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Rientro 7 gennaio, la ministra Bonetti non si rassegna: più trasporti e subito in classe. Petizione genitori in Piemonte [IL PUNTO]

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Il rientro in classe degli studenti continua a tenere banco: anche se il governo per le scuole superiori sembra oramai orientato a stabilire nel prossimo Dpcm la data del 7 gennaio, c’è chi nella maggioranza non si rassegna. Ancora di più, probabilmente, perchè i contagi risultano in costante riduzione (e fortunatamente i decessi).

Se la ministra dell’Istruzione e il M5S sembrano avere optato per il silenzio, sebbene avessero in tutti i modi espresso il loro parere favorevole per il rientro tra dieci giorni subito dopo il ponte dell’Immacolata, da Italia Viva continuano ad arrivare i soliti input. Anche con una punta di “sfida” verso lo stesso governo di cui fanno parte, seppure con una percentuale di incisività limitata poiché figlia delle percentuali modeste ricevute in occasione delle ultime elezioni politiche.

Bonetti chiede una riorganizzazione dei trasporti

“Mi aspetto un piano di organizzazione dei trasporti locali e dei servizi sanitari dedicati per la scuola che permetta di arrivare già dai primi giorni di dicembre ad una forma di didattica quanto meno integrata per le scuole che adesso sono in dad al 100%”, ha detto all’Ansa Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la Famiglia.

“La scuola – ha aggiunto Bonetti – è una priorità e il ritorno alla didattica in presenza un’urgenza educativa per i nostri ragazzi. L’ho detto più volte con Italia Viva. Non c’è tempo da perdere, ogni giorno di scuola in presenza è un giorno guadagnato per il futuro dei nostri ragazzi e vale tutto il nostro lavoro e il nostro impegno al governo”.

In Piemonte ancora DaD alle medie

Sulla questione, tra l’altro, continuano ad avere l’ultima parola gli enti locali. È esemplare quanto è accaduto in Piemonte, dove malgrado il passaggio della regione da zona rossa ad arancione il governatore Albero Cirio ha confermato la DaD per gli alunni di seconda e terza media. Con inevitabile “coda” di proteste.

Per effetto del declassamento cromatico di alcune regioni, secondo Tuttoscuola dal 30 novembre oltre 700 mila studenti delle medie sarebbero dovuti rientrare in classe, a fronte di 3.320.958 allievi delle superiori ancora costretti a partecipare alla DaD da casa. Con loro, però, continueranno a seguire le lezioni dalle mura domestiche anche le classi seconde e terze delle medie del Piemonte.

Genitori in rivolta

Un raggruppamento di genitori degli studenti torinesi ha immediatamente lanciato un petizione su change.org una petizione per chiedere il ritorno delle lezioni in presenza, raccogliendo migliaia di adesioni.

“Riaprono i negozi al dettaglio e i ragazzini non tornano in classe? Chiediamo che la Regione Piemonte rimuova immediatamente questa restrizione”, si legge nell’appello delle famiglie, che minacciano anche di “bombardare” di mail il governatore Cirio.

La preside: perchè i miei alunni a casa?

Con i genitori si è alleata anche la preside dell’Istituto Comprensivo ‘Tommaseo’ Lorenza Patriarca, che è anche consigliera comunale del Pd.

“Le chiedo di spiegare ai miei 312 studenti di seconda e terza media in Dad – ha scritto a Cirio – perché mai dovrebbero continuare ad osservare le disposizioni di legge e seguire le lezioni a distanza, invece di scendere tutti in strada seguendo l’esempio di Anita e Lisa che protestano per chiedere di dare priorità alla scuola. Come educatore le chiedo di chiarire le ragioni della sua scelta”.

Sindacati scettici

Anche i sindacati chiedono chiarezza. “La decisione di lasciare sospese le lezioni in presenza alle scuole medie nonostante il passaggio del Piemonte da zona rossa ad arancione è spiazzante, ma ancora di più lo è sentire il Presidente Cirio parlare di recupero dei giorni in presenza persi”, ha scritto Marco Giordano, presidente regionale Anief Piemonte.

C’è chi però di riprendere le lezioni in presenza a breve non ne vuole sentire parlare, almeno fino al 2021.

LeU: lavorare sui bus

Per il capogruppo di Liberi e Uguali, Federico Fornaro “è necessario lavorare, innanzitutto, sui trasporti pubblici e sugli scuolabus per non rivedere le immagini di assembramenti di inizio scuola. Le risorse sono state stanziate: le si spenda tutte fino all’ultimo euro, evitando gli sterili scaricabarile tra istituzioni”, aggiunge.

Il riferimento è alle responsabilità che governo centrale ed enti locali si sono più volte rimpallate, sia per il mancato potenziamento dei trasporti pubblici, sia per le scarse disponibilità dei locali aggiuntivi che avrebbero dovuto accogliere gli studenti di troppo nei loro istituti per via del distanziamento minimo da mantenere.

E non risulta che aumenti di corse di bus e metro siano stati introdotti nelle ultime settimane, come pure le messe a disposizione di locali aggiuntivi per fare didattica. Delle risorse, nemmeno troppo importanti, sono previste nella Legge di Bilancio, ma

Giannelli: improbabile prima di Natale

A pensarla con realismo è il presidente dell’Anp Antonello Giannelli, che reputa necessario anche l’incremento del personale in organico: “Mi sembra improbabile – ha detto Giannelli all’Ansa – riuscire a tornare a una didattica in presenza prima di Natale: infatti i problemi collegati alla presenza non affliggono tutti i territori allo stesso modo, come il trasporto pubblico”.

Giannelli insiste sulla “riorganizzazione del traporto pubblico” e sui “servizi sanitari territoriali nonché la reperibilità dei supplenti, perché nelle scuole circa un quarto dell’organico non è composto da docenti di ruolo”.

“C’è una difficolta quest’anno a reperire i supplenti anche perché le persone sono meno disposte a spostarsi in presenza della pandemia. Questo significa che in molte scuole non si riesce a garantire l’orario pieno”.

Per Giannelli, infine, “bisogna essere in grado di garantire le supplenze dei docenti nel momento in cui vengono posti in quarantena”.