Home Politica scolastica Regionalizzazione: nostra intervista a Maddalena Gissi (Cisl Scuola)

Regionalizzazione: nostra intervista a Maddalena Gissi (Cisl Scuola)

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Atuonomia differenziata e istruzione: implicazioni giuridiche, politiche ed economiche è il tema di un interessante convegno promosso dalla Cisl Scuola in programma il 20 febbraio a Roma, all’Auditorium di Via Rieti, con inizio alle ore 9.30.
Ne parliamo con la segretaria nazionale Maddalena Gissi

Perché questo seminario?

Fin da subito abbiamo espresso il nostro più netto dissenso per ipotesi di regionalizzazione che trasferendo competenze fondamentali in tema di istruzione minano gravemente il carattere unitario che il sistema scolastico deve necessariamente avere, per rafforzare l’identità culturale del paese ma soprattutto come fattore di uguaglianza fra le persone e di coesione della comunità nazionale.

Ma di cosa parlerete ?

Il nostro seminario di domani 20 febbraio entrerà più in dettaglio nell’esame di questi aspetti, su cui è facile prevedere lo scatenarsi di un contenzioso se lo spacchettamento del sistema scolastico andasse avanti, con tutte le conseguenze che avrebbe anche sulla gestione del personale.

Il programma prevede anche una relazione sui risvolti contrattuali…

Sì, si tratta del secondo aspetto che verrà esaminato domani.
Per noi è indispensabile che all’unitarietà del sistema faccia riscontro l’unicità contrattuale attraverso il CCNL, che peraltro già oggi riconosce spazi di contrattazione decentrata a livello regionale e di singola istituzione scolastica.

Nei giorni scorsi, insieme con le altre sigle sindacali  e associative avete sottoscritto un ampio documento sul problema

E’ stata una presa di posizione che non ha lasciato indifferente la politica, richiamandola al dovere di affrontare con la dovuta prudenza e serietà temi così delicati, che non possono essere gestiti a colpi di slogan o diventare merce di scambio per salvaguardare difficili equilibri di governo. La scuola è un bene comune, la si tratti come tale maneggiandola con cura.
Il seminario del 20 febbraio è proprio un’occasione per un importante contributo di  merito al ragionamento fatto assieme a tutte le altre realtà del mondo sindacale e associativo e che ha prodotto l’appello diffuso nei giorni scorsi in difesa dell’unità del sistema scolastico.

Ma allora a voi piace il centralismo?

Non siamo innamorati del centralismo, siamo al contrario convinti che il carattere unitario del sistema di istruzione, coniugato con il principio dell’autonomia scolastica, realizzi il giusto equilibrio tra un’indispensabile unitarietà e la doverosa attenzione alle specificità di ogni contesto locale. Attenzione che è garantita proprio dall’esercizio dell’autonomia, non da un rafforzamento del potere politico locale, che paradossalmente potrebbe aprire la strada a un’invadenza molto più forte della politica. Un centralismo diffuso che potrebbe rivelarsi molto più insidioso di quello statale, proprio per la maggiore “prossimità” del decisore politico.

Tutto vero, resta il fatto che c’è l’articolo 116 della Costituzione

A nostro avviso l’art. 116 non consente un intervento così incisivo sulle competenze in materia di istruzione. Si sta secondo noi andando molto al di là del consentito, cambiamenti così profondi di un assetto sancito dalla costituzione non si possono fare con la procedura dell’art. 116, ma richiedono che segua il percorso disegnato dall’art. 138, ricorrendo cioè alla procedura prevista per le leggi di modifica della Costituzione.