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Riapertura scuole, a breve le linee guida. La scuola ripartirà il 14 settembre

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Entro giovedì 25 giugno arriverà l’auspicato via libera  sulle linee guida per il rientro a scuola a settembre. Subito dopo i tavoli regionali inizieranno a lavorare insieme alle scuole. Intanto in questi giorni è proseguito tra Ministero, Regioni ed Enti locali lo scambio di dati e documentazione.

“Aspettiamo il testo dal ministero – spiega all’ANSA Cristina Grieco, coordinatrice della Commissione Istruzione della Conferenza delle Regioni – lo esamineremo e nella Conferenza straordinaria che si terrà probabilmente giovedì daremo il parere. La nostra intenzione è di trovare una intesa”.

In quella sede si deciderà anche la data di rientro a scuola che sarà molto probabilmente il 14 settembre.

“E’ la data più gradita a tutti anche se ci sono voci contrarie. Chiederemo comunque di avere meno disagi possibili nelle scuole laddove ci saranno elezioni. Sarebbe importante trovare altre sedi per i seggi elettorali, anche per il futuro. La collaborazione è massima, la partita è molto importante”.

Per la riapertura dovrà arrivare un documento redatto dal Comitato Tecnico Scientifico, che sta lavorando su questi temi: distanziamento di almeno un metro in aula, di due in palestra e anche durante i pasti, l’ipotesi di un lunch box e assembramenti limitati nelle aree comuni.

Altre misure di sicurezza che sono in fase di valutazione dal CTS riguardano gli orari di entrate e uscite scaglionati, l’ingresso negato a chi ha più di 37,5 gradi di temperatura, la pulizia approfondita degli spazi e la mascherina obbligatoria dai 6 anni.

Tra le linee guida presentate dal Comitato Tecnico Scientifico ci sono: il distanziamento di due metri dai compagni, la possibilità di non indossare la mascherina in aula ma, al contrario, l’obbligo fuori dalla classe.

Anche le Regioni hanno presentato le loro linee guida: merenda consumata al banco, percorsi distinti di entrata e uscita, bidelli e docenti con il compito di sanificare gli ambienti.

Tra le incognite ci sono gli edifici scolastici non adeguati, le “classi pollaio”, il numero di docenti e il dubbio tra didattica a distanza o in presenza.

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