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Regionalizzazione scuola, aumenti di stipendio: il M5S li vuole per tutti, la Lega tramite incentivi regionali

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Uno dei nodi da sciogliere sulla regionalizzazione è quello degli stipendi: la Lega vorrebbe incentivarli attraverso dei contratti integrativi, frutto di accordi regionali, sulla base dell’autonomia differenziata che deriverebbe dall’eventuale approvazione del disegno di legge; per il Movimento 5 Stelle, invece, i compensi dei docenti e del personale Ata vanno integrati in assoluto e per tutti, allineando i contratti alle medie degli stipendi europei.

La divergenza di posizioni si è evidenziata nel vertice di Governo dell’11 luglio, durante il quale i “grillini” hanno rinfacciato ai colleghi leghisti la volontà di creare non solo 20 sistemi di istruzione diversi, ma anche di introdurre delle vere e proprie gabbie salariali.

La ministra Lezzi (M5S): non abbiamo parlato noi di gabbie salariali

A parlarne è stata dapprima la ministra per il Sud Barbara Lezzi, parlando con i cronisti al termine dell’incontro a Palazzo Chigi, dopo che nei giorni scorsi era sembrata tra i pentastellati più vicini alla proposta di autonomia differenziata del Carroccio.

“Non abbiamo parlato noi di gabbie salariali, ma ne ha parlato la Lega che vuole tornare indietro di 50 anni: noi vogliamo andare avanti, non tornare indietro”, ha detto Lezzi.

“Se ci sono meccanismi che premiano alcune categorie, noi non siamo d’accordo. Ci sono meccanismi per persone svantaggiate ma il problema degli stipendi riguarda tutti nel mondo della scuola: dovremmo fare una riforma per portare gli stipendi degli insegnanti nella media europea”, ha concluso la ministra del M5S.

La ministra Stefani (Lega): solo incentivi della contrattazione integrativa

Immediata è giunta la replica della Lega. “Se in materia di istruzione mi si nega la possibilità che una Regione con risorse proprie possa fare un’offerta formativa migliore e il motivo ostativo è che nelle altre Regioni non si può fare, si nega il principio base dell’Autonomia”, ha replicato la ministra Erika Stefani, a capo del dicastero degli Affari Regionali e delle Autonomie del Governo Conte, sempre dopo il vertice di Governo

Secondo Stefani, non c’è “nessuna gabbia salariale, solo strumenti che esistono già nel nostro ordinamento, dagli incentivi della contrattazione integrativa per dare continuità dell’offerta formativa e ovviare alle carenze di organico”.

Parti ancora lontane: accordo in alto mare

L’impressione è che, tranne svolte al momento inattese, le parti rimangano fortemente lontane.

Lo stesso vicepremier Luigi Di Maio ha parlato di “tavolo sull’autonomia” che “si è bloccato sull’autonomia e sulla regionalizzazione della scuola. Perché noi crediamo – ha aggiunto il leader grillino – che un bambino in Italia non scelga in quale regione nascere: non è giusto che si dica che siccome una regione ha più soldi, quei bambini che nascono lì hanno più diritto all’Istruzione rispetto agli altri bambini che nascono in una regione dove ci sono meno soldi”.

Stando così le cose, senza un avvicinamento reciproco, l’accordo sulla regionalizzazione risulta quindi ancora un alto mare.