
Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è stato intervistato oggi, 23 gennaio, ai microfoni di Rai Radio Uno, all’interno del programma “Giù la maschera“. L’argomento principale del suo intervento è stato, c’era da aspettarselo, la riforma della scuola relativa alle nuove Indicazioni Nazionali per il primo ciclo, annunciata la scorsa settimana.
“Alle medie c’è già la seconda lingua”
Valditara ha subito discusso in merito all’introduzione, facoltativa, del latino alla scuola media: “Il latino è una palestra di logica ed è alla base della grammatica italiana. Conoscere le basi del latino significa sapersi esprimere meglio. Il latino è il momento di recupero di serietà. Tutto partirà dal 2026/2027, ci vorrà tempo per scrivere i nuovi testi. Siamo convinti che ci sarà una forte adesione”, ha detto, con ottimismo.
Ed ecco cosa risponde alle critiche: “Alle medie c’è già la seconda lingua. Abbiamo potenziato molto lo studio dell’inglese, ad esempio nella riforma del 4+2 o Agenda Sud e Nord. Gli esiti sono soddisfacenti, lo dice Invalsi. Ci saranno comunque anche interventi, da parte della Commissione, sulle modalità di insegnamento dell’inglese”.
“Ricordiamoci che l’uomo è al centro”
“Il latino è un arricchimento, non una diminuzione, serve a relazionarci con gli altri in modo corretto. Non puntiamo solo sul latino, ma anche sul potenziamento della grammatica, dell’italiano, sin dalla primaria. La memoria, poi, va esercitata. Siamo passatisti? Abbiamo scritto nel 2023 le nuove linee guida Stem e abbiamo avviato la sperimentazione sull’intelligenza artificiale”, ha aggiunto, difendendosi dalle accuse di riportare la scuola al passato.
“In un epoca in cui la società è sempre più digitalizzata, dobbiamo ricordarci che è sempre l’uomo al centro. Non possiamo spersonalizzare il nostro futuro, sennò diventiamo delle macchine. Stiamo investendo risorse importanti per la digitalizzazione delle aule, stiamo potenziando le materie Stem: ritengo però importante valorizzare gli studi umanistici”, ha aggiunto. “Abbiamo voluto ridare dignità alla geografia che era praticamente scomparsa. Sono preoccupanti alcune indagini che parlano di ragazzi che non sanno dove sia il fiume Po”, ha concluso.
Il progetto
Dopo oltre cento consultazioni con associazioni di genitori, di categoria e comitati studenteschi, la Commissione chiamata a sostenere il ministero nella stesura dei nuovi programmi ha dato corpo al progetto. La presenza nella Commissione di personalità quali Uto Ughi e di Flavia Vallone, solista e prima ballerina al Teatro alla Scala, dimostra fin dall’inizio dei lavori di preparazione l’idea di valorizzare lo studio della musica e dell’arte.
“Diciamo che prendiamo il meglio della nostra tradizione per una scuola capace di costruire il futuro. Ma vorrei precisare che la commissione da me incaricata, che ha già fatto oltre cento audizioni, ha svolto un lavoro capillare e approfondito, su cui avvieremo un ampio confronto”, ha esordito il ministro.
Ecco le varie novità: “Abbiamo disegnato il cammino di bambini ed adolescenti dai 3 ai 14 anni, insomma il percorso dall’infanzia alle medie. Ma stiamo lavorando anche per le superiori. E introduciamo molte innovazioni. Cominciando dall’Italiano. Ma non solo: verrà reintrodotta la possibilità di inserire il latino nel curricolo a partire dalla seconda media, verrà abolita la geostoria nelle superiori e ridata centralità alla narrazione di quel che è accaduto nella nostra penisola dai tempi antichi fino ad oggi. E poi, fra le tante novità, sin dalla prima elementare avvicineremo i bambini alla musica, alla sua comprensione, alla civiltà musicale. Per questo fra gli esperti che hanno lavorato in questi mesi ci sono storici come Ernesto Galli della Loggia, latinisti come Andrea Balbo, il presidente emerito dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini, letterati come Claudio Giunta, musicisti celeberrimi come Uto Ughi e figure di spicco del mondo artistico”.
Il latino alle medie sarà ancora a scelta delle famiglie ma diventerà curricolare (un’ora a settimana dalla seconda media).
“Sarà dato più spazio alla letteratura, anche dell’infanzia, e alla grammatica. L’insegnamento della letteratura sin dalla prima elementare, in modalità adeguata alla giovane età degli studenti, deve far sì che gli allievi prendano gusto alla lettura e imparino a scrivere bene. Si è scelto di rafforzare l’abilità di scrittura che è quella più in crisi delle abilità linguistiche”, ha aggiunto Valditara.
La lettura viene stimolata anche attraverso lo studio dell’epica che non comprende più solamente i poemi omerici e Virgilio. Il repertorio si amplia fino a comprendere la saga di Percy Jackson. Resta forte il richiamo ai classici per ragazzi (Verne, Stevenson) da leggere in classe nella versione integrale ma a essi si possono affiancare autori che oggi sanno raccogliere il favore del pubblico più giovane senza rinunciare alla qualità romanzesca e letteraria, come Stephen King.
Nella riforma la Storia acquista un ruolo fondamentale fin dalle prime classi delle elementari dove si incoraggia la lettura di testi dell’epica classica ma anche della Bibbia per rafforzare le conoscenze delle radici della nostra cultura.