Home Estero Rette scolastiche, aumenti in tutta Europa: cosa sta succedendo in Regno Unito

Rette scolastiche, aumenti in tutta Europa: cosa sta succedendo in Regno Unito

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Costi, quote, prestiti ed interessi. Le scuole europee sono divorate dai bilanci in passivo e cercano di galleggiare in ogni modo per non cadere in bancarotta finanziaria. Costano troppo energia, assicurazioni e materiali. Il personale, purtroppo, costituisce una voce di costo assai esigua rispetto a quanto appena menzionato. Le rette scolastiche, di conseguenza, subiscono sensibili aumenti, specie in quegli universi costellati di scuole private o pubbliche intese come istituti economicamente indipendenti o autosufficienti.

In particolare, l’applicazione di imposte, tra cui IVA, alle rette già in aumento sta compromettendo non solo il benessere delle famiglie costrerre a sostenerle, ma soprattutto il diretto allo studio in molte regioni d’Europa in cui lo stato centrale in termine di servizi.

Introduzione di IVA/VAT nel Regno Unito

Il Governo ha difeso la sua politica di applicare l’IVA alle tasse scolastiche delle scuole private, sostenendo davanti all’Alta Corte che ciò migliora “l’equità complessiva del sistema fiscale”. Gli avvocati che rappresentano la cancelliera Rachel Reeves, insieme all’HMRC e al Dipartimento per l’Istruzione, hanno affermato che l’obiettivo è migliorare la qualità dell’istruzione per il 94% degli studenti che frequentano le scuole statali, facendo sì che i genitori degli alunni delle scuole private contribuiscano con la loro “giusta quota”. 

Tre diversi gruppi hanno presentato un ricorso per la revisione giudiziaria della politica, tra cui genitori di bambini con bisogni educativi speciali e disabilità (Send) e scuole religiose con rette basse. Essi sostengono che la misura sia incompatibile con la legge sui diritti umani e discriminatoria. La politica faceva parte del manifesto del Partito Laburista durante le elezioni generali dello scorso anno ed è stata attuata il 1° gennaio in tutto il Regno Unito. Sir James Eadie, Primo Consigliere del Tesoro, ha dichiarato in tribunale che il governo non ha alcun obbligo di sovvenzionare in alcun modo l’istruzione privata. Secondo l’esecutivo, l’obiettivo principale dell’introduzione dell’IVA è generare entrate fiscali aggiuntive da investire nei servizi pubblici, “incluso il sistema educativo statale”.

L’acceso dibattito infiamma l’opinione pubblica

Il governo ha condotto un’ampia consultazione sulla formulazione della politica, valutando i pro e i contro di possibili esenzioni per le scuole religiose di piccole dimensioni, le scuole internazionali e i bambini con bisogni educativi speciali. In tribunale è stato riferito che è stata anche considerata l’ipotesi di introdurre la misura a settembre 2025, anziché a gennaio dello stesso anno, per valutarne l’adeguatezza.

Tuttavia, dopo la consultazione, il governo ha respinto le esenzioni, sostenendo che sarebbero state “impraticabili e amministrativamente onerose”, e che posticiparne l’attuazione avrebbe influito sulle entrate fiscali previste. L’unica eccezione prevista riguarda le tasse scolastiche dei bambini con un Piano educativo, sanitario e assistenziale (EHCP) rilasciato dall’autorità locale, che specifica la loro scuola di riferimento. 

Sir James Eadie ha sottolineato che i genitori che scelgono di non aderire al sistema di istruzione statale, universalmente accessibile e finanziato dallo Stato, sono liberi di optare per un’istruzione privata compatibile con le proprie possibilità economiche o di istruire i figli a casa. Nella sua memoria difensiva, ha inoltre dichiarato che l’idea secondo cui l’aumento dei costi per i genitori delle scuole private violerebbe il diritto consuetudinario è “chiaramente infondata”. Il governo ha chiesto il rigetto di tutti e tre i ricorsi. Il ricorso legale è stato presentato da famiglie che sostengono che i bisogni dei loro figli non possano essere adeguatamente soddisfatti nel settore pubblico. 

Jeremy Hyam KC, che rappresenta due bambini con bisogni educativi speciali in scuole private, ha dichiarato in tribunale che, secondo le stesse stime del governo, circa 6.500 bambini con SEND, ma senza un EHCP, sarebbero costretti a lasciare le scuole private a causa dell’introduzione dell’IVA. Ha inoltre affermato che “non è giusto” costringere bambini vulnerabili a lasciare un ambiente scolastico in grado di rispondere alle loro esigenze per un sistema che potrebbe non garantirle, senza una giustificazione adeguata. Se il ricorso legale dovesse avere successo, il governo potrebbe valutare una modifica della politica, ma non avrebbe alcun obbligo di farlo. L’udienza si concluderà giovedì prossimo e la decisione verrà resa nota successivamente.