea e la comprensione delle tendenze evidenziate nel Rapporto sono essenziali per supportare i nostri studenti nella pianificazione del loro futuro accademico e professionale, preparandoli alle sfide e alle opportunità del mondo del lavoro moderno.